L’inquinamento informativo e tecnologico

Le parole “progresso” e “sviluppo”. Cosa significano esattamente? Come si applicano? Quali sono i criteri che le guidano? La risposta a queste domande è stata ben approfondita nel corso della XXX Conferenza Internazionale: “La cultura della ‘Salus’ e dell’accoglienza al servizio dell’uomo e del pianeta”. Di Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede e professore ordinario di Teologia della comunicazione presso la Pontificia Università Lateranense. Dal n.37 della rivista trimestrale dell’Aiart La Parabola.

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L’INQUINAMENTO INFORMATIVO E TECNOLOGICO
di Dario Edoardo Viganò

L’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco ha richiamato l’attenzione della società sul bisogno urgente di ripensare la custodia del Creato e gli effetti negativi che provengono sia da uno scorretto utilizzo delle risorse, sia dall’inquinamento, sia dal degrado, su tutti gli uomini, soprattutto nei confronti delle popolazioni più deboli.

Il Papa propone un concetto di ecologia integrale, come paradigma in grado di articolare le relazioni fondamentali della persona: con Dio, con se stessa, con gli altri esseri umani, con il Creato. Un’ecologia «che integri il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda» (n. 15)

Così, uomini e donne che oggi abitiamo questa Terra, abbiamo una grave responsabilità sulla “casa comune” dove tutto è collegato e connesso, dove nessuno può pensare di agire da solo con buon frutto, dove le soluzioni vanno cercate e applicate in dialogo e collaborazione con gli altri.

«L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, a un progetto comune», proponendo soluzioni «partire da una prospettiva globale e non solo in difesa degli interessi di alcuni…» (164) e servono forme e strumenti efficaci di governance globale (175).

Ma la questione non si esaurisce nella problematica della “macro realtà”, fino a che scandisce tutti i settori dell’umanità e tutti gli aspetti della vita sociale, culturale, economica e personale.

Basta pensare soltanto al significato delle parole “progresso” e “sviluppo”. Cosa significano esattamente? Come si applicano? Quali sono i criteri che le guidano? Esse si applicano indiscriminatamente a tutto, con criteri che vanno da una “pseudo innocenza” alla complicità, passando per la propria comodità, confort e convenienza, indipendentemente da qualsiasi responsabilità, personale o sociale.

Così, nel punto che io vorrei sottolineare, ci si presenta il progresso tecnologico e lo sviluppo comunicativo come una realtà sempre e comunque positiva, senza tenere conto né della formazione, né dell’utilizzo, né dei limiti, né dei rischi e problemi. Essi ci si presentano in un progredire senza controllo, pianificazione e orizzonti, senza relazioni né prospettive, si evolve, ma non si sa verso cosa. Prova di quanto affermato lo troviamo in pensieri del tipo Postumanista o Transumanista.

Pensando solo alle potenzialità e benefici, senza guardare le conseguenze a corto, medio e lungo termine, si progredisce su strade rischiose che non tengono conto che la “casa comune” serve per noi e per i nostri figli, oggi e domani. Sembra tornare ai pensieri dell’era industriale dove il progresso era incrementale e positivo e questo portava il miglioramento dell’umanità. La storia racconta l’esito di questi pensieri…

Per questo motivo vorrei porre l’attenzione, molto sinteticamente perché il tempo a disposizione è breve, a modo di una semplice chiamata, su due problematiche che stanno crescendo e sviluppandosi nel nostro mondo. Queste sono: l’inquinamento tecnologico e l’inquinamento informativo. Tecnologia e comunicazione si sviluppano senza le dovute attenzioni alle interrelazioni con l’intero Creato e con l’integrità della persona umana, della sua vita, delle sue relazioni, della sua privacità, del suo tempo, del suo silenzio.

Nel primo farò un cenno sulla quasi onnipresenza tecnologica e le sue conseguenze sulla persona umana; nel secondo mi riferirò alla “tempesta” del flusso informativo che si rende impossibile da processare per la mente umana.

L’inquinamento Tecnologico: La problematica generale sull’elettromagnetismo in relazione con la vita
Nell’arco di tempo che abbraccia gli ultimi venti anni, abbiamo assistito e stiamo assistendo ad un rapidissimo aumento senza precedenti del numero e delle tipologie di sorgenti di campi elettromagnetici presenti nell’ambiente che ci circonda. Telefoni cellulari e apparati di telecomunicazione in genere, radio, televisione, elettrodomestici, computer e laptop, macchinari industriali, radar, apparecchiature biomedicali e quant’altro sono entrati a far parte della nostra vita, divenendo imprescindibili.

Tecnologie impensabili o considerate futuribili fino a qualche anno fa sono ormai parte di una realtà quotidiana che è intrinsecamente permeata dalla tecnologia, a volte semplificando e rendendo più complessa la nostra società e il nostro modo di vivere.

