Dl COVID, diritto alla disconnessione.
AIART: “Finalmente una legge a cui avevamo fatto appello nel 2016. Soddisfazione per le prime barriere all’iperconnessione”
“Anche in Italia una legge per il diritto all’oblio nel tempo libero; chiediamo al governo di assumersi la responsabilità di regolamentare questo aspetto, non dimenticando la dimensione educativa che dovrebbe caratterizzare ogni individuo”: una richiesta rimasta inascoltata fino ad oggi e a cui l’Associazione cittadini mediali aveva fatto appello nel lontano 2016 in riferimento alla norma del governo francese che stabiliva per la prima volta il diritto, per tutti i dipendenti di un’organizzazione, di staccare telefono e cellulare e non essere di conseguenza sempre reperibili.
E finalmente con lo smart working arriva il “diritto alla disconnessione”: approvato nel nuovo emendamento al decreto Covid e che riconosce “alla lavoratrice o al lavoratore che svolge l’attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati”. La disconnessione “non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi”.
“Che il lavoratore si trova in un ufficio o a casa propria dovrebbe essere ininfluente per definire le ore di lavoro. Vita online e off line rischiano un’osmosi pericolosa e l’iperconnessione porta l’uomo ad annullare condizioni necessarie della sua esistenza come il riposo e l’aspetto ludico”: Giudica così Giovanni Baggio l’emendamento al decreto covid approvato dalle commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera.
“E’ un cambiamento normativo – precisa Baggio – a vantaggio di un bilanciamento tra i due tempi: online e offline, ma che dovrà partire da un cambiamento culturale ed educativo”.
Dobbiamo interpretare il diritto alla disconnessione non solo come esigenza legata alla pandemia ma una garanzia per i lavoratori, affinché la giornata lavorativa rientri nelle norme e non venga in qualche modo modificata a causa della sempre più ‘invadente e costante’ iperconnessione .