Educare al principio di realtà la “generazione smartphone”
L’evoluzione tecnologica e sociale ha cambiato drasticamente le modalità educative e relazionali. Sempre più evoluti strumenti tecnologici, con straordinarie potenzialità, assumono la funzione di “tata” elettronica. Necessarie nuove regole per un uso responsabile. Di Vincenzo Franceschi
La storia riportata dal Corriere della Sera inerente un bambino italiano di 3 anni che impaurito da un possibile castigo da parte dell’educatrice risponde preoccupato “Mi togli il wifi?” è uno dei tanti casi paradossali, ma purtroppo veri, che rispecchiano perfettamente l’urgenza della questione educativa di fronte ad uno scenario sociale completamente cambiato, a causa di un sempre più evoluto ambiente multimediale, che pur avendo portato ad una svolta tecnologica unica, capace di semplificare e accelerare la comunicazione tra individui; ha al contempo preso il predominio portando i più impreparati (per lo più giovani “vittime”) ad una sorta di assuefazione digitale, tanto da essere addirittura considerato sostitutivo di rapporti umani ravvicinati.
Le vittime più deboli, i bambini, non sembrano più distinguere tra ambiente digitale e realtà; affascinati ma intrappolati in questo nuovo mondo e lontani da genitori sempre più compiacenti e poco preparati ad affrontare, insieme a loro, una vita social, touch, on demand, si ritrovano a ingurgitare, inconsapevolmente, dosi massicce di messaggi che non possono decifrare. Oggi non si tratta più di una dipendenza da una dimensione vaga e aleatoria come la comunicazione: si tratta di una dipendenza da reti sociali, e c’è il pericolo che questa diventi la normale palestra di organizzazione del senso; portando così alla netta prevalenza delle percezioni rispetto alla realtà, dell’emotività sulla razionalità, delle rappresentazioni rispetto ai numeri, ai fatti e all’evidenza.
I nativi digitali, pur essendo in grado di far scorrere le piccole dita con estrema scioltezza sugli schermi digitali, faticano a coordinare i movimenti manuali e appaiono del tutto disorientati, di fronte a costruzioni, pastelli, formine e mattoncini colorati. Apparentemente può far sorridere, ma ci troviamo di fronte a bambini meno meditativi che non conoscono l’importanza che il giocare all’aria aperta può avere sulle loro capacità fisiche, sull’immaginazione, sull’affettività e sulla socialità. Inoltre, una larga parte di questi bambini prendono sonno cullati dalle voci di tv, tablet, pc, finendo così per attribuire a questi “giocattoli” un punto di riferimento primario, spesso in sostituzione di quelli esistenti e/o insoddisfacenti. Il minore deve essere tutelato ed educato all’uso dei nuovi media con regole precise e magari attenendosi al “principio di precauzione”, che significa anche assegnare a tali strumenti un ruolo adeguato nell’economia della propria giornata e della propria vita, evitando così che diventino gli unici riferimenti di socialità e di conoscenza.
Ovviamente è superfluo parlare di concessioni, da fare ai bambini, poiché fin dalla tenera età sono a “contatto” con questi strumenti; per loro è normale vedere immediatamente la foto appena scattata, il loro cartone preferito su un tablet al ristorante o la nonna lontana con skype. E’, quindi, corretto che i ragazzi abbiano lo spazio per partecipare al loro mondo ma è altrettanto doveroso che i genitori acquisiscano un atteggiamento vigile e critico non solo sulla vita reale dei propri figli, ma anche su quella virtuale: è una responsabilità educativa, questa, definita non solo eticamente e pedagogicamente ma anche giuridicamente. Una prevenzione efficace parte, innanzitutto, da contesti familiari capaci di aiutare i minori a prendere coscienza delle emozioni e a saperle esprimere, a trattare i dati personali con riservatezza e attribuire rispetto alla propria intimità e a quella degli altri; secondariamente, da contesti educativi quali scuole e istituzioni che, avendo anch’essi una responsabilità giuridica, devono promuovere, favorendo la partecipazione attiva e coinvolgendo bambini, adulti, genitori e insegnanti, competenze di lettura e interpretazione di questo nuovo mondo sotto la spinta della Media Education.
La rivoluzione tecnologica non è una minaccia, ma un’opportunità per il nostro sviluppo e la nostra conoscenza. È la sua gestione, la sua finalizzazione, che risulta coerente o meno a criteri morali o di sviluppo economico-sociale.