Gli atti del corso nazionale di formazione di Pavia 24-25-26 ottobre 2013

Gli atti e le relazioni tenute al corso nazionale di formazione sul tema: “Come i media cambiano la vita” che si รจ svolto a Pavia nei giorni 24, 25 e 26 ottobre 2013.

Pieghevole corso formazione nazionale Pavia 24-26 ottobre 2013 Pieghevole corso formazione nazionale Pavia 24-26 ottobre 2013

Sarebbe arduo anche per un giornalista navigato trasmettere il valore e il calore del Corso Nazionale di Formazione, promosso dallโ€™AIART, e svoltosi a Pavia con quattro sessioni di lavoro, saggiamente distribuite nei giorni 24-26 ottobre. Noi due, non giornalisti, ma soci fedeli dellโ€™AIART di Como, che abbiamo accettato lโ€™incarico di scrivere questa relazione, lo facciamo come ci riesce, ma con passione, dopo aver partecipato con entusiasmo ad un Corso, che consideriamo tra i migliori, se non il migliore, che lโ€™AIART abbia organizzato negli ultimi anni. Rendiamo onore al Presidente nazionale, dott. Luca Borgomeo, ed al Presidente provinciale di Pavia, dott. Giancarlo Arbasini, ed ai loro collaboratori, per aver proposto argomenti di grande spessore culturale ed educativo, e di pressante attualitร . โ€œCome i media cambiano la vitaโ€: giร  questo titolo generale meritava viva attenzione, e, a cose fatte, va detto che qualcuno potrebbe rammaricarsi di non aver approfittato di unโ€™occasione cosรฌ preziosa. I promotori del Corso [congiuntamente allโ€™AIART, la Diocesi di Pavia e lโ€™Ufficio Comunicazioni Sociali della C.E.I.] vanno elogiati anche per le scelte logistiche, dallโ€™albergo โ€œModernoโ€ in ottima posizione e con trattamento signorile, alla sede dei lavori, il โ€œSeminario Vescovileโ€, accogliente e ben dotato. (Di Edoarda e Abele Dellโ€™Orto).

Nei quattro capitoletti successivi riassumeremo i lavori delle intense giornate di Pavia, ma in premessa vogliamo sottolineare che anche i tradizionali saluti di benvenuto e gli auguri delle autoritร , di giovedรฌ 24 ottobre, nonchรฉ lโ€™omelia del Vescovo alla Santa Messa di sabato mattina, hanno fornito interessanti contributi per la messa a fuoco degli argomenti al centro del dibattito del Corso. Dopo il saluto iniziale del dott. Giancarlo Arbasini, presidente dellโ€™AIART di Pavia, che ha ricordato come, di fronte ad una TV dai mille canali, non si debbono ricercare avversari da respingere, ma occorre fare analisi serie e cercare proposte e soluzioni concrete, il sindaco di Pavia, dott. Alessandro Cattaneo, ha sottolineato che anche il legislatore ha la sua responsabilitร  per definire norme che aiutino a minimizzare i rischi della realtร  virtuale che puรฒ rendere schiavi, e a massimizzare le opportunitร , comprese quelle di lavoro, che i media offrono. A sua volta, il Presidente della Provincia di Pavia, dott. Daniele Bosone, riflettendo sulla molteplicitร  dei media e su come si intrecciano o si mortificano le relazioni personali, ha auspicato che tutti, ma specialmente i ragazzi, acquistino consapevolezza nellโ€™uso degli strumenti di comunicazione, reagendo al rischio della passivitร  con spirito creativo e critico. Ancor piรน pregnanti le considerazioni del Vescovo di Pavia, Mons. Giovanni Giudici, il quale, premesso che noi esistiamo perchรฉ comunichiamo, e che la comunicazione di massa รจ un fatto antropologico, ha insistito sulla sfida da affrontare con i media, perchรฉ siano occasioni di dialogo e di crescita. Promuovere una vera comunicazione รจ una sfida โ€œculturaleโ€ (riguarda il modo di rapportarsi con gli altri, ed anche di lavorare, nonchรฉ la responsabilitร  di saper accendere e spegnere, di scegliere il bene e di rifiutare ciรฒ che รจ negativo), una sfida โ€œreligiosaโ€ (i mass media fanno parte della creazione, come dono di Dio), e perfino una sfida โ€œteologicaโ€ (la comunicazione รจ giร  allโ€™interno della Trinitร , ed il Verbo ha comunicato attraverso la Parola, la Croce e la Resurrezione). Nellโ€™omelia di sabato mattina, poi, Mons. Giudici ha rimarcato che i media dovrebbero tenere sempre al centro le persone, evitando lo scoop o la morbosa curiositร , soprattutto quando si parla di fatti drammatici, ed ha raccomandato a ciascuno di trafficare bene i propri talenti, esercitando una coscienza vigile, creativa, libera e critica.

Il vice presidente nazionale dellโ€™Aiart prof. Giovanni Baggio, il vescovo di Pavia mons. Giovanni Giudici, il presidente nazionale dellโ€™Aiart dott. Luca Borgomeo e il presidente dellโ€™Aiart di Pavia dott. Giancarlo Arbasini.

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In prima fila il Segretario del Comitato di presidenza nazionale dellโ€™Aiart dott. Domenico Infante e il sindaco di Pavia dott. Alessandro Cattaneo. A sinistra in seconda fila il prof. Abele Dellโ€™Orto.

