Tra il dire e l’educare c’è di mezzo il web

Un convegno organizzato dall’Aiart di San Donà di Piave per la giornata delle comunicazioni sociali. La sfida affascinante di educare alla comunicazione per costruire un’autentica cultura dell’incontro. Di Sandra Costa

Il 17 maggio a San Donà di Piave, l’Aiart ha organizzato un momento di riflessione rivolto a genitori, insegnanti ed educatori sul tema della comunicazione come incontro, come possibilità relazione autentica, oggi “aumentata” o “sminuita” dalle nuove tecnologie (questo dipende da che prospettiva vogliamo affrontare la complessità della questione). Un contributo significativo è stato offerto da Marco Deriu, docente di etica dell’Università cattolica di Milano e da Rinalda Montani, Università di Padova, presidente regionale del MED e presidente del Comitato UNICEF di Padova.

Da dove siamo partiti? Dal messaggio di Papa Francesco “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”, il tema scelto per il suo primo Messaggio in occasione della XLVIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali 2014; abbiamo fatto propri interrogativi e riflessioni all’interno della Bellissima lettera: “ (…) Che cosa ci aiuta nell’ambiente digitale a crescere in umanità e nella comprensione reciproca? Non basta passare lungo le “strade digitali”, cioè essere semplicemente connessi: occorre che la connessione sia accompagnata dall’incontro vero. (..) La comunicazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica(..)”.

Il professor Marco Deriu, nel suo intervento, ci ha fatto sostare dentro il cuore delle parole, partendo dai due termini cardine: “ Comunicazione” ed “Educazione”. Due “parole-azione” che mettono in gioco la volontà: devo voler comunicare e, ad un tempo, devo voler educare; devo voler condividere qualcosa con qualcuno (i valori ricevuti e fatti propri) e , ad un tempo, devo cercare di farlo nel modo più adeguato allo scopo e alla persona (alle persone) a cui mi rivolgo. E’ la via della consapevolezza, dell’intenzionalità, del rispetto.

Nel mondo dei media l’intenzionalità educativa e comunicativa va orientata e il professor Marco Deriu ci indica alcune possibili direzioni.

Primo passo: educare il desiderio: il desiderio di identità- abitare il proprio nome- che significa preservare il valore della memoria “lunga”, contro la presentificazione mediatica; il desiderio di parola- l’ascolto…il silenzio dell’ascolto, che è un silenzio di apertura, disponibilità a decentrarsi, necessario a creare lo spazio per l’espressione e il dialogo. Questo implica educare al desiderio di verità (alétheia): far uscire dal nascondimento se tessi e gli altri, anche nei luoghi virtuali della rete, dove il naturale desiderio di incontro e di relazione chiede autenticità. Non posso far incontrare una bugia…

Secondo passo: Fornire competenza mediale e, accanto, competenza valoriale. Ciò indica cambiare prospettiva: dall’etica della ricezione all’etica della fruizione (dalla radice di frux, “frutto”-utilizzare qualcosa traendone giovamento). Rispetto ai Social Network, la competenza si traduce nella capacità di conoscere, capire e interpretare le opportunità favorevoli: discernere “tra” e riconoscere ciò che è “vero, bello, buono”, sapendo mettere in evidenza i sistemi di valori cui i media fanno riferimento, conservare la libertà interiore di fronte alla pressione dei media, costruire insieme alle persone la capacità critica che consente di utilizzare i nuovi ambienti comunicativi della rete in modo proficuo, intelligente e creativo.

Terzo passo: saper mettersi in ascolto delle esperienze fondamentali della vita: nascere, morire, amare, lavorare, gioire, soffrire, accogliere, educare.. e da queste esperienze cogliere significati, valori, dimensioni a rischio, punti di forza, elementi di slancio. Ciò interpella a ri-costruire un rapporto con il tempo: il nostro tempo, il tempo della Parola, il tempo dei nostri interlocutori, il tempo del futuro…futuro del quale non dobbiamo “rubare la speranza” ai nostri giovani. Il presente chiede allora a tutti gli adulti di proporre una comunicazione attendibile e vera, in cui le parole siano coerenti con i gesti concreti, affinché il nostro dire sia anche il nostro fare nella quotidianità-sia essa fatta di immersione nel reale, ma anche di soste dentro gli spazio sociali della rete. Una quotidianità complessa, che chiede di attrezzare i nostri ragazzi a trarne frutto per essere loro stessi portatori di buoni frutti, capaci di dar vita a incontri tra persone che, ovunque agiscano, sappiano utilizzare “la lingua della mente, del cuore e delle mani”.

L’intervento della professoressa Rinalda Montani in chiave di moderatrice, ha regalato alla platea di genitori, insegnanti ed educatori presenti ulteriori spunti di riflessione, evidenziando il punto di forza della formazione, che va attuata quando i figli sono ancora piccoli, perché gli interrogativi in campo educativo vanno formulati prima che si pongano in termini di difficoltà, di criticità, di errori. Il tempo dilatato, dedicato, dosato, delicato..è il nostro alleato nella sfida affascinante dell’educare alla comunicazione, così da promuovere e co-costruire quell’autentica cultura dell’incontro che il mondo attende.