Oltre al giudizio antropologico che si può dare circa la bontà e l’opportunità di questo fenomeno, è innegabile la sua consistenza, la sua vertiginosa crescita e il cambiamento profondo che ha innescato. La società attuale sarebbe inconcepibile senza computer, televisione, telefoni cellulari, smarthphone e laptop, consolle di gioco di nuova generazione, apparecchi elettrici ed elettronici sempre più sofisticati che spaziano dal campo dell’entertainment, alle comunicazioni, fino all’impiego importante in medicina, con apparecchiature sempre più sofisticate utilizzate per scopi diagnostici e terapeutici.

Parallelamente al loro rapido sviluppo, tutte queste tecnologie hanno fatto emergere nuove preoccupazioni circa l’esistenza di possibili rischi associati ai campi elettromagnetici emessi sia dalle apparecchiature stesse che, soprattutto, dalle sorgenti ad esse correlate (es. antenne trasmittenti per Radio e TV, stazioni radio base dei sistemi cellulari, access point WiFi, ponti radio ecc.) che emettono a diverse frequenze e intensità. Negli ultimi anni è andato crescendo il livello di sensibilizzazione e preoccupazione circa la possibilità che l’esposizione ai CEM (Campi Elettromagnetico) possa comportare effetti negativi per la salute, con notevole risonanza anche a livello politico ed economico, oltre che scientifico.

Soprattutto in merito alla possibile pericolosità di quei sistemi che per loro intrinseca natura impiegano apparati attivi emittenti, il confronto è ad oggi molto forte. Si pensi alle polemiche circa la collocazione, soprattutto in ambiente urbano, delle stazioni radio base dei sistemi GSM/UMTS/HSDPA/HSUPA, oppure all’impiego dei sistemi WiFi negli ambienti indoor. Si pensi alle polemiche circa la collocazione, sempre all’interno del contesto urbano, di antenne radio e TV, oppure di sistemi di comunicazione in ambito militare, collocati nelle caserme.

Anche gli impianti di produzione dell’energia elettrica e gli elettrodotti, pur essendo argomento meno in voga sono da anni fonte di diatriba circa la loro possibile pericolosità.

Per quanto riguarda gli apparati elettromedicali, per quelli che fanno uso di raggi X esiste una pericolosità ormai accertata e dunque una serie di norme rigorose circa il loro corretto utilizzo sia da parte del personale medico, infermieristico e tecnico (oltre che per i pazienti). Per tutte quelle apparecchiature che utilizzano campi statici, in bassa frequenza o a radiofrequenza (es. per risonanza magnetica, elettrobisturi ad alta frequenza, apparati per diatermia, defibrillatori ecc.), esistono in taluni casi normative molto rigorose.

I range di frequenza di tutti i sistemi citati sono molto diversificati. Per tutti quelli raggruppabili all’interno dello spettro elettromagnetico delle cosiddette “radiazioni non ionizzanti”, ad oggi non esiste ancora, a differenza delle “radiazioni ionizzanti” evidenza assoluta e certa circa la loro pericolosità. Allo stesso modo, non esiste però certezza circa la loro non pericolosità.

La ricerca scientifica sull’argomento attraversa dunque una fase di grande attività e coinvolgimento, soprattutto all’interno dello spettro della radiofrequenza e delle microonde (principalmente per la presenza, all’interno della banda UHF 300MHz-3GHz, dei sistemi.

Esiste dunque una evidenza limitata di cancerogenicità e altre malattie per gli esseri umani, e se da una parte si richiedono sempre più degli studi per accertare la pericolosità oggettiva di tanta tecnologia sulla vita umana, assistiamo, dall’altra parte, ad un utilizzo ampiamente in crescita. Se da una parte l’inquinamento tecnologico (specialmente elettromagnetico) ci si presenta come un rischio, non sembra avere una coscienza che moderi il loro sviluppo ed utilizzo, sia a livello aziendale/economico, che a livello personale e sociale.

L’inquinamento Comunicativo
Un secondo punto di grande importanza è l’inquinamento comunicativo, cioè il fenomeno al quale tutti siamo esposti e che letteralmente sommerge la persona in un fiume incontrollato di informazione, sia di natura pubblico/giornalistica, che di natura personale/sociale. Dalla TV, la radio, la web, ecc. che seguono la vita e gli eventi “in diretta e on line”, al cellulare, gli sms, le chiamate mobili, che non lasciano luogo senza essere raggiunti; arrivando, oggi, ai social network: Whatsapp, Twitter, Facebook, Skype, Instagram, ecc., che mettono non solo l’informazione ma la persona e la sua intimità disponibili a tutti e ovunque. Praticamente siamo invasi in ogni momento di un fiume d’informazione che da una parte è impossibile seguire e processare, e dall’altra interrompono qualsiasi momento e attività con l’arrivo permanente di messaggi di ogni genere.