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Nel pomeriggio di giovedรฌ 24 ottobre, la prima organica relazione, che porta il titolo del Corso stesso, โ€œCome i media cambiano la vitaโ€, viene svolta dal prof. Giovanni Baggio, vicepresidente nazionale dellโ€™AIART, il quale, partendo dalla constatazione che ci sono diversi punti di vista per esaminare unโ€™opera dโ€™arte, ed anche per valutare i media, e dallโ€™interrogativo se lโ€™informatica abbia rappresentato uno spartiacque [prima dellโ€™era digitale / dopo lโ€™era digitale], concluderร  con la necessitร  di una seria e sana educazione allโ€™uso dei media. Accattivante lโ€™avvio con le immagini di due celebri quadri, โ€œIl bacioโ€ di Klimt e โ€œLa ragazza con lโ€™orecchino di perlaโ€ di Vermeer, accompagnate da una serie di domande riguardanti le intenzioni degli autori e le nostre interpretazioni. Convincente il gioco di parole, che i media โ€ฆ mediano tra la realtร  e quello che noi vediamo, sentiamo, viviamo nella realtร . Interessante lโ€™osservazione che anche nei grandi cambiamenti non viene mai cancellato del tutto il precedente. Innegabile la presa dโ€™atto che il mondo digitale รจ per molte persone, e per certi versi, irriconoscibile rispetto al passato, ma che tutti siamo inevitabilmente immersi in questo mondo nuovo. Di comune dominio ormai la definizione di un mondo globalizzato, dilatato e liquido. Inevitabili le trasformazioni nelle idee, nei costumi, nel lavoro, nelle relazioni, nel tempo libero. Preoccupanti le dipendenze che possono crearsi, e che giร  oggi sono diffuse soprattutto fra i giovani. Fondamentale, comunque, รจ distinguere lโ€™usare dal sapere e capire che lโ€™abilitร  tecnica รจ altro rispetto al significato di ciรฒ che si fa. Ne consegue lโ€™esigenza di una โ€œMedia Educationโ€, di unโ€™educazione che ci faccia capire dove stiamo andando, che ci accompagni ad esplorare la bellezza e le sfide del mondo virtuale, che ci renda consapevoli dei guadagni e delle perdite, che ci aiuti, insomma, a comprendere โ€œcome, quanto e quando usare senza essere usatiโ€.

La seconda relazione, svolta dal prof. Paolo Braga dellโ€™Universitร  Cattolica di Milano, sostituisce la parola โ€œTVโ€ alla parola โ€œmediaโ€: โ€œCome la TV cambia la vitaโ€: analoga รจ la prospettiva di ombre e di luci, ma cโ€™รจ un riferimento piรน specifico al mezzo televisivo. I concetti vengono esposti in una successione ordinata di sette punti, che corrispondono ad altrettanti effetti, prodotti dalla TV, la quale si dimostra un mezzo molto potente, con i suoi 30 milioni di spettatori per sera a confronto dei 5 milioni di quotidiani venduti. Ecco gli effetti: I effetto: la TV ci spinge a desiderare cose, promovendo conoscenze ed idee. II: la TV con gli annunci pubblicitari ci rende piรน consumatori, il che puรฒ indurre al consumismo, ma muove lโ€™economia, e questo รจ un bene. III: la TV pedagogica ci ha resi piรน colti come popolo italiano, anche grazie agli sceneggiati del passato. IV: la TV rende anche piรน ignoranti, complice un abbassamento qualitativo, chiaramente sensibile nellโ€™arco di 10 anni. V: la TV, da una parte, risponde in modo gratuito e senza fatica al bisogno di โ€œfamiliaritร โ€, cioรจ di trovare persone vicine che diano sicurezza, ed a quello di โ€œintimitร โ€, con tante trasmissioni che trattano di problemi privati, sentimentali, ed erotici, ma dallโ€™altra ci ha allontanati dal cinema, dal teatro e dallโ€™abitudine di uscire la sera. VI: La TV ha accelerato il cambiamento sociale, per lo piรน secondo il modo di pensare di quelle avanguardie dei pochi, che la fanno, i quali condizionano i milioni che la vedono. VII: La TV ci ha uniti, facendoci conoscere in modo uguale per tutti la storia della nostra Italia, anche se ora, con la moltiplicazione dei canali e la specializzazione su target specifici, mescola prodotti di qualitร  con altri piรน scadenti, obbligando a scelte, a cui non tutti sono preparati allo stesso modo.

Nel dibattito, in cui si sono inseriti cinque interventi diversi, si รจ parlato della protezione di cui hanno diritto i minori, dellโ€™azione educativa da svolgere nelle scuole e nelle parrocchie, dellโ€™opera meritoria dei volontari che si impegnano in questo settore, del modo in cui vengono scelti coloro che fanno televisione, e della rimozione della memoria dovuta al fatto che si privilegiano lโ€™attualitร  ed il mondo giovanile. In particolare, si รจ sottolineato che, oltre a protestare per le trasmissioni indecorose, รจ importante riuscire ad intercettare chi produce televisione, e si รจ deplorato il fatto che il โ€œComitato Media e Minoriโ€, giร  penalizzato dalla difficoltร  di arrivare a sanzioni certe e significative, sia rimasto inattivo per piรน di un anno. Il presidente Borgomeo, a sua volta, ha ripercorso la vicenda che lo ha portato recentemente a dimettersi da Presidente eletto del Consiglio nazionale degli Utenti (CNU), per denunciare che lโ€™Authority โ€œnon difende gli utenti, ma tutela le emittentiโ€.
Il prof. Paolo Braga

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La mattina del 26 ottobre tocca al moderatore, dott. Francesco Bellaroto, introdurre gli interventi del prof. Marcello Soprani e del dott. Domenico Infante, e la presentazione della relazione di mons. Domenico Pompili.

Il prof. Marcello Soprani, del Comitato scientifico dellโ€™AIART, tratta il tema โ€œMinori cybernauti e cyber bulliโ€, partendo dallโ€™analisi della situazione โ€œproblematicaโ€ dei ragazzi che navigano in Internet, con riferimento ai dati emersi da un test, cui sono stati sottoposi 2327 studenti della seconda classe delle superiori, pubblicati nel settembre 2013 dallโ€™Universitร  Bicocca unitamente allโ€™Universitร  Cattolica di Milano. Il test riguardava quattro tematiche: 1) dotazioni tecnologiche; 2) uso dei nuovi media; 3) competenze digitali; 4) livelli di apprendimento (considerate anche le prove Invalsi). Alcuni flash: il principe della โ€œreteโ€ รจ Facebook (lโ€™82% degli studenti ha un profilo, ed il 57% lo tiene acceso anche mentre studia); i ragazzi dei Licei ed i genitori istruiti hanno un profilo piรน chiuso rispetto agli studenti di altre scuole ed ai genitori poco istruiti; il 32,7% conosce il funzionamento di Vikipedia; il 33% si rende conto dello scopo di lucro dei siti commerciali. Da tutto lโ€™insieme si possono dedurre tre considerazioni: i โ€œnativi digitaliโ€ hanno bisogno di una guida per essere in grado di usare in modo responsabile e proficuo la rete; รจ necessario che la scuola faccia opera educativa in questo campo; una โ€œdietaโ€ mediatica puรฒ essere di grande giovamento.

