Vogliamo Bene al Papa come piace all’Arcivescovo
Perfino a suon di rock (ma non solo): vogliamo bene a papa Francesco come piace all’arcivescovo
Un’idea da copiare. Per di più ecologica e poliedricamente sfaccettata.
«Noi vogliamo bene al Papa. E questo si esprime ascoltando la sua voce e leggendo i suoi testi. Noi non dipendiamo dai titoli dei giornali.» (8 settembre 2018, Duomo di Milano pontificale per la festa di Santa Maria Nascente).
«La lettura del messaggio per la Giornata della pace che attendiamo da papa Francesco, offre a tutta la Chiesa temi e stimoli per riflettere e per farsi carico di quanto ciascuno può fare per contrastare i venti di guerra che continuano a soffiare sul pianeta. Uomini e donne di buona volontà possono perseverare nel seminare una cultura di pace anche oggi. Credo che sia necessario dedicare tempo e fiducia alla riflessione, alla preghiera, al confronto, prima di promuovere iniziative.» (La situazione è occasione, lettera pastorale 2019-20, 4.1 La giornata della pace).
Detto… e già fatto! Nella sua diocesi di Milano, queste esortazioni dell’arcivescovo Mario trovano infatti dal 2007 chi si sforza di portare integralmente all’attenzione di tutti uno dei più importanti messaggi che ogni anno il Papa indirizza all’umanità intera: il messaggio di Capodanno per la Giornata Mondiale della Pace. Giornata istituita l’8 dicembre 1967 proprio da un altro arcivescovo di Milano: Giovanni Battista Montini una volta divenuto papa Paolo VI, che nell’occasione dichiarava:
La proposta di dedicare alla Pace il primo giorno dell’anno nuovo non intende qualificarsi come esclusivamente nostra, religiosa cioè cattolica; essa vorrebbe incontrare l’adesione di tutti i veri amici della pace, come fosse iniziativa loro propria, ed esprimersi in libere forme.
La Chiesa cattolica, con intenzione di servizio e di esempio, vuole semplicemente “lanciare l’idea”, nella speranza ch’essa raccolga non solo il più largo consenso del mondo civile, ma che tale idea trovi dappertutto promotori molteplici, abili e validi.
e proseguiva
Occorre sempre parlare di Pace! Occorre educare il mondo ad amare la pace, a costruirla, a difenderla; […] occorre suscitare negli uomini del nostro tempo e delle generazioni venture il senso e l’amore della pace fondata sulla verità, sulla giustizia, sulla libertà, sull’amore.
COME?
L’iniziativa, denominata Dialoghi di Pace (leggi di più >>> su www.rudyz.net/dialoghi), si prefigge di rendere attraente, proponendolo in forma artistica, un documento che, nonostante il tema sia sempre all’ordine del giorno, di per sé in pochi leggono per intero accontentandosi, per chi lo fa, delle sue mediazioni giornalistiche.
La formula adottata vede il testo suddiviso in brevi, veloci, battute che tre lettori interpretano, facendole proprie ed incalzandosi l’un l’altro nella lettura, come se fossero impegnati in un’animata discussione.
A darle “respiro” ed incisività contribuisce poi la musica: che la contrappunta con diversi interludi; a partire dal “concertino” di benvenuto col quale si accoglie il pubblico per creare subito in chiesa (o negli altri luoghi in cui l’iniziativa si svolge) un’atmosfera adeguata a vivere al meglio questa esperienza: non esclusivamente ecclesiale come qualcuno, sbagliando, potrebbe credere.
PERCHÉ?
Come il Messaggio che diffondono, i Dialoghi di Pace sono infatti rivolti a tutti, e perciò espressamente pensati come un tempo che i Cristiani Cattolici possono vivere anche in preghiera, mentre la spiritualità di chi non lo è, o non ha alcuna convinzione religiosa, suggerisce sempre a ciascuno il modo migliore di prendervi parte; molto piacevolmente, come dichiara chi c’è stato (leggi di più >>>).
Così facendo ci si prefigge di valorizzare i discorsi di papa Francesco nella loro interezza, per superare l’emotività della “cultura del selfie” ed aiutarlo a raggiungere credenti e non credenti anche con i contenuti del suo messaggio universale oltre che con la simpatia umana che suscita.
