I media e la tutela dei minori

“I diritti dei nostri bambini e ragazzi costituiscono un tema cruciale da seguire con grande attenzione e fra le competenze dell’Agcom vi è esattamente quella della tutela dei minori”. Parole, queste, pronunciate da Antonio Preto, commissario Agcom, in un intervento tenutosi a Matera il 24 ottobre 2015, riportato in questo saggio e pubblicato sulla rivista trimestrale dell’Aiart La Parabola nel n. 37 di gennaio 2016.

Antonio Preto - I media e la tutela dei minori Antonio Preto – I media e la tutela dei minori

 
I media e la tutela dei minori
di Antonio Preto

I diritti dei nostri bambini e ragazzi costituiscono un tema cruciale da seguire con grande attenzione e fra le competenze dell’Agcom vi è esattamente quella della tutela dei minori. I diritti fondamentali che trovano la loro origine nel diritto naturale sono ancora più fondamentali quando riguardano i soggetti deboli della società. Famiglia, Media e Minori sono le tre parole chiave su cui è fondamentale soffermarsi.

La famiglia in quanto luogo dove si impara la socialità partendo da esperienze di condivisione oltre che ambito in cui si forma la nostra identità. Un vera palestra di socialità.

I media come veri e propri “agenti di socializzazione”, in particolare per i ragazzi che spesso avviano molte delle loro esperienze di partecipazione alle dinamiche sociali, solo, attraverso il nuovo mondo digitale particolarmente rilevante e influente per il loro equilibrato sviluppo.

La profonda trasformazione che sta attraversando il settore del broadcasting – grazie all’innovazione tecnologica e ai processi di digitalizzazione e convergenza multimediale – rappresenta una grande opportunità, ma pone al contempo grandi sfide e pericolosità se non opportunamente controllata. Basta pensare alle innumerevoli modalità di fruizione dei contenuti e di interazione con i diversi media da parte degli utenti. E tutto questo implica il fatto che non c’è più un solo schermo tv da “controllare”, ma un’infinità di canali video da monitorare nel vasto mondo della Rete e delle sue piattaforme. Motivo per cui la tutela deve essere accresciuta e resa più specifica, magari iniziando a valutarla nel suo rapporto con i new media, individuando una nuova stagione di regole che tengano conto dell’evoluzione tecnologica, dei nuovi servizi.

I Recenti dati di OFCOM confermano quanto appena detto: i bambini fra gli 11 e i 15 anni trascorrono il loro tempo guardando brevi videoclip on line su siti come YouTube sei volte più degli adulti!

Anche lo studio “Media e Minori” che il Corecom Lazio ha pubblicato assieme al Censis lo scorso febbraio, conferma il crescente utilizzo di questi contenuti: guarda l’on demand il 22,6% dei ragazzi di 7 anni e il 24,3% di quelli di 10 anni.

La crescita dei ragazzi in un’ottica multimediale, fa emergere ancora di più l’esigenza di una loro tutela specifica sulla Rete. Inoltre, se nei media tradizionali, infatti, esiste oggi un consolidato sistema di norme di protezione (classificazione dei programmi, rispetto delle fasce orarie, sistemi di parental control…), tale sistema non lo possiamo estendere sic et simpliciter alla multiforme realtà di Internet e dei social network.

I minori dovranno essere i destinatari principali delle nuove Politiche. Ovviamente, gli strumenti normativi nuovi ed efficaci non potranno prescindere, tanto nella loro preparazione che nella loro attuazione, dal coinvolgimento attivo degli operatori e di associazioni come l’Aiart che apportano il contributo di esperti e famiglie sostenuti da valori forti.

In aggiunta a nuove regole normative dovrà svilupparsi anche una nuova consapevolezza dei ragazzi, ma anche delle famiglie, degli insegnanti e degli educatori… perché la risposta nasce da chi è più vicino ai minori, da chi può ogni giorno seguirli passo dopo passo. Le istituzioni guidano il processo ma devono essere alimentate dai portatori di esperienze sul campo. In definitiva, bisognerà trovare il giusto equilibrio tra regolazione e altre forme giuridiche, come l’autoregolamentazione, la co- regolamentazione e l’educazione a un uso consapevole dei media.

L’attuale quadro normativo italiano prevede già il ricorso all’autoregolamentazione. Ma occorre guardare alle best practices europee per fare di più e aprirsi ai nuovi orizzonti!

La legge n. 249/97, istitutiva dell’AGCOM, le conferisce espressamente una competenza di tutela dei minori “anche tenendo conto dei codici di autoregolamentazione”.

