Social e minori, la necessità del “giusto momento”
Le rotte più pericolose della navigazione in rete coinvolgono ormai legioni di bambini e preadolescenti. Le naturali fasi della crescita vengono alterate, velocizzate e modificate in una bulimia di immagini che non rispettano i tempi dell’età evolutiva.
da “Il Telespettatore”
di Roberto Alborghetti
l 9 febbraio 2021, a suo modo, è una data destinata ad entrare nella storia veloce e confusa di questi anni votati alla tecnologia e ai social. Proprio nella circostanza del Safer Inter net Day – l’evento mondiale che ogni anno invita a riflettere e ad agire per una rete sicura e responsabile – il social network attualmente più frequentato da preadolescenti ed adolescenti, ossia Tik Tok, ha dovuto compiere una scelta senza precedenti. Spinto dalle reazioni dell’opinione pubblica e obbligato dal Garante per la protezione dei dati personali a tutela dei minori – a seguito del tragico epilogo di un gioco estremo online che ha visto la morte di una bambina di Palermo – il social network “made in China” ha necessariamente rivisto e modificato la propria policy riguardante il libero accesso dei minori ai servizi offerti in rete.
È stato un passo obbligato (e tardivo) se consideriamo che le perverse “web challenge” postate sui suoi profili avevano già causato seri problemi. Del resto non c’erano scappatoie alla decisione del Garante per la privacy che, in via d’urgenza, aveva disposto nei confronti di Tik Tok il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non fosse stata accertata con sicurezza l’età anagrafica. Sicché, centinaia di migliaia di profili di giovanissimi – palesemente fuorilegge perché attivati da soggetti con età inferiore ai 13 anni – sono stati cancellati, o “bannati” che dirsi voglia, dagli spazi web del social network specializzato nell’offerta di un palcoscenico virtuale dedicato al l’esibizionismo di chi ancora non ha la maggiore età. Ovviamente la cancellazione è scattata nei casi in cui gli utenti, al momento dell’iscrizione, avevano dichiarato lealmente la propria età. Resta sempre aperta la questione della facilità con cui il di vieto di accesso al social è aggirato indicando nell’account i da tipersonali falsi.
Va detto che sull’episodio palermitano i media, in generale, si sono lasciati trascinare dall’onda emotiva di un fatto che certamente indigna e che interroga le coscienze e il grado del senso civico e morale. Ma dov’erano qualche giorno prima? Ci ricordiamo benissimo gli articoli e i servizi elogiativi su Tik Tok, senza che ne fosse minimamente messa in discussione la “filosofia” fortemente “dissocial” e la pressione ad un egocentrismo spinto all’eccesso dei suoi iscritti. Raramente abbiamo ascoltato un approfondimento che chiamasse in causa il modellocultu rale diffuso dai social, insieme ai discorsi della formazione alle nuove tecnologie, dell’impegno per coinvolgere scuola, famiglia e società civile, fino alla necessità di interrogarsi su come gli stessi adulti abusano della rete. Ci vogliono le tragedie per farci chiedere fino a quale limite può spingersi la stessa industria della comunicazione e del consumismo tecnologico?….continua a leggere su “Il Telespettatore” da pag. 12