MINISTORIA
Avviati nella chiesa Regina Pacis di Milanino, quasi il compimento di una “vocazione” all’epoca non conosciuta (si è infatti scoperto solo successivamente che il cardinale Ferrari la volle come “Tempio votivo diocesano per la pace ridonata all’Europa dopo la Prima Guerra Mondiale), nel corso degli anni, e dopo quasi 70 date, i Dialoghi di Pace riscuotono un crescente successo che li ha portati ad essere capillarmente presenti in Diocesi di Milano con almeno un’edizione in ognuna delle sue sette Zone Pastorali (in alcune anche 2 o 3) e da qualche tempo sono un appuntamento stabile anche in altre regioni d’Italia toccando le Marche ed arrivando fino in Puglia.
OGNI ANNO
Le edizioni in calendario dell’anno in corso, ma spesso anche già del successivo, sono sempre tempestivamente pubblicate sul sito www.rudyz.net/dialoghi, anche con una specifica pagina per dettagli su date, sedi ed altre info.
Altre attendono solo la conferma della data, in particolare quelle autunnali; sempre per diverse ragioni “Francescane”: per la cercata concomitanza con l’anniversario per la preghiera interreligiosa per la pace voluta da Giovanni Paolo II nel 1986 in Assisi o perché ospiti di San Francesco e dei suoi frati in chiese e conventi di questo ordine religioso.
DECLINAZIONI DELLA PACE
Alla principale finalità di promuovere la pace, motivazione che accomuna credenti e non credenti, i Dialoghi di Pace accostano diverse ulteriori attenzioni.
1. PITTURA, STORIA, ARCHITETTURA
La scelta di tenere i Dialoghi di Pace in sedi, quando possibile, particolarmente significative per la loro bellezza – fra le altre le chiese milanesi di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso e di Sant’Angelo, i cui cicli pittorici sono al termine di ogni edizione man mano brevemente illustrati secondo un programma pluriennale da Rosa Giorgi, Direttrice del Museo dei Beni Culturali Cappuccini – testimonia la volontà di valorizzare il patrimonio storico ed artistico dei luoghi che li ospitano; e le cronache dimostrano come, per l’elevato valore simbolico che rivestono, anche i beni culturali siano frequentemente vittime di scellerate strategie terroristiche nei teatri di guerra.
2. MUSICA
Il desiderio di portare musica colta, non di rado di compositori viventi, anche in luoghi diversi dalle principali sedi ed istituzioni musicali e ad un pubblico nuovo perché in gran parte (e forse per la maggior parte) non già appassionato ad essa. Musica per lo più classica ma anche dei generi più vari e per i più diversi strumenti e formazioni: ricompresi in tutto l’arco delle combinazioni possibili fra il concertista solista e l’intera orchestra con soli e coro!
In alcune circostanze offrendo a giovani musicisti, a volte allievi di scuole di musica civiche e non finalizzate al professionismo, ma anche a studenti dei Conservatori Statali, l’opportunità di esibirsi di fronte al pubblico e per un evento di rilievo.
Più in generale grazie alla generosa disponibilità di artisti affermati.
LA PROVVIDENZA
Non bisogna infatti mai dimenticare che i Dialoghi di Pace sono, per fondante ed irrevocabile scelta di chi li ha ideati, un’iniziativa esclusivamente sostenuta dalla Provvidenza. E si realizzano grazie a chi mette gratuitamente al loro servizio le proprie capacità e possibilità artistiche (musicisti, attori, fotografi…) o logistico – organizzative e promozionali.
2. bis SINFONIA PER LO SPIRITO, NON UNO SPETTACOLO
Proposta nel contesto dei Dialoghi di Pace, alla musica (sacra ma anche a quella che non è tale: classica, antica, jazz, blues e perfino rock!), è restituito il valore spirituale universale che le appartiene e che tocca l’animo umano di credenti e non credenti.
Connotazione che si va perdendo per il moltiplicarsi di concerti nelle chiese: sempre più apprezzati e partecipati ma che sempre più diventano occasione di puro godimento estetico.
Ne sono prova atteggiamenti non proprio consoni al luogo, ridotto a cornice di pregio (ed a buon prezzo) di una sala da concerto (che alcuni organizzatori poco avveduti infatti definiscono “splendida location”, “luogo iconico” e così via): dalla quale, non di rado, si è obbligati ad allontanare il “padrone di casa” per ragioni di “inopportuna” opportunità.