Un problema dentro il problema รจ quello dei videogiochi. Apparsi per la prima volta negli anni โ€™50, sono aumentati a dismisura, ed ormai sono accessibili da tutte (o quasi) le borse. Secondo un dato del 2007 vi si dedicavano il 45% delle femmine ed il 55% dei maschi, ed il 40% li usava per 1-2 h. al giorno. Vi sono delle discrepanze tra gli studenti del Licei e quelli di altre scuole, e fra italiani ed immigrati, nel comprendere la natura e nel capire i rischi dei videogiochi che, in genere, i ragazzi fanno per il 40% da soli e per il 24% in compagnia di amici o compagni. Per quanto riguarda i genitori (sanno usare il PC il 23% delle madri ed il 40% dei padri), lโ€™abilitร  e le competenze digitali crescono in rapporto allโ€™istruzione. Non cโ€™รจ molto dialogo tra genitori e figli circa i contenuti dei videogiochi ed il tempo da dedicare ad essi.

Considerando rete (mediamente gli studenti vi stanno 3 h. al giorno, lโ€™88% con i social network, il 53% per informarsi) e videogiochi, in generale, ai fini della resa nello studio, รจ consigliabile un uso moderato, se รจ vero che piรน si รจ connessi e meno si studia; ma non si puรฒ neanche ignorare la rete, che fornisce molte informazioni non presenti sui libri.

Il rischio maggiore nellโ€™uso dei media รจ il cyber bullismo. Eโ€™ un fenomeno variegato, che si differenzia dal bullismo tradizionale per lโ€™assenza di violenza fisica, ma diventa piรน grave, perchรฉ, per effetto anche dellโ€™anonimato del molestatore, provoca un indebolimento dei vincoli etici, come se fosse permessa ogni libertร . Non va trascurato inoltre il fatto che, per lโ€™assenza di limiti spazio-temporali, ciรฒ che รจ in rete puรฒ essere visto per parecchi anni, e dovunque, con conseguenze imprevedibili. Nel cyber bullismo ci si accanisce facilmente contro il โ€œdiversoโ€ (per sesso, pelle, abiti) e contro i โ€œdeboliโ€, e gli spettatori sono piรน o meno neutrali nellโ€™approvare o contrastare il fenomeno, che puรฒ provocare gravi conseguenze psicologiche alle vittime, perchรฉ perdono lโ€™autostima, incontrano maggiori difficoltร  nella scuola e arrivano talora allโ€™idea del suicidio.

Internet e Videogiochi sono volutamente costruiti per catturare lโ€™attenzione e lโ€™uso, ma questo puรฒ determinare il grave fenomeno della dipendenza. Puรฒ sembrare assurdo che un ragazzo dedichi la maggior parte del suo tempo ad Internet e ai videogiochi, e non riesca piรน a farne a meno, disinteressandosi di tante altre cose piรน importanti, ma puรฒ succedere ed รจ giร  successo, come dimostrano i recenti episodi di un ricovero ospedaliero a Monza o di un arresto per rapina a Brindisi.

Che fare? Non bisogna stancarsi di far riflettere i ragazzi, per modificare almeno, se non si riesce ad eliminarle, le cattive abitudini. Eโ€™ comprensibile che i ragazzi siano attratti dalla rete e desiderino sempre finire un gioco iniziato ed avviarne un altro con qualcosa di stimolante in piรน, e sappiamo benissimo che ci scontriamo anche con il business del digitale, dei videogiochi (e dei giochi dโ€™azzardo), ma la sfida dellโ€™educazione non puรฒ arrendersiโ€ฆ

Il prof. Marcello Soprani e il dott. Francesco Bellaroto

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MINORI CYBERNAUTI Relazione Prof Marcello Soprani – Pavia 25-10-2013.pdf

Il dott. Domenico Infante, segretario del Comitato di Presidenza e curatore del sito AIART, allโ€™inizio della sua relazione dal titolo โ€œI nativi digitali nella societร  che cambiaโ€ distingue i nativi digitali puri (nati dopo il 2000) dai nativi digitali spuri (nati tra il 1987 e il 1994) e dai Millenials (nati fra il 1994 ed il 2000). Secondo lo psichiatra Andreoli, tutti costoro sono โ€œuomini nuovi in ambienti nuoviโ€, senza perรฒ modificazioni genetiche di rilievo. Essi sono reattivi, propositivi, perfino presuntuosi, e sembrano piรน maturi della loro etร , ma non lo sono; si sentono intelligenti, sofisticati, capaci, ma non hanno la preparazione e le competenze per capire il significato e il valore del mondo virtuale in cui si muovono.

Il loro impatto con i media รจ travolgente, come si ricava anche dai risultati di un test fatto in Puglia, di cui ci bastano questi pochi dati: il 95% degli adolescenti tra i 12 ed i 15 anni usano Internet quotidianamente, e il 13% di essi per piรน di 4 ore al giorno; il 60% circa dei bambini che hanno meno di 12 anni dispone di uno smartphone. Come conseguenza inevitabile, cambia profondamente il modo dei giovani di relazionarsi. Internet, ed in particolare Facebook, รจ per loro una piazza, per incontrarsi e costruire โ€œvetrineโ€, in cui esporre sรฉ stessi e la propria vita.
Eโ€™ significativo il seguente confronto tra il loro tempo libero di ieri e di oggi: da molto รจ diventato poco; dallโ€™aperto si รจ trasferito in casa, o peggio, in camera; dai giochi รจ passato ai dispositivi digitali; si trovavano con i coetanei, ora stanno piรน da soli; cโ€™era una continua interazione concreta, ora prevalgono spesso azioni virtuali. I giovani dโ€™oggi vivono molto di immediatezza, cercando emozioni sempre piรน forti, che non producono quei sentimenti profondi che vengono dal cuore.

Leggono poco e male, โ€œsaltellandoโ€ qua e lร , e da ciรฒ deriva una formazione frammentaria e superficiale, in cui manca il senso dellโ€™unitarietร  e della continuitร .