Quindi, l’inquinamento comunicativo può emergere in ogni tipo di comunicazione umana, sia quella presenziale che in quella veicolata attraverso i mezzi analogici o digitali. L’inquinamento comunicativo ha la sua origine nei limiti normali delle persone, ma anche nella paura della verità, negli interessi di parte, nell’egoismo e nella cupidigia, nella sete di potere e dominio, o semplicemente nello stabilire un finto dialogo che non è altro che un monologo dove l’altro si converte in un semplice ricettore della nostra informazione. Il dialogo e l’incontro si convertono in una successione di monologhi tra persone che non si ascoltano, non valutano ciò che l’altro dice, e persino si squalificano, stando presenzialmente con uno ma in relazione virtuale con un altro.

Così possiamo individuare quali sono alcuni degli elementi inquinanti sul dialogo sociale per affrontare le sfide del momento presente. Messaggi o procedure che mettono rumore, ostacolano l’arrivo del messaggio chiaro e trasparente, deformano il contenuto o ne impediscono la comprensione:
– Il bombardamento con dei messaggi sconnessi ed eterogenei (rumore)
– Il disordine negli interventi (caos)
– L’aggregazione di informazione non pertinente o banale (frivolezza)
– Le menzogne, le mezze verità, l’informazione tendenziosa e parziale (inganno)
– La pseudo-scienza
– Le squalificazioni e insulti
– L’esclusione di alcuni partecipanti direttamente coinvolti

Perciò Papa Francesco ci invita sempre all’ascolto, a metterci nella prospettiva altrui, a uscire dal nostro piccolo e confortevole punto di vista e spostarci verso quello degli altri. Purificare il dialogo, come incontro delle persone, e praticarlo come metodo abituale di costruzione della società sarà una chiave per «lo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita. Emerge così una grande sfida culturale, spirituale ed educativa che implicherà lunghi processi di rigenerazione» (n. 202).

Conviene allora conoscere bene i dinamismi basici e fondamentali del dialogo proposti da Papa Francesco. Perché poi sono utili non solo per le questioni ambientali, ma per ogni tipo di problematica e argomento sociale complesso. Occorre esercitarci nella pratica del dialogare con altri, soprattutto con quelli che non la pensano come noi. Individuare al meglio i fattori “inquinanti” del processo comunicativo, che oggi emerge come metodologia imprescindibile della sopravvivenza dell’umanità.

L’Enciclica Laudato Si propone il dialogo come primo passo delle “linee di orientamento e di azione” (Cap. V), cioè come una cosa che si deve fare, realizzare, e naturalmente si deve applicare insieme ad altri; il dialogo si avvera tra le persone, e va intrapreso nelle istanze decisionali delle imprese e organizzazioni, nell’amministrazione pubblica, nelle università, nella società civile… È necessario favorire lo sviluppo di processi decisionali onesti e trasparenti per poter «discernere» quali politiche e iniziative imprenditoriali potranno portare «ad un vero sviluppo integrale» (185). Si deve anche promuovere il dialogo tra le scienze per evitare l’isolamento disciplinare, tra economia e politica per una progressiva corresponsabilità; tra scienze e religioni, e ancora tra i credenti delle diverse religioni. Le religioni devono entrare in «un dialogo tra loro orientato alla cura della natura, alla difesa dei poveri, alla costruzione di una rete di rispetto e di fraternità» (201), mentre il dialogo tra le scienze aiuta a superare l’isolamento disciplinare. «Ugualmente si rende necessario un dialogo aperto e rispettoso tra i diversi movimenti ecologisti» (201).

La via del dialogo richiede pazienza, ascesi e generosità, ricordando che «la realtà è superiore all’idea. Vediamo allora che cosa propone il Papa come chiavi per ogni dialogo che deve affrontare problematiche complesse nella società (cf n. 183):
1. L’argomento va «elaborato in modo interdisciplinare, trasparente e indipendente da ogni pressione economica o politica».
2. Deve essere connesso con l’analisi di dati rilevanti sull’impatto ed effetto sulla popolazione.
3. Si deve tener conto degli scenari possibili, eventualmente anticipando la necessità di risolvere effetti indesiderati che possano essere corretti.
4. È sempre necessario acquisire consenso tra i vari attori sociali, che possono apportare diverse prospettive, soluzioni e alternative.
5. Nel dibattito devono avere un posto privilegiato le persone e gruppi che possono subire conseguenze dirette per l’azione da intraprendere.
6. La partecipazione richiede che tutti siano adeguatamente informati sui diversi aspetti e sui vari rischi e possibilità, e non si riduce alla decisione iniziale su un progetto, ma implica anche azioni di controllo o monitoraggio costante.
7. C’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni scientifiche e politiche, senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione.

È proprio nel ristabilimento della persona umana, nella sua dignità, nella sua singolarità, nella sua realtà che si può superare l’“inquinamento comunicativo”, perché nella valorizzazione della persona si trova l’equilibrio del “quanto”, del “quando”, del “dove” l’informazione è utile e costruisce l’uomo e la società.