Viceversa la musica, come insegnano le “Meditazioni con l’organo” volute e condotte da mons. Giuseppe Angelini in San Simpliciano a Milano (alle quali i Dialoghi di Pace sono debitori per la loro ideazione), può diventare il punto di incontro di spiritualità diverse per una proposta che non si riduca ad un semplice concerto ma sia significativa e condivisibile anche con chi ordinariamente non frequenta la chiesa e non parteciperebbe certo ad una catechesi, una via Crucis, un’Adorazione o a qualsiasi altra celebrazione liturgica.
Un ottimo esempio di lungimirante collaborazione nel senso che proponiamo, vede da un paio di anni il felice inserimento dei Dialoghi di Pace come stabile appuntamento nell’ambito di un ciclo di concerti dedicati alla musica barocca organizzato a Varese dall’associazione Omaggio al Clavicembalo (Una musica può fare leggi di più >>>).
3. ECOLOGIA: ZERO RIFIUTI PER UNA LAUDATO SI’ DEI FATTI
Che la salvaguardia dell’ambiente sia uno dei fondamentali presupposti per il mantenimento e la promozione della pace è affermazione indiscutibile. E la controprova della sua veridicità risiede nel fatto che, in Italia come nel resto del mondo, i luoghi dove l’ambiente non è adeguatamente rispettato e tutelato sono gli stessi nei quali sono più sistematicamente violati la legalità ed i diritti dell’uomo e dove imperano soprusi e violenza fino ad arrivare alla guerra aperta.
Ciò premesso, chi organizza i Dialoghi di Pace è arciconvinto che la modalità di sensibilizzazione ambientale più efficace sia quella che “contamina ecologicamente” le attività ordinarie, ancor più quando non particolarmente indirizzate a chi è già attento a questi temi.
Proporre di adottare semplici comportamenti concreti, come offrire nel “dopodialoghi” un Brindisi ecologico per la Pace con prodotti del commercio equosolidale, invitare esplicitamente in locandina a venire a piedi, in bicicletta o servendosi del trasporto pubblico (purtroppo in alcune sedi non disponibile), a lasciare a casa il cellulare e, soprattutto, a portarsi da casa un bicchiere NON usa e getta per evitare il consueto spreco di quelli a perdere (tipico di ogni appuntamento conviviale e troppo spesso addirittura contraddittorio nei fatti rispetto ai principi proclamati), si ritiene siano proposte più efficaci di parole, magari proprio dette in convegni sulla Laudato si’ di papa Francesco, che spesso restano solo dichiarazioni di principio e non diventano azione pratica che impegni ad un minimo sacrificio foriero di un cambiamento personale!
Per questa ragione i Dialoghi di Pace sono ovunque sempre copromossi anche da associazioni ambientaliste ed aderiscono all’iniziativa “Vuoi bere? Portati il bicchiere!” (leggi di più >>>) lanciata dal progetto Campanili Verdi (www.rudyz.net/campanili) per dimostrare che è possibile far diventare “a rifiuti zero” ogni aperitivo, pranzo o cena.
ASSIEME È MEGLIO, E VIENE MEGLIO
Per la trasversalità dei temi e dei loro corollari ecologici e musicali – culturali, questa proposta è particolarmente idonea ad essere promossa congiuntamente da diverse realtà e settori ecclesiali operanti negli ambiti sociale, culturale, missionario e caritativo e si presta bene a coinvolgere realtà istituzionali ed associative della società civile.
Testimonia quanto ciò corrisponda al vero la gioiosa presenza sulle locandine delle varie edizioni di innumerevoli sigle che, insieme a molte istituzioni pubbliche (incluse le Regioni Marche e Lombardia), sostengono e co-promuovono i Dialoghi di Pace assicurando loro il duplice respiro ecclesiale e civile al quale tiene sempre tanto chi li ha ideati (leggi di più >>>).
GRATIS
Ad ognuna di esse non è richiesto alcun contributo economico né di condividere alcuna responsabilità, ma soltanto di partecipare con una delegazione di rappresentanza e di pubblicizzare i Dialoghi di Pace come una propria attività attraverso i rispettivi canali di comunicazione.
L’eterogeneità e la trasversalità delle adesioni garantisce inoltre ad ogni copromotore di raggiungere settori della popolazione e realtà più ampi rispetto alla più diretta cerchia di interessati di ciascuno favorendo un interscambio di conoscenze e relazioni sempre benefico per tutti.