Proprio da qui è nato il Codice tv e minori del 2004 (ora Media e Minori), le cui violazioni, in base alle previsioni di legge, sono sanzionate sia dall’Autorità che dal Comitato di applicazione del Codice.

Ad oggi, il Codice, pur con luci e ombre, ha dato risultati soddisfacenti anche perché le scelte valoriali che ne costituiscono la base sono sostanzialmente condivise dalle emittenti tv che lo hanno sottoscritto, consapevoli del loro ruolo e anche delle loro responsabilità giuridiche e sociali. Perché non optare, dunque, per l’autoregolamentazione anche per il mondo di Internet? La Commissione europea lo ha già fatto nel 2012, quando ha sviluppato una “Strategia europea per un’Internet migliore per i ragazzi”, sostenendo la necessità di elaborare più contenuti di qualità per i minori e di proteggerli quando sono connessi a Internet. Ora la Commissione è impegnata a elaborare tutti i contributi giunti nell’ambito della consultazione pubblica sull’aggiornamento della direttiva sui servizi di media audiovisivi del 2010. La direttiva è obsoleta, necessita di una profonda rivisitazione, essendo imperniata sul concetto di “fornitore di servizi di media audiovisivi” e sulla distinzione tra “servizi lineari” e “non lineari”. Dimentica gli OTT…Uno dei punti forti sollevati da Agcom nel suo contributo alla consultazione pubblica che si è conclusa il 30 settembre, è stato proprio la tutela dei minori, sempre più esposti senza controllo a contenuti potenzialmente nocivi. Nell’ambito del nuovo ecosistema televisivo una nostra indicazione sarà quella di focalizzare l’attenzione sugli apparati riceventi piuttosto che su quelli di trasmissione. In questa direzione che va anche l’intervento del Comitato Media e Minori che auspica una campagna di sensibilizzazione sull’uso di strumenti di tutela quali il parental control; che secondo il Regolamento Agcom del 2013 sulle misure tecniche per i servizi di video on demand, tale strumento, è proprio diretto ad impedire che i minori accedano a programmi gravemente nocivi. Inoltre, gli operatori devono implementare la funzione parental control in modo che inibisca la visione dei programmi nocivi ai minori, indicandone le caratteristiche. Ma se il parental control è essenziale per un’efficace tutela, esso deve essere conosciuto e usato. E qui si apre il tema del coinvolgimento delle famiglie, del loro ruolo: la tecnologia deve essere facile da usare, user friendly e i genitori informati e formati al loro uso. E’ essenziale formare i formatori. Nello stesso tempo non possiamo chiedere ai fornitori di servizi media di sostituirsi alle famiglie. Sono imprenditori da cui possiamo pretendere il rispetto di regole ragionevoli e adeguate. Non di fare supplenza ad altre agenzie educative. Con un’eccezione importante: la Rai, dalle quale, invece, essendo servizio pubblico, bisogna pretendere il rispetto di tutte le regole, in primis quelle poste per la salvaguardia dei minori.

Questa è una questione da sollevare proprio ora che stiamo in fase di scadenza/ rinnovamento della concessione: Qual è il ruolo del Servizio Pubblico? Insegnare l’approccio al digitale e a queste nuove tecnologie e strumenti come il parental control. Non è servizio pubblico questo? La Rai deve essere un modello nel rispetto delle regole che per lei dovrebbero essere ancora più stringenti proprio perché servizio pubblico finanziato con il denaro pubblico, dei telespettatori. Altrimenti che senso ha il servizio pubblico? Non deve rimanere parola vuota buona per chiedere privilegi. Una maggiore armonizzazione dei requisiti tecnici, il coordinamento e la certificazione delle misure di tutela tecnica: potrebbero essere gli spiragli iniziali affinché la tutela dei minori sia veramente efficace anche sui nuovi sistemi di fruizione televisiva. Occorre dotare gli apparecchi di sistemi simili a quelli già previsti per la protezione della proprietà intellettuale o per la protezione della navigazione su Internet. Per quanto riguarda i computer, invece, si può limitare l’accesso dei minori ai contenuti nocivi attraverso sistemi di blocco che garantiscano una navigazione web più sicura e che intercettino i contenuti inadatti. Su questa problematica, l’Agcom è in attesa che da Bruxelles arrivino i primi “feedback”; la proposta di revisione della direttiva è comunque attesa entro la prossima estate. Ad oggi, AGCOM ha istituito un Osservatorio permanente delle forme di garanzia e di tutela dei minori. Scopo dell’Osservatorio è la raccolta, l’elaborazione e la pubblicazione sia dei dati relativi al comportamento degli utenti in Internet e sui social network sia delle politiche adottate dagli operatori per la salvaguardia dei valori e degli utenti più sensibili. Il fine ultimo è la promozione di codici di autoregolamentazione ad hoc, partendo dalle migliori pratiche esistenti. L’altro importante obiettivo dell’Osservatorio è quello di fornire alle famiglie – su cui, sappiamo, grava in primis la responsabilità educativa – gli strumenti tecnici e informativi per conoscere al meglio i nuovi media, favorendo una crescita sana ed equilibrata dei minori. L’Osservatorio presenta, inoltre, un alto valore aggiunto. Il prossimo anno, nell’ultima delle tre fasi di realizzazione, saranno redatte delle linee guida per elaborare dei codici di condotta. Certamente le azioni più efficaci potranno essere guidate da strumenti di soft law e di co-regolamentazione, che permetteranno di seguire la realtà fornendo risposte in maniera più tempestiva.

