La pubblicità che non ci piace.
L’Aiart interviene in merito all’inopportunità di due spot
Dai giocattoli erotici che snaturano le relazioni umane a merendine che diventano il pretesto per assistere alla destrutturazione dei legami familiari. In questi ultimi giorni l’Aiart è intervenuta per ben due volte a tutela degli utenti dei media in riferimento a due spot di dubbio gusto e inopportuna costruzione.
In primis la pubblicità sui giocattoli erotici che, come dichiara il presidente Padula, «rimanda a una pseudo parità dei sessi, all’emancipazione esclusivamente sessuale della donna e non fa altro che alimentare il processo di ipersessualizzazione che tristemente investe la nostra società. Si tratta di un processo che rischia non solo di annientare l’autenticità dei rapporti uomo-donna ma anche di coinvolgere i minori, sempre più bersagliati da messaggi pubblicitari allusivi e totalmente anaffettivi. «La nostra nota» continua Padula, «va oltre il moralismo di maniera. Al contrario vuole evidenziare come certi messaggi snaturino le relazioni umane riducendole a merce e, come in questo caso, a meri oggetti sessuali. È discutibile che le aziende radiotelevisive pur di far cassa, ospitino campagne di qualunque tipo, giustificando il passaggio dello spot in una fascia oraria protetta che, di fatto, non esiste più. I motivi», spiega il Presidente, «sono essenzialmente tre: una regolamentazione frammentata e inefficace, la potenza del web e il conseguente accesso 24 ore su 24 da parte di chiunque a qualunque contenuto e, infine, il silenzio degli organismi di vigilanza. L’ultimo riferimento», conclude Padula, «è a realtà come l’AgCom, l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria e in particolare il Comitato Media e Minori, organismo del Ministero dello Sviluppo economico da più di un anno fermo perché nessuno, a quanto a pare, ha interesse a rinnovare i suoi membri e a scegliere un nuovo presidente».
Il secondo spot che ha richiamato l’attenzione e lo sdegno dell’Aiart è quello che pubblicizza il Buondì Motta. La scena al centro della riflessione dell’Associazione, in onda da qualche giorno sui canali nazionali (Rai compresa), vede come protagonista una mamma disintegrata da un asteroide davanti agli occhi della figlia. L’Aiart, tramite il suo presidente Massimiliano Padula, critica aspramente lo spot dell’azienda produttrice delle storiche merendine. «Ho visto per la prima volta lo spot insieme a mio figlio di cinque anni», riferisce Padula, «che immediatamente ha esclamato: “La mamma è morta!”. Nello stesso tempo, ci sono arrivate tante segnalazioni che hanno evidenziato il cattivo gusto dei pubblicitari nel raccontare un momento importante di relazione familiare come quello tra madre e figlia. Nonostante i codici contemporanei della comunicazione pubblicitaria», spiega il presidente, «siano sempre più sbilanciati su ironia, sarcasmo e immagini ad effetto, fatichiamo ad accettare una narrazione che mette in scena, in maniera così esasperata e demenziale, una morte. Entrando nel merito del messaggio, inoltre riteniamo inopportuna e inefficace commercialmente la scelta della Motta di stravolgere l’immaginario identitario legato al Buondì, da sempre associato alla prima colazione dei più piccoli. Come Associazione che tutela e forma all’interpretazione consapevole dei contenuti mediali», conclude Padula, «non ci limiteremo all’esclusiva segnalazione mediatica ma faremo una comunicazione all’Istituto di auto-disciplina pubblicitaria, all’Agcom e alla stessa Rai affinché valutino seriamente se contenuti del genere possano essere trasmessi in qualunque orario del giorno».