Eco dove e come i nativi digitali si trovano a loro agio: Il 79% si dedica ai social network; il 30% chatta; il 70% usa streaming; il 50% fa giochi di ruolo e dโ€™azzardo; il 54% scarica foto e film: dove li mettiamo il gioco allโ€™aperto, le belle chiacchierate, e le serate nei cortili o al cinema o allโ€™oratorio?

Non cโ€™รจ da stupirsi che i nativi digitali corrano molti rischi. Essi non hanno lunghi tempi di attenzione e sono insicuri. Sono esposti ad una massiccia violenza virtuale (nel videogioco โ€œKillerโ€ ci sono 900 sagome da uccidere in tre minuti), che facilmente si interiorizza e puรฒ diventare violenza concreta. Altri rischi sono costituiti dalla pornografia on line, dal gioco dโ€™azzardo (in veritร , intacca soprattutto gli adulti), e – cosa apparentemente banale, ma importantissima – dal navigare inutilmente.

Ci sono dei rimedi? Non esiste un rimedio unico nรฉ una ricetta sicura, ma alcune scelte vanno fatte e praticate: lโ€™educazione, innanzitutto, in casa, a scuola, in parrocchiaโ€ฆ, la cura dellโ€™intelligenza e della volontร , la ricerca della consapevolezza, lโ€™esercizio del dialogo, la trasmissione di valori e di ideali, e infine – non ultimo per importanza โ€“ un sano, periodico digiuno dai media.

Il dott. Domenico Infante e il dott. Francesco Bellaroto

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Ora sarebbe il momento della lezione magistrale di mons. Domenico Pompili, vice segretario generale della CEI e Direttore dellโ€™Ufficio Nazionale delle Comunicazioni Sociali, il quale perรฒ รจ stato trattenuto a Roma da un improvviso impegno prioritario, ma ha trasmesso lโ€™intera relazione, giร  scritta dalla prima allโ€™ultima parola, dal titolo โ€œVivere nel mondo dei media testimoniando la Parolaโ€. Ne dร  lettura, scandendola con passione, il presidente Borgomeo, e lโ€™effetto rimane quello di ascoltare una โ€œsummaโ€ dei problemi della comunicazione con un taglio genuinamente cristiano. Il percorso della lezione, una volta assodato che il mondo โ€œmistoโ€ dโ€™oggi รจ fatto di materiale e di digitale, di atomi e di bit, รจ costituito da 4 momenti.

1) Rigenerare i concetti: la comunicazione non รจ prima di tutto trasmissione/enunciazione.
Due sono le parole chiave: incontro e silenzio.
Lโ€™incontro. Nellโ€™era televisiva si emettevano messaggi, si trasmettevano contenuti, si diceva qualcosa a qualcuno; oggi, nellโ€™era digitale, comunicare รจ ridurre le distanze, allargare lo spazio comune, donare qualcosa di sรฉ agli altri, evangelicamente โ€œfarsi prossimoโ€. Come ci insegna con la sua catechesi non verbale papa Francesco, il primo messaggio รจ: โ€œIo sono con teโ€.
Il silenzio. Eโ€™ una delle condizioni perchรฉ il โ€œmiracoloโ€ della comunicazione si compia, รจ โ€œuno spazio di ascolto reciprocoโ€ (Benedetto XVI). Il silenzio non รจ un vuoto, ma รจ attesa e disponibilitร  a ricevere, e ci aiuta a recuperare la profonditร  di parole e gesti che comunicano la veritร  che li ispira. Si puรฒ concordare con Baudelaire, quando diceva: โ€œChi non sa popolare la propria solitudine, nemmeno sa essere solo in mezzo alla folla affaccendata.โ€

2) La fatica e lโ€™importanza del narrare nellโ€™era dellโ€™informazione.
Lโ€™arte di narrare รจ al tramonto, incalzata dalla velocitร  di una informazione frammentata che diventa obsoleta nellโ€™arco di un giorno. Eppure la narrazione รจ una โ€œpalestra eticaโ€, che ci obbliga a discernere tra cosa รจ importante e cosa no, a prendere posizione su cosa รจ bene e cosa รจ male. Essa รจ โ€œpolifonicaโ€, perchรฉ intreccia le voci e le vicende di tanti, e โ€œpolicronicaโ€, perchรฉ abbraccia passato, presente e futuro, vite individuali e storia collettiva.
La Chiesa si sa raccontare? Forse il processo di secolarizzazione ha luogo nella misura in cui la Chiesa non รจ capace di reagire nรฉ allโ€™emergere di altre culture e di altri linguaggi, nรฉ di valorizzare appieno la propria ricchissima tradizione comunicativa. Il nuovo โ€œcontesto esistenzialeโ€ della rete รจ uno dei luoghi in cui la Chiesa puรฒ riprendere oggi il filo della narrazione, per riportarsi al centro del โ€œvillaggio globaleโ€. E dovrebbero essere i cristiani a ricondurre, anche come testimoni digitali, la โ€œconversazioneโ€ tra la Chiesa e la cultura entro i confini di un dialogo esigente e paziente. Tre, perรฒ, sono le condizioni: a) avere unโ€™idea del mondo come luogo di ascolto e di incontro, dove sviluppare lโ€™originalitร  della nostra fede; b) avere una conoscenza del mondo con la testimonianza e lโ€™esperienza; c) avere la dimensione dellโ€™ospitalitร , cosรฌ da farci ospitare dai lontani, per potere, a nostra volta, fare della cultura attuale la dimora del Vangelo di Gesรน Cristo.

3) Come leggere i segni dei tempi: cogliere la logica dellโ€™era digitale.
Saper leggere i segni dei tempi per parlare il linguaggio comprensibile ad ogni generazione, non significa cercare di competere con i nativi digitali, ma cercare di familiarizzare almeno un poco con i nuovi ambienti, e soprattutto di capire la logica della rete. La โ€œveritร โ€ della tecnologia รจ antropologica: essa ci parla delle meraviglie dellโ€™ingegno umano, fatto a immagine del suo Creatore. Inoltre la comunicazione in rete รจ prima di tutto incontro e scambio: โ€œesserciโ€ e โ€œcondividereโ€ e โ€œvedere insiemeโ€.