Questo tipo di approccio supera il modello “censorio”, privilegiando il dialogo fra tutti gli attori coinvolti: famiglie, minori e scuola, come provano i migliori risultati nel “Media education” conseguiti in Francia e Canada. Nel nostro Paese, un’importante opera di sensibilizzazione è stata svolta dai Corecom, che grazie alla conoscenza specifica dei territori locali hanno intrapreso utili iniziative volte a sensibilizzare scuole, famiglie, istituzioni, operatori dell’informazione e stakeholders. Con l’Osservatorio, Agcom diventa “pivot” di sistema: fotografa la realtà, raccoglie informazioni, si confronta con gli stakeholders e propone metodi innovativi di tutela. Diventa, cioè, il vero garante non solo della regolazione ma anche dell’autoregolamentazione. Un lavoro importante in tal senso è il Libro Bianco Media e Minori che abbiamo pubblicato, lo scorso anno, in collaborazione con il Censis. Ecco perché c’è bisogno di uno strumento adeguato per gestire la cosiddetta “iper-eccedenza di informazioni”. Si tratta di una sfida molto impegnativa. Diventano infatti sempre più complesse le risposte richieste agli attori che hanno in vario modo un ruolo a fianco dei minori, dovendo necessariamente tener conto della diversificazione del mondo della comunicazione e dei nuovi rischi che ne derivano. Uno dei fenomeni più preoccupanti è il c.d. “Cyberbullismo”, soprattutto perché i minori vittime di tali violenze non hanno spesso la capacità di rivolgersi agli adulti. Tenendo conto di tutte queste sfide e dell’importanza di ripensare la tutela dei minori, l’Autorità ha deciso, lo scorso 8 ottobre, di approfondire e aggiornare la questione con un nuovo Libro Bianco che integri il testo precedente con un approfondimento sui comportamenti dei minori e adolescenti rispetto ai nuovi media e alle conseguenti nuove emergenze normative e regolatorie. Sarà determinante valutare l’evoluzione dell’offerta di comunicazione imputabile alla convergenza tecnologica e la diffusa disponibilità dei new media. Lo studio che dovrebbe essere pronto per l’estate 2016, sarà appunto una fotografia dell’impatto che il processo di convergenza e i new media hanno prodotto in termini di trasformazione del consumo dei media da parte dei minori. Agcom è dunque pronta a fare la sua parte, collaborando con le istituzioni su più fronti, sensibilizzando i diversi interlocutori sui temi della responsabilità, dell’innovazione e dell’educazione.

La scelta non può essere un “trade off” tra l’uso di nuove tecnologie e la tutela dei minori, perché possono – e, anzi, devono – convivere entrambe. Anche perché non vi sono alternative. Non possiamo certo togliere internet e tablet i nostri ragazzi! Possiamo però gestire il loro uso in modo equilibrato. In questo contesto il Comitato Media e minori dovrà manifestare una visione strategica nei confronti del nuovo mondo digitale, se si ferma rischia di non avere più ragione d’esistere e quindi di scomparire. Dovrà quindi puntare ad una nuova stagione di regole, passando dalla cultura del broadcasting analogico, che ancora informa regole stabilite agli inizi del 2000, alla cultura del digitale e alla Rete.L’innovazione tecnologica deve andare di pari passo con forme di tutela per i minori, solo così il web sarà al servizio della persona e non la persona vittima del web. Istituzioni, operatori, associazioni, hanno tutti il dovere di collaborare allo sviluppo di un approccio equilibrato che tanga conto degli interessi di tutti e in particolare dei sacrosanti diritti dei bambini!