«Rai, via la cronaca nera da Domenica in 48 ore per mantenere la promessa»
Michele Anzaldi, deputato renziano del Pd e membro della Commissione di vigilanza Rai, ricostruisce tre settimane di dibattito su cronaca nera nella fascia protetta sì o no. E dopo l’impegno del direttore generale Campo Dall’Orto manda un ultimatum ai vertici di viale Mazzini: la tv pubblica sia all’altezza della sfida. Di Michele Anzaldi dal sito di Avvenire dell’11 marzo 2016
Una ventina di giorni fa mi è capitato di assistere, durante la domenica pomeriggio di Raiuno, in piena fascia protetta, all’ennesimo spettacolo televisivo dedicato alla cronaca nera. In quel caso si trattava del delitto del piccolo Loris. Con i bambini di fronte ai televisori, mi sono chiesto se il servizio pubblico onorasse correttamente i propri doveri nel proporre una tv del genere.
L’ho chiesto anche ad alcuni esperti, come il professor Rosario Sorrentino, neurologo esperto di psiche umana, e il professor Massimiliano Baldi, consulente tecnico ufficiale del Tribunale di Roma, che hanno confermato quali rischi comporti per i più piccoli l’indugiare continuo, a tutte le ore, sui particolari dei peggiori episodi di cronaca nera accaduto nel nostro Paese.
Si è aperto un dibattito, innanzitutto nell’ambito della stampa e dell’associazionismo del mondo cattolico.
Qualche giorno dopo il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, con un coraggio che in Rai non si vedeva da tempo, ha annunciato in un’intervista a “Repubblica” (6 marzo): “Da domenica prossima non ci sarà più la cronaca nera dentro Domenica in”.
Una presa di posizione forte, che ha raccolto l’interesse anche su un riferimento per il mondo del no profit e dell’associazionismo come “Vita” e ha portato il sottosegretario alle Politiche sociali, Luigi Bobba, a dichiarare con soddisfazione : “Basta con il trash in tv, basta con l’utilizzo improprio di bambini, basta con le più o meno esplicite violazioni delle fasce protette”.
Il dibattito è proseguito, mentre esplodeva il caso del terribile assassinio del Collatino a Roma. L’intervista a “Porta a porta” del padre di uno degli assassini ha fatto discutere, anche Don Mazzi ha espresso i suoi dubbi proprio in un’intervista a “Vita” (“Quello che mi sconvolge di più è che anche programmi che fino a qualche anno fa erano più seri sono scaduti alla ricerca dell’ascolto”, “com’è possibile che un padre difenda un figlio dopo dei fatti simili e non ci sia in studio qualcuno che lo contesti”), non so se fosse realmente opportuna per la Rai una scelta del genere.
Mentre il servizio pubblico ha dimostrato, comunque, di sapersi interrogare sulle sue scelte, vista la necessità di una discussione aperta, alcune authority, come l’Agcom, non hanno battuto colpi. Altre, come il Garante della Privacy, hanno invece lanciato un appello ai media: “Mantengano sobrietà, responsabilità e sensibilità ed evitino accanimenti informativi sul caso, astenendosi dal riportare dettagli eccessivi e limitandosi a profili di stretta essenzialità”, ha detto Antonello Soro.
Sullo stop agli eccessi di cronaca nera in tv oggi è ancora la Rai a intervenire al massimo livello. La presidente Monica Maggioni ha dichiarato: “Il fallimento narrativo c’è quando raccontiamo un delitto con un compiacimento che sembra voglia far provare piacere allo spettatore o quando ci limitiamo al ’mainstream’ senza guardare dentro le cose, senza approfondire. Come recuperiamo questi errori? Poco e male, mentre invece dovremmo avere il coraggio di dire ’abbiamo sbagliato, può succedere ma adesso recuperiamo. (…) Io sono una di quelli che pensano che chi ha sbagliato va a casa e cambia lavoro”.
Le parole della presidente Maggioni fanno ben sperare: serve tolleranza zero contro violazioni e sottovalutazioni dei doveri del servizio pubblico. Non è accettabile che un’azienda che si regge, per oltre due terzi, sul canone pagato dagli italiani si faccia guidare esclusivamente, in certi casi, dalla rincorsa agli ascolti. Mancano 48 ore alla prossima puntata di “Domenica In” che, secondo quanto annunciato da Campo Dall’Orto, dovrà dire addio alla cronaca nera: i telespettatori si attendono il mantenimento dell’impegno preso, la Rai sia all’altezza della sfida.