La comunicazione di guerra nell’era digitale

da Il Telespettatore n. 1-3 2024.
Il ruolo decisivo dei media nei processi di costruzione della realtà sociale e gli effetti nel nostro modo di relazionarci ai conflitti bellici. L’impatto emotivo prodotto dalle modalità comunicative e il potere delle informazioni: dall’infodemia all’assuefazione all’insorgenza di paure e angosce.

Nell’epoca della digitalizzazione, il modo in cui percepiamo i conflitti bellici è stato trasformato profondamente dalla rete e dai media online. La comunicazione di guerra, un tempo mediata da canali ufficiali e reportage limitati, è ora diffusa attraverso una vasta rete di piattaforme digitali, social network e siti di notizie, rendendo il paesaggio informativo estremamente complesso. Un chiaro esempio di questa evoluzione si può osservare nel contesto del conflitto in Ucraina, dove le immagini e le notizie vengono diffuse e condivise in tempo reale, raggiungendo un pubblico globale in modo istantaneo. Questo ha ampliato la portata e l’impatto delle informazioni, ma ha anche introdotto sfide significative nella verifica dell’autenticità delle notizie, dando vita a fenomeni di “infodemia”. Con questo termine ci riferiamo alla rapida diffusione di notizie non sempre veritiere che complica ulteriormente il compito di distinguere tra fatti e finzione, alimentando confusione, paure e ansie tra la popolazione. Analogamente, il conflitto tra Israele e Palestina ha mostrato come le immagini e i racconti condivisi sui social media possano non solo informare, ma anche influenzare fortemente le percezioni pubbliche e le reazioni emotive. Come hanno ormai dimostrato le moderne neuroscienze, le nostre scelte e opinioni sono fortemente influenzate dal nostro “paleoencefalo”, ovvero il nostro cervello più arcaico, sede delle emozioni. Lo sanno bene quei media che sfruttano a pieno il potere evocativo delle immagini e dei racconti delle persone coinvolte nella guerra, in grado di produrre un potente impatto emotivo, influenzando così la nostra percezione dei conflitti. Putroppo questo non avviene senza danni. L’overdose di immagini di distruzione e morte a cui siamo quotidianamente esposti, infatti, sta determinando l’insorgenza di intense paure ed angosce in un numero crescente di persone. Alcune vivono immerse nell’ansia costante che un all’allargamento dei conflitti attualmente in atto possa portare allo scoppio di una terza guerra mondiale; altre sperimentano profondi sentimenti di tristezza e dolore nell’empatizzare con chi la guerra la sta purtroppo vivendo in casa sua..…….continua a leggere sul numero del Il Telespettatore 1-3, 2024