Perché i Dialoghi di Pace vogliono essere un gesto di apertura della comunità ecclesiale e di chi la frequenta nei confronti di tutti coloro, singoli o associati, che vivono ed operano nel territorio sul quale geograficamente insiste.
I MEDIA
Oltre agli aspetti già richiamati, i Dialoghi di Pace si propongono infine di promuovere anche la stampa di qualità, da alcune edizioni in sinergia con i mensili Scarp de’ Tenis e L’Amico della Famiglia di Seregno, il settimanale Il Nuovo Amico delle diocesi di Pesaro, Urbino, Fano Fossombrone Cagli Pergola, e www.occhisulsociale.it dell’Ufficio Pastorale Sociale e Lavoro della Diocesi di Milano. Altre sono state invitate e si attendono riscontri.
PROSPETTIVE: COPIATECI, NON SIAMO GELOSI
L’obiettivo più generale dei Dialoghi di Pace è dunque quello di offrire a chiunque voglia “copiarli” per conto proprio una modalità facilmente attuabile a qualsiasi livello per portare le parole di pace di papa Francesco anche a chi non frequenta le nostre comunità.
UNA IN OGNI ZONA, UNA IN OGNI DIOCESI
In Diocesi di Milano, grazie a mons. Piero Cresseri che ha incoraggiato e sostenuto nell’intento i promotori (e a don Antonio Novazzi che ne ha riconfermato la decisione), come si è detto i Dialoghi di Pace sono da diversi anni una proposta di riferimento per l’intera Zona Pastorale VII – Sesto San Giovanni.
E vorrebbero essere ovunque un’opportunità perché, come è già nei fatti, e con buona partecipazione di pubblico, le iniziative spontanee di gruppi, associazioni e parrocchie locali si possano consolidare anche in tutte le altre sei, in modo che in ciascuna di esse si possa sempre avere un appuntamento di Zona come era per le Veglie Missionarie di alcuni decenni or sono (obiettivo raggiunto nel 2021!).
E se in qualcuno questa lettura avesse suscitato la volontà di organizzarne edizioni autonome, suggeriamo di avvalersi delle dettagliate indicazioni a questo scopo pubblicate sul sito www.rudyz.net/dialoghi. Sempre aggiornato anche con date ed informazioni sui nuovi appuntamenti che via via si susseguono senza soluzione di continuità in ogni stagione.
Forti di una storia importante e numerose edizioni ormai consolidate, l’obiettivo sul quale ora si concentrano i Dialoghi di Pace è dunque: proporre e promuovere congiuntamente all’inizio di ogni anno
1. almeno un’edizione in ogni Zona Pastorale della Diocesi di Milano (oggi 7 su 7 obiettivo raggiunto nel 2021!)
2. almeno un’edizione in ogni Diocesi della Lombardia (oggi 2 su 10)
3. almeno un’edizione in ogni Municipio di Milano (oggi 4 su 9)
4. ogni altra edizione in altre Diocesi d’Italia di cui si venga informati (oggi 4)
5. almeno un’edizione da studio radiofonico e (perché no?) televisivo, non essendo al momento proponibile una diretta
La recente adesione e la convinta disponibilità alla collaborazione assicurati dal GATaL (Gruppo Attività Teatrali amatoriali Lombardia) e dall’associazione Milano Policroma grazie ai rispettivi capillari contatti con compagnie filodrammatiche e centri culturali fanno ritenere realistici e già oggi non impossibili da raggiungere i numeri auspicati ai punti 2, 3 e 5.
Che potranno esserlo con ancora maggiore facilità se analogo sostegno potrà essere garantito da altre associazioni altrettanto capillarmente diffuse in Lombardia e in Italia e già aderenti a singole edizioni con i propri gruppi e rappresentanze locali (scout AGESCI e MASCI, ACLI, Azione Cattolica, AIART…) e, vista la specifica e poliedrica trasversalità intersettoriale che caratterizza i Dialoghi di Pace, dagli incaricati diocesani per Comunicazioni; Azione Sociale; Cultura e coordinamento centri culturali; Missione; Giovani; Educazione ed istituzioni scolastiche ed accademiche; Carità; Ecumenismo e Dialogo interreligioso; Migranti e comunità linguistiche; Relazioni e Coordinamento con associazioni, movimenti e gruppi; Musica e liturgia; Vita consacrata; Formazione; Arte, Beni culturali e Turismo; Eventi speciali…
Giovanni Guzzi