Corso di Teramo 18-19-20 Aprile 2008
Gli atti e le relazioni sul tema “Media, scuola e famiglia. Emergenze educative”
Il resoconto e gli atti del corso di formazione nazionale di Teramo 18-19-20 Aprile 2008.
Si riporta locandine con il programma dettagliato dei lavori nella Tregiorni.
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Venerdi 18 Aprile
I lavori iniziano alle ore 15,30 con l’apertura dei lavori a cura del Presidente nazionale dell’AIART dott. Luca Borgomeo ed i saluti del Vescovo di Teramo-Atri, S.E. Mons. Michele Seccia.
“E’ importante far crescere la consapevolezza dell’importanza dei media” ha detto Borgomeo “senza perdere di vista i pericoli. Come genitori e come insegnanti abbiamo il dovere di conoscere gli strumenti tecnologici utilizzati dai nostri ragazzi, educandoli ad un uso responsabile dei media”.
La scuola deve tornare ad occupare quel ruolo fondamentale nel processo educativo, senza limitarsi a tramandare concetti nozionistici (che, sia chiaro, restano fondamentali). È necessario che gli insegnanti, insieme con i genitori, irrompano nello stretto rapporto che c’è tra i ragazzi e i media, in particolare la televisione, attraverso un processo di controllo e vigilanza.
“Non possiamo fermarci alle parole dette durante i convegni e le tavole rotonde” ha detto Mons. Seccia “ma dobbiamo mettere il dito nella piaga, perché abbiamo una grande responsabilità nei confronti delle nuove generazioni”.
Secondo il Vescovo, non serve nascondersi dietro la scusa del “non capisco niente di tecnologia”, ma andare oltre e impegnarsi a capire, magari proprio con l’aiuto dei figli, quel mondo sconosciuto.
Il Corso di formazione nazionale di Teramo si è svolto presso l’Hotel Sporting, avente per tema:”Media, scuola e famiglia. Emergenze educative”.
La relazione introduttiva al corso è stata affidata al prof. Giovanni Baggio, vice-presidente nazionale dell’Aiart e Direttore del Corso, il quale ha analizzato il tema delle “Sfide educative nel rapporto famiglia e Tv”. Nel corso del suo intervento, il prof. Baggio ha commentato il messaggio che Papa Benedetto XVI ha diffuso in occasione della 42a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (4 maggio 2008).
“Molti adolescenti, davanti alla Tv, sono come imbambolati” ha esordito Baggio.
Già dal tema scelto per la Giornata, si capisce bene l’intento del Santo Padre. “I mezzi di comunicazione sociale: tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla”. Evidenzia, appunto, il fondamentale ruolo di questi strumenti nell’ambito delle relazioni sociali, a tutti i livelli, dall’economia alla politica, alla religione.
“Siamo intontiti da una marea di informazioni che rischia di produrre un naufragio del pensiero” ha detto Baggio nella sua analisi. Come scrive il Papa nel suo messaggio, “la comunicazione ha consentito una diffusione del sapere ed una grande circolazione delle notizie, ma è importante che essa diventi sempre più autentica e reale”.
Secondo Baggio, spesso, la comunicazione tende a manipolare le coscienze, è troppo veloce e, quindi, poco chiara. “Si vedono e si sentono molte cose, ma spesso alla fine non si riesce a trattenere molto. Siamo come travolti da una vorticosa rivoluzione tecnologica. L’uomo, all’inizio, usava pochissimi strumenti; poi è arrivata la stampa, seguita dalla radio, dalla televisione e, infine, da internet. Negli ultimi 150 anni c’è stata una grande accelerazione. Le nostre famiglie sono diventate piccole centrali in cui ogni strumento è presente. E questo deriva da una forte esigenza di comunicare. Il sovraccarico, però, alla fine produce anestesia. È opinione comune che il saper utilizzare il maggior numero di strumenti significa essere dei buoni comunicatori. In realtà non è così. Siamo in presenza, dunque, di un uso scriteriato della Tv. Basti pensare che tra il 2000 e il 2005 è cresciuto in maniera esponenziale il consumo di Tv da parte dei ragazzi di età compresa tra i 13 e i 17 anni, così come è aumentato il numero dei bambini che restano tutto il giorno davanti alla Tv (+6%). “Sono in gran parte adolescenti” ha proseguito Baggio “che hanno bisogno di sentirsi parte della società.
Baggio ha parlato, poi, di quattro principali categorie di bambini: ci sono i tradizionalisti, che consumano prevalentemente Tv (44%); i multimediali, che utilizzano più media; i monomediali, che fanno uso di un solo mezzo; gli specializzati nell’uso del Pc e dei videogiochi, che rappresentano il 10% della popolazione.
Da cosa deriva questa “supremazia” della comunicazione di massa? “Ad esempio” ha spiegato Baggio “dal fatto che sempre più, nelle famiglie, si mangia e si dorme insieme, ma non si pensa insieme, ognuno segue il proprio destino. Da qui l’impoverimento delle relazioni interpersonali, che vengono sostituite da prodotti non reali. Se non c’è nessuno con cui parlare, il ragazzo cosa fa? Si chiude in camera davanti ad un computer e chatta”.
Il problema, dunque, non è da sottovalutare, bisogna guardarlo in faccia, capirlo e studiarlo. “Siamo vittime di una overdose di immagini” ha concluso Baggio “qualche milione circa al giorno. Noi vediamo tanto ma capiamo poco, proprio perché c’è un sovraccarico. Bisogna riflettere su quello che ci racconta la Tv, mantenere alta l’attenzione e non avere un atteggiamento di sudditanza”.
Prof. Baggio – Le_sfide_educative_nel_rapporto_figli_e_tv -Teramo
Sabato 19 Aprile
Il corso è proseguito, il 19 aprile, con la relazione del dott. Piero Damosso, giornalista e capo redattore della Rai, che è intervenuto sul tema “Il rapporto Media e Famiglia nella storia della TV italiana. Quanto interessa alla Tv di agevolare lo sforzo educativo della famiglia”. Ripercorrendo la storia dei mezzi di comunicazione di massa, Damosso ha spiegato che i media devono legittimarsi nella loro funzione al servizio della popolazione. Il ruolo forte della famiglia nella società è stato, in un certo senso, sostituito dalla Tv e da internet. È necessario, dunque, riscoprire la famiglia come risorsa e come fulcro della vita di ognuno di noi in un’era che è quella della globalizzazione, utilizzando gli strumenti a nostra disposizione e pensando a progetti concreti, con idee di miglioramento che possono