La polizia postale: «Mamme, attente a postare i vostri figli su Facebook»

Le forze ammoniscono a non cedere all’ultima catena secondo cui bisognerebbe condividere tre scatti dei propri bambini. Potrebbero finire su siti pedopornografici. Di Michela Rovelli dal sito del CORRIERE DELLA SERA del 23 febbraio 2016

L’ultima catena di Sant’Antonio che ha travolto Facebook colpisce l’orgoglio materno. Con un messaggio che circola sul social network. «Sfida delle mamme. Sono stata nominata da XXX per postare tre foto che mi rendano felice di essere mamma. Scelgo alcune donne che ritengo siano grandi madri. Se sei una madre che ho scelto, copia questo testo, inserisci le tue foto e scegli le grandi madri». È una sfida, la Mum Challenge, che chiede alle donne di dimostrare con tre scatti la bellezza e la gioia di essere genitore. Ma prima bisogna aspettare di essere taggate da un’amica o una conoscente. Il gioco arriva dall’estero. Nel Regno Unito era già virale a inizio febbraio. Non è passato inosservato. Alcuni giornali, come il Guardian, hanno criticato un tipo di iniziativa che propone una gara per eleggere la mamma più orgogliosa o più brava del web. E non sono mancate le parodie di donne che si dicono fiere di non avere figli o che, al posto delle foto dei propri bambini, condividono quelle dei loro animali domestici.

L’allarme della polizia postale
In Italia la catena è diventata virale. Tanto da mettere in allarme la polizia postale, che sul suo profilo Facebook «Una vita da social» ha consigliato di fare attenzione. «Mamme. Tornate in voi – si legge nel post del 20 febbraio – Se i vostri figli sono la cosa più cara al mondo, non divulgate le loro foto in Internet. O quantomeno, abbiate un minimo di rispetto per il loro diritto di scegliere, quando saranno maggiorenni, quale parte della propria vita privata condividere.Se questo non vi basta, considerate che oltre la metà delle foto contenute nei siti pedopornografici provengono dalle foto condivise da voi». La polizia ricorda inoltre che nel 2015 hanno ricevuto 485 denunce e hanno effettuato 67 arresti per reati legati alla pedopornografia. Nello stesso anno, 13.283 siti internet sono stati monitorati e quasi duemila sono stati inseriti nella black list. Il post non è passato inosservato e ha raggiunto più di 10 mila condivisioni. Ma la Mum Challenge non si è fermata.

Gli altri pericoli
Le forze armate, il 23 febbraio, hanno quindi diffuso un secondo messaggio, che mette in luce altri rischi. «Il pericolo più grande, in questo caso, è quello dell’associazione del minore all’identità del genitore, o di altri familiari presenti nelle foto, e la conseguente ricerca e individuazione di dati personali per mettere in campo azioni illecite e fraudolente». E poi continua: «Sistemi del genere, oltre alla diffusione di false notizie (le cosiddette “bufale”), possono comportare inoltre il rischio di finire nelle liste di spammer, che usano queste catene per raccogliere massivamente indirizzi a cui inviare insistentemente pubblicità di vario genere, o addirittura veicolare virus invasivi attraverso link predisposti ad hoc, o anche nascondere vere e proprie truffe».

Le origini sconosciute della catena
Al contrario di altre sfide lanciate sui social – una delle più virali è la Ice Bucket Challenge dove chi era nominato doveva rovesciarsi addosso un secchio di acqua ghiacciata – l’obiettivo della Mum Challenge non è una raccolta fondi, né la sensibilizzazione verso un tema. Il gioco potrebbe essere stato creato per portare avanti una campagna contro la maternità surrogata. Se così fosse, il messaggio si sarebbe perso tra condivisioni e tag.

23 febbraio 2016 (modifica il 23 febbraio 2016 | 19:31)