Cyberbullismo e azioni di prevenzione nell’era della social media education.
Dal cyberbullismo alla cittadinanza digitale: uno stimolo a riflettere sul ruolo delle agenzie educative nel favorire azioni positive di prevenzione, per rinsaldare in preadolescenti e adolescenti la consapevolezza degli effetti delle relazioni e interazioni nello spazio online.
(di Rebecca Andreina Papa in Il Telespettatore, Anno 54ยฐ – n. 5/6/7 – Maggio/Giugno/Luglio 2017, p. 15)
Il cyberbullismo rappresenta oggi uno dei maggiori rischi nel complesso rapporto fra gli adolescenti e la Rete. ร sotto gli occhi di tutti. Nessun ragazzo, perรฒ, nasce bullo o cyberbullo. E nessuna tecnologia รจ di per sรฉ buona o cattiva. ร troppo semplice demonizzare smartphone, social e tablet o ancor peggio puntare il dito contro i giovani di oggi. Quei ragazzi che un certo immaginario collettivo vorrebbe โprivi di valoriโ, โfrivoliโ un poโ come i protagonisti dei piรน celebri teen-drama americani, interrotti, complessati e perennemente sullโorlo di una crisi di nervi. Che lโadolescenza sia un periodo complicato, si sa. Lo รจ per definizione. Ci siamo passati tutti. Ma i ragazzi dโoggi sono davvero cosรฌ โsuperficialiโ? No, non lo sono affatto. Sono semplicemente giovani che si trovano a dover crescere in un mondo e in una societร ben piรน complessa e contorta rispetto a quella di qualche anno fa. Una societร in cui individualismo, contraddizioni, senso di precarietร e conflitti istituzionali sono allโordine del giorno. E vivere da adolescenti, in un contesto sociale simile, non รจ affatto semplice. Non lo รจ per gli adulti, figuriamoci per un dodicenne che deve fare i conti con un corpo che cambia e con la disperata ricerca del suo posto nel mondo. Allo stesso tempo รจ troppo semplice, persino stupido, lasciarsi andare ad un atteggiamento di diffidenza o panico morale nei confronti delle nuove tecnologie. Un ragazzo online non รจ in pericolo a priori. Lo รจ nel momento in cui viene lasciato solo con uno strumento talmente complesso (in una societร ancor piรน complessa), che non รจ in grado di maneggiare. E allora, se vogliamo capirci davvero qualcosa quando affrontiamo il problema del cyberbullismo, se vogliamo individuare interventi e soluzioni piรน efficaci e sensate; forse, prima di affrontare la questione dei rischi online, รจ il caso di riflettere sulle origini sociali di tali rischi e contestualizzarli in una cornice socio-culturale piรน ampia. ร necessario, allora, che torni al centro dellโattenzione la condizione degli adolescenti in quella che Beck (1986-2005) definisce la โsocietร del rischioโ, frutto dei mutamenti sociali contemporanei e comprendere come la โsperimentazione del rischioโ sia parte integrante nel percorso di crescita di ogni adolescente nella vita offline, come in quella online. Lโimportante รจ che, ovviamente, tale sperimentazione rientri in quella che Vygostky (1978) definisce โzona di sviluppo prossimaleโ, che comprende quelle esperienze formative, che mettendo alla prova le capacitร dei minori, le accrescono senza mai tradursi in pericoli veri e propri. La soluzione allora non sta nel puntare il dito contro le nuove tecnologie, o punire i ragazzi privandoli del loro smartphone o del loro tablet, ma nellโaccompagnarli, passo dopo passo, in questa sperimentazione e crescita personale che oggi non puรฒ fare a meno della Rete e dei media digitali. Essere buoni genitori e bravi insegnanti nella societร contemporanea non puรฒ prescindere da ciรฒ. ร arrivato il momento che tutti, secondo il proprio ruolo, si assumano la responsabilitร rispetto a questo tema. Un genitore non puรฒ non conoscere i social network a cui il proprio figlio รจ iscritto, esattamente come pretende di essere informato sui luoghi fisici che lo stesso frequenta. E la scuola, se vuole davvero proteggere e aiutare i propri studenti, non puรฒ limitarsi al semplice sequestro degli smartphone durante le ore di lezione. E, soprattutto, รจ ora che scuola e famiglia tornino a fare pace, prima che i ragazzi perdano completamente fiducia nellโuna o nellโaltra istituzione. ร ora che docenti e genitori facciano di nuovo squadra. Per questo, qualunque percorso di media education e di alfabetizzazione digitale, attivato al fine di affrontare il fenomeno del cyberbullismo, non puรฒ, in alcun modo, trascurare quelle agenzie di socializzazione come famiglia (genitori) e scuola (insegnanti ed educatori): che sono al centro della formazione identitaria dei minori e la cui โalleanzaโ รจ cruciale in qualunque azione di lotta al cyberbullismo. Una delle sfide piรน complesse per la media education, oggi, รจ ricostruire proprio quellโalleanza che sembra piรน che mai indebolita. In linea generale, lโavvento dei media digitali ha spinto gli studiosi a interrogarsi su nuovi possibili percorsi e paradigmi riguardo alla media education, al punto che si รจ sempre piรน fatto strada il concetto di digital literacy (alfabetizzazione digitale). Oggi, inoltre, questa non puรฒ non confrontarsi in modo specifico con lโampia diffusione e il quotidiano utilizzo da parte dei minori dei social network, โluoghi pubblici mediatiโ (Boyd 2007), che hanno avuto un forte impatto sulla vita socio-relazionale dei ragazzi. Attraverso di essi questi, oggi, possono sperimentare relazioni importanti, โgiocare con la loro identitร โ e vivere emozioni forti. E allora diventa sempre piรน urgente aiutare i minori, insieme a scuola e famiglia, a rispondere ad alcune domande cruciali (Ranieri e Manca 2013) quali: come posso gestire la mia identitร e le mie relazioni nei social network? In che modo posso coniugare le mie esigenze di visibilitร con il mio bisogno di tutelare la privacy e la mia sicurezza online? Fino a che punto posso fidarmi dellโautenticitร delle informazioni che gli utenti condividono online? Aiutiamoli a trovare le risposte. E facciamolo insieme, se vogliamo sperare e meritare di essere davvero ascoltati dai ragazzi.