I nuovi media ci insegnano che il sapere รจ sempre piรน collaborativo ed aggiornabile attraverso una collaborazione partecipata. Lโ€™apprendimento รจ un circuito di scambio e di partecipazione, una modalitร  โ€œgenerativaโ€, che puรฒ diventare โ€œcoeducazione nella reciprocitร โ€: i giovani possiedono la competenza sui linguaggi, gli adulti possono fornire criteri di orientamento nella complessitร , con esperienze, testimonianze, narrazioni. Diventa possibile scambiarsi doni, compreso il dono di sรฉ, con la speranza di ricevere luce anche dallโ€™altro.

4) La convergenza rete/fede sulla scia dei papi Benedetto XVI e Francesco.
Abitare il web lasciando aperte le porte. La rete oggi รจ unโ€™estensione del mondo, che ci rende piรน vicini. Papa Francesco nel primo Angelus ha detto: โ€œEโ€™ bello incontrarci e salutarci in una piazza che, grazie ai media, ha la dimensione del mondoโ€. Papa Benedetto XVI ci ha offerto lโ€™immagine della โ€œportaโ€. I social network sono porte di veritร , ci dicono qualcosa dei bisogni autentici: incontro, relazione, vicinanza, condivisione, comunione. Anzi, possono diventare luoghi attraverso i quali si prosegue il cammino dellโ€™evangelizzazione. Noi siamo gli stessi on-line ed off-line: gli spazi sono diversi, ma la vita รจ una sola, e perciรฒ le porte si devono lasciare aperte non solo verso il โ€œfuoriโ€, ma anche verso โ€œlโ€™altoโ€.

Non cโ€™รจ incompatibilitร  tra i nuovi linguaggi ed il messaggio, senza tempo e per tutti i tempi, della Chiesa. Anche il concetto di autoritร  puรฒ essere opportunamente ripensato, e chiarito come autorevolezza credibile. Oggi la Chiesa puรฒ pronunciare la sua parola autorevole sullโ€™uomo nel nuovo contesto, puรฒ โ€œbucareโ€ la bidimensionalitร  del web con la verticalitร  dellโ€™amore che salva. La vera sfida รจ oggi quella della trascendenza: essere nel web, ma non del web. Eโ€™ la luce della fede che illumina anche il web, svelandone le potenzialitร  umanizzanti.

Lasciarsi abitare, per diventare contagiosi: la testimonianza. Ecco le tre condizioni per poter vivere una presenza piena, relazioni autentiche e un cammino di fede. 1) lasciarsi abitare per poter abitare. Eโ€™ la cosiddetta โ€œbuona passivitร โ€, che consiste nellโ€™ascoltare, nel coltivare il giusto silenzio, nella disponibilitร  ad accogliere, nel fare spazio allโ€™altro, e alla Parola, che รจ via, veritร  e vita. 2) mettersi in gioco per poter educare. Il Vangelo non รจ solo comunicazione di cose, ma รจ una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. 3) testimoniare per essere contagiosi. Eโ€™ lo stile di papa Francesco: non dire ciรฒ che andrebbe fatto, ma indicare la via praticandola.

Non si deve aver paura della relazione, anche con chi la pensa diversamente: รจ il primo passo di quellโ€™accoglienza, senza la quale non puรฒ esserci dialogo e nemmeno educazione. Lโ€™educatore si distingue per lโ€™autorevolezza, e la sua credibilitร  รจ legata al fatto che viene percepito come un testimone. โ€œLโ€™uomo contemporaneo ascolta piรน volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri, lo fa perchรฉ sono dei testimoniโ€ (Paolo VI). Il testimone รจ credibile quando riesce a trasmettere il fatto che la veritร  lo ha toccato e, insieme, il desiderio di fare dono agli altri di questa esperienza. Il modello, il medium per eccellenza, รจ sempre Gesรน, con il suo modo di rivolgersi allโ€™altro. Dobbiamo imparare ad imitarlo, anche nellโ€™era digitale, senza essere paralizzati dalla paura di non capire il nuovo, perchรฉ โ€œChi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perchรฉ viene da Cristo risorto, stella mattutina che non tramontaโ€ (โ€œLumen Fidei, 1).

Mons. Domenico Pompili – Vivere nel mondo dei media testimoniando la Parola.docx Mons. Domenico Pompili – Vivere nel mondo dei media testimoniando la Parola.docx

Nel pomeriggio di Venerdรฌ 25 ottobre, finalmente lโ€™attesa tavola rotonda sul modo di comunicare di Papa Francesco. Un pomeriggio indimenticabile.

Dopo lโ€™introduzione del presidente Borgomeo, che funge da moderatore, prende la parola mons. Dario Viganรฒ, assistente spirituale dellโ€™AIART, ma presente come responsabile del Centro di produzione televisiva vaticana (CTV), insomma, la persona piรน adatta ad illustrare lโ€™argomento. La sua relazione, relativamente breve e semplice, proprio come lo stile del Papa (che lo chiama familiarmente Dario) รจ fatta con il cuore e con la passione di chi vuole rendere partecipi gli altri della sua esperienza diretta a contatto con papa Francesco. Quanti particolari inediti e illuminanti!

Eโ€™ volontร  del Papa non trasmettere la S. Messa mattutina celebrata in S. Marta; non รจ opportuno, infatti, che tutto quello che il Papa fa e dice venga ripreso, anche perchรฉ bisogna salvaguardare le persone che lo incontrano. Papa Francesco รจ un uomo che vive di incontri, ne parla volentieri, ed รจ disposto ad accogliere tutti, senza escludere nessuno, qualunque sia la sua provenienza, la sua religione, la sua idea politicaโ€ฆ, ma privilegiando i deboli e i sofferenti. In tale senso va intesa la frase da lui detta โ€œChi sono io per giudicare un omosessuale?โ€.

Come Direttore del CTV, don Dario (come lo chiamiamo noi dellโ€™AIART) ha scelto, tra lโ€™altro, di ricostruire il punto di vista del Papa rispetto alla gente in Piazza S. Pietro, ponendo una telecamera dietro il Papa, in modo da ottenere lโ€™effetto di un incontro con la folla ma anche con i singoli, che Egli sembra guardare e salutare ad uno ad uno. Anzi, per le prossime canonizzazioni di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, sarร  impiegata una triplice regia.

In un secondo breve intervento Mons. Viganรฒ puntualizza che la gente andava in piazza San Pietro per โ€œvedereโ€ Giovanni Paolo II, per โ€œascoltareโ€ Benedetto XVI, ed ora va per โ€œincontrareโ€ papa Francesco. Racconta infine, commosso, quello a cui ha partecipato dopo lโ€™elezione di papa Francesco, prima che si affacciasse alla Loggia di Piazza San Pietro. Il Papa, che era accompagnato da due cardinali, รจ entrato, guardando a terra, nella Cappella Paolina, si รจ seduto nellโ€™ultima panca raccogliendosi a pregare, quasi rapito; quando si รจ alzato era unโ€™altra persona, sorridente. La preghiera serve a custodirlo nella sua straordinaria relazione con Dio.

Il consulente ecclesiastico nazionale dellโ€™Aiart e direttore del Centro di produzione televisiva vaticana (CTV) mons. Dario Viganรฒ e il dott. Francesco Ognibene, caporedattore di โ€œAvvenireโ€.


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Segue la relazione del Direttore di Rai Vaticano, dott. Massimo Milone, che ha preso servizio in quel ruolo in febbraio, proprio in coincidenza con la rinuncia di Benedetto XVI. Papa Francesco ha sorpreso tutti con quel โ€œBuona seraโ€ iniziale pronunciato dalla loggia di San Pietro, ed ha sconvolto il modo di comunicare. Ha riconosciuto subito, nel primo incontro con i giornalisti, il valore ed il ruolo dei media e la loro grande responsabilitร , precisando che i comunicatori debbono prepararsi per essere in grado di comunicare bellezza, bontร  e veritร . Da parte sua, caratterizza le sue omelie e i suoi discorsi, chiarissimi e sintetici, con la linearitร  e la semplicitร  del racconto. La sua รจ una comunicazione diretta, ed il linguaggio che usa รจ quello della misericordia, della testimonianza, dellโ€™andare incontro. Il dialogo con il giornalista Scalfari non รจ solo con lui, ma con tutti quelli che, come lui, sono alla ricerca e si interrogano sul senso della vita. La sua strategia comunicativa รจ modernissima, e aiuta la chiesa a farsi parola, messaggio, colloquio. Allo stesso modo dovrebbero comportarsi i Cristiani: essere testimoni credibili, cosรฌ che con la vita e la parola sappiano divulgare il Vangelo.

Il Direttore di Rai Vaticano, dott. Massimo Milone

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Quando la parola passa al dottor Marco Politi, giornalista de โ€œIl Fatto Quotidianoโ€, si avverte che alle spalle cโ€™รจ unโ€™esperienza di vaticanista. I confronti tra i diversi papi sono argomentati e puntuali. Giovanni Paolo II aveva una comunicativa naturale, poi divenuta strategia, con la sponda del portavoce, Navarro Valls, che prediligeva la TV americana rispetto ai giornali occidentali. Benedetto XVI, pensatore e predicatore, aveva scarso interesse per la comunicazione mediatica. Papa Francesco ha una spontaneitร  immediata, che diventa un modo di intrecciare relazioni e di guardare avanti. La svolta forte da lui impressa si basa sullโ€™anteporre e considerare piรน importante il rapporto con lโ€™altro rispetto alla trasmissione del messaggio. Eโ€™ cambiato lo stile degli incontri e delle interviste, e lโ€™uso di telefonate e di lettere รจ diventato una costante. Quella di Papa Francesco รจ anche una comunicazione fisica: abbracci, strette di mano, dialogo con i fedeli. Papa Francesco sembra un discepolo diretto degli Apostoli: entra sempre in contatto con la quotidianitร  degli uomini. Se Pietro e gli Apostoli devono governare insieme, ecco che il Papa sceglie 8 cardinali come collaboratori. Anche le donne vanno meglio valorizzate, tanto da ricoprire ruoli alti. La sua attenzione a tutti nella loro umanitร , fa sรฌ che anche i non credenti e gli agnostici prestino attenzione ai suoi gesti, alle sue parole e ai suoi atti.

Il dottor Marco Politi, giornalista de โ€œIl Fatto Quotidiano”e Il Direttore di Rai Vaticano, dott. Massimo Milone.

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Nellโ€™ultimo intervento della giornata, il dott. Francesco Ognibene, caporedattore di โ€œAvvenireโ€, riprende spunti giร  avviati, e li carica ulteriormente di una visuale interpretativa attenta alla dimensione spirituale e cristiana. I giornalisti non erano abituati al ritmo di papa Francesco: ne sono rimasti sorpresi, ma si sono anche, per cosรฌ dire, entusiasmati, e si appassionano ad inseguire il Papa, il quale peraltro, nonostante la bonomia, non fa sconti sulla sostanza della vita cristiana. Le sue omelie e i suoi discorsi, spesso a braccio, ma non per questo meno meditati, propongono una grande concretezza dโ€™azione e di pratica di vita.

Ma chi รจ il Papa? Eโ€™ una persona fuori dal comune, anche se non ha nulla di appariscente; bisogna seguirlo ed ascoltarlo, cercando di spogliarsi โ€“ come ha detto Lui โ€“ della โ€œmondanitร  spiritualeโ€ molto diffusa. I giornalisti hanno il dovere di interpretarlo bene e di riferirlo fedelmente; occorre avere lโ€™umiltร  di non sovrapporsi, ma di seguire il Papa, che sta costruendo la strada. Come andrร  a finire? Non รจ lรฌ il problema principale, lโ€™importante รจ camminare.
E cosa deve fare la Chiesa, secondo il Papa? La Chiesa non รจ un negozio, nรฉ unโ€™agenzia umanitaria, ma essa deve portare Gesรน, proprio come ha fatto Maria, ed avere la grazia della vergogna. Facciamoci lโ€™esame di coscienza, soprattutto i giovani, e per aiutare i giovani; essi hanno un radicale pessimismo riguardo a sรฉ stessi, ma Gesรน รจ un โ€œinfermiereโ€ che cura personalmente le ferite di ognuno di noi.

Il dibattito si sofferma su alcuni aspetti specifici: lโ€™importanza di capire lo stile personale, ben strutturato spiritualmente, di papa Francesco; le ambiguitร  del caso Priebke; il dubbio che lโ€™entusiasmo attuale si attenui quando il Papa si pronuncerร  su temi etici; la constatazione che il piglio del governante non รจ uguale per tutti i Papi. Dulcis in fundo, la preghiera ad hoc del cardinal Martini: โ€œFaโ€™, o Signore, che le antenne e i campanili sappiano dialogare tra loro, donaci persone capaci di unire nella loro vita lโ€™antenna e il campanile, in grado di coniugare le due fedeltร  con professionalitร  ed amoreโ€.

La giornata avrร  un finale delizioso, con il concerto serale nella basilica di S. Pietro in Ciel dโ€™Oro (chiesa romanica che custodisce lโ€™urna di S. Agostino e, nella cripta, il sarcofago di Severino Boezio), dove il quintetto di trombe dei โ€œFive Brassโ€ eseguirร  brani di autori minori del โ€™600 e del โ€™700, di Mozart e di Haendel, nonchรฉ la โ€œmarcia trionfaleโ€ dellโ€™โ€œAidaโ€ di Verdi.

Il consulente ecclesiastico nazionale dellโ€™Aiart e direttore del Centro di produzione televisiva vaticana (CTV) mons. Dario Viganรฒ e il dott. Francesco Ognibene, caporedattore di โ€œAvvenireโ€.

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Sabato 26 ottobre, dopo la S. Messa, celebrata dal vescovo di Pavia, mons. Giovanni Giudici, inizia il convegno su โ€œBioetica e Mediaโ€: tre ore intense, senza interruzione, con relazioni, valutazioni ed approfondimenti di notevole spessore e interesse. โ€œBioetica e Mediaโ€ sono lโ€™argomento ed il titolo di una ricerca commissionata dal Comitato di presidenza dellโ€™AIART al prof. Stefano Colloca, aggregato di Etica della Comunicazione presso lโ€™Universitร  di Pavia.
Moderatore del Convegno รจ il prof. Giampaolo Azzoni, ordinario di Filosofia del Diritto presso lโ€™Universitร  di Pavia.

Eโ€™ lo stesso prof. Stefano Colloca ad illustrare il progetto, pur rimandando, per i particolari, al testo che รจ stato pubblicato. Il professore precisa subito che ha scelto, per vedere come trattano la Bioetica, soltanto i programmi televisivi di informazione (non, ad es., le fiction), e quelle trasmissioni di intrattenimento, in cui sono presenti anche personaggi noti che esprimono il loro parere o narrano le loro esperienze.

Per non creare confusioni, vanno distinti il campo fattuale (le questioni scientifiche) e la dimensione assiologica (le questioni morali, giuridiche, religiose, politiche). Il giornalista che va alla ricerca della notizia di bioetica, non deve essere per forza uno scienziato, anzi รจ meglio che non lo sia, ma รจ necessario che conosca il metodo usato per formulare una teoria scientifica, e che sia consapevole dei problemi epistemologici.

Il giornalista scientifico prima accerta i fatti e poi li valuta, tenendo la dovuta equidistanza tra veritร  scientifica (e anche storica), e teorie โ€œcomplottisteโ€, che non siano sostenute da prove, e rimangano quindi improbabili. Tali, ad esempio, sono state alcune teorie che si diffusero dopo lโ€™11 settembre 2001, oppure, in Italia, il metodo Di Bella (1997) e, recentemente, il metodo โ€œStaminaโ€ (2013). Altro รจ Textbook science, cioรจ le teorie giudicate scientifiche da anni e non falsificate da prove, e altro Frontier science, cioรจ le ipotesi di laboratorio. E ancora, non sono da confondere equilibrio ed equidistanza.

Sui giornali, e nei telegiornali, ci sono talvolta titolo entusiasti, che non rispecchiano perรฒ il contenuto degli articoli e dei servizi, ingannando chi, magari ammalato, leggendoli, o ascoltandoli, si illude. Lโ€™informazione scientifica puรฒ essere un argine al potere, ma puรฒ diventare un potere essa stessa; deve essere indipendente, ma deve anche autocontrollarsi. Indipendenza, inoltre, non deve voler dire neutralitร : il giornalista scientifico deve saper prendere posizione. Una competizione (da โ€œcum petereโ€ = cercare insieme) delle varie posizioni giornalistiche รจ da favorire. Va sempre rispettata, poi, la dimensione assiologica, anche quando si va alla ricerca della specificitร  di un caso o si fanno sondaggi e rilevazioni demoscopiche.

Una griglia di analisi, utile per indagini che descrivano come il giornalismo tratta la bioetica (ma anche altre materie) puรฒ contenere diverse possibili combinazioni tra i seguenti cinque elementi: presenza (o assenza) 1) del racconto dei fatti; 2) del racconto delle principali opzioni assiologiche (valoriali); 3) di soltanto una o alcune delle principali opzioni assiologiche; 4) di una presa di posizione riconoscibile; 5) di una presa di posizione non riconoscibile. La regola dโ€™oro della notizia di bioetica รจ proprio il dire (o rendere riconoscibile) ciรฒ che si sta facendo.

Interviene il prof. Giampaolo Azzoni, moderatore del Convegno, che sottolinea come anche lโ€™approccio scientifico piรน corretto possa correre il pericolo di sottostare allโ€™imperativo della tecnica, come se tutto ciรฒ che รจ possibile fosse un bene per lโ€™uomo. La bioetica comincia quando cโ€™รจ una riflessione critica, quando, ad esempio, sui valuta se lโ€™eutanasia possa, o no, essere un bene per lโ€™uomo. Nei media si riscontra spesso una forte contrapposizione fra la bioetica laica e la bioetica cattolica. In realtร , se le argomentazioni sono di ordine razionale, e non ideologico, su molte questioni cโ€™รจ una significativa ed ampia convergenza.

Interessante lโ€™intervento della professoressa Marianna Gensabella, docente di Deontologia dellโ€™informazione presso lโ€™Universitร  di Messina, membro del Comitato nazionale di Bioetica, e dirigente dellโ€™associazione โ€œScienza e Vitaโ€. โ€œBioetica e mediaโ€ รจ un tema nuovo, nel quale si intrecciano la rivoluzione dei media, che sono nelle mani di tutti, e le problematiche impreviste ed imprevedibili per il futuro che interessano allโ€™etica.Il primo compito deontologico dei media รจ informare bene, perchรฉ gli uomini possano scegliere.

Alcune ricerche, invece, sono inutili, perchรฉ sono fatte per conto di chi ha degli interessi, come possono essere, ad esempio, quelli delle industrie farmaceutiche. La luce del sospetto (la verifica delle fonti), che รจ tipica dello scienziato, deve essere usata anche dagli informatori. La correttezza del dato scientifico, poi, rende piรน autorevole il giudizio morale. Il giornalista ha il dovere di formarsi unโ€™idea per poter scegliere, o almeno rendere conto delle diverse opzioni, senza perรฒ confondere tutto.

Quanto alla bioetica ambientale, non ci sono grandi conflitti di idee, ma cโ€™รจ una grande urgenza di prendere i provvedimenti necessari.

Per quanto riguarda gli uomini, le storie individuali di grande sofferenza tengono campo facilmente, ma bisogna stare attenti a non cadere in una sorta di individualismo, che non tenga piรน conto dei principi e dei valori.
La Bioetica chiama in causa la nostra coscienza: non si puรฒ dare indiscriminatamente potere ad una scienza e ad una tecnica, le cui conseguenze ricadranno sulle generazioni future. Vi sono anche delle questioni di bioetica quotidiana e sociale, come quelle dei soggetti deboli che chiedono di essere aiutati a โ€œvivereโ€ nelle loro case: sono campi in cui sono chiamate in causa la responsabilitร  della politica e la solidarietร  di ciascuno di noi.

Tocca poi al dott. Stefano Mosti, presidente dellโ€™Osservatorio di Pavia (lโ€™unico in Italia) sulla comunicazione radiotelevisiva, presentare i risultati di un recente monitoraggio su sette telegiornali italiani di prima serata. La politica mantiene sempre il primo posto, passando anzi, rispetto al 2012, dal 20% al 30%. Seguono economia e lavoro (13%), cultura e spettacolo (10%), criminalitร  (10%); per citarne altre, la cronaca di incidenti รจ al 7,5%, la politica estera al 4,4%, mentre la salute si ferma allโ€™1,5% . Nellโ€™ambito della salute, le voci dei rischi, delle patologie, e anche della salute dei Vip, precedono la bioetica. Riguardo a questa, ultimamente hanno fatto la parte del leone le cellule staminali, ma spesso sono i casi umani ad aver risalto; quanto alle emittenti, stranamente โ€œLa7โ€ non ha nessuna notizia di bioetica. Il dott. Mosti non manca di sottolineare altre tendenze: la narrazione di tipo emotivo, la personalizzazione delle vicende, i malati che diventano simboli, gli appelli al pathos, il ricorso ai testimonial, oltre alla semplificazione delle notizie.

Nellโ€™ultimo intervento del Convegno la dott.ssa Rossella Sobrero, esperta di comunicazione ambientale, e presidente di unโ€™associazione, Koinetica, che si occupa di etica e media, si concentra su tre parole. Superficialitร : si sta abbassando il livello critico, anche perchรฉ le redazioni dei giornali sono ridotte allโ€™osso. La civiltร  dellโ€™immagine ci fa accumulare frammenti a discapito dellโ€™unitarietร  dei problemi. Per opporci alla superficialitร , dovremmo โ€œarrabbiarciโ€ e agire. Cambiamento: รจ sotto gli occhi di tutti che con il web cambia il modo di fare e di ricevere comunicazione, e che le innovazioni tecnologiche aumentano il gap tra i โ€œpoveriโ€ culturalmente e chi ha accesso a tutti i media. Quanto allโ€™Auditel, di cui si รจ molto scontenti, la dottoressa, rispondendo ad una domanda, proclamerร , tra gli applausi : โ€œlโ€™Auditel morirร โ€. Responsabilitร : una maggiore responsabilitร  dovrebbe essere sentita dai giornalisti e dai pubblicitari, evitando campagne subdole e disoneste a vantaggio, ad esempio, di un certo prodotto farmaceutico. Si gioca troppo sulle emozioni per raccogliere fondi. Ma cโ€™รจ soprattutto una responsabilitร  individuale: ciascuno รจ chiamato alla solidarietร , allโ€™ascolto, alla collaborazione.

Nel corso del dibattito si ribadisce, tra lโ€™altro, che anche la scienza fatta bene non risolve i problemi etici, e che quindi cโ€™รจ da fare per tutti, ma รจ giunto il momento di concludere i lavori delle tre giornate di Pavia. Il presidente Luca Borgomeo ringrazia tutti, commosso, eโ€ฆarrivederci al prossimo Corso dellโ€™AIART.

Mosti – Bioteca e Media Mosti – Bioteca e Media

Il prof. Stefano Colloca, la professoressa Marianna Gensabella, il prof. Giampaolo Azzoni, il presidente Luca Borgomeo e la dott.ssa Rossella Sobrero.

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Bibliografia essenziale (alcuni testi suggeriti durante il Corso)

โ€œInter mirificaโ€: documento conciliare sulla comunicazione sociale, 4 dicembre 1963
Card. Carlo Maria Martini, โ€œIl lembo del mantelloโ€, Lettera pastorale 1991-2
Serena Dinelli, โ€œLa macchina degli affettiโ€, Franco Angeli, 1999
Walter Benjamin, โ€œAngelus Novusโ€, Einaudi, 2006
Norman Doidge, โ€œIl cervello infinitoโ€, Ponte alle grazie, 2007
Cristoph Theobald, โ€œTrasmettere un Vangelo di libertร โ€, EDB, 2010
Jonah Lynch, โ€œIl profumo dei limoniโ€, Lindau, 2011
Chiara Giaccardi (a cura di), โ€œAbitanti della reteโ€, Vita e Pensiero 2011
Nicholas Carr, โ€œInternet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervelloโ€, Cortina Raffaello, 2011
Antonio Spadaro, Cyberteologiaโ€, Vita e Pensiero, 2012
Charles Duhigg, โ€œLa dittatura delle abitudiniโ€, Corbaccio, 2012
Giovanni Baggio, โ€œDal papiro al silicio. Percorsi e ambiti della Media Educationโ€, Paoline, 2012
Valentina Furlanetto, โ€œLโ€™industria della caritร โ€, Chiarelettere, 2013
Stefano Colloca (una ricerca a cura di), โ€œBioetica e Mediaโ€, AIART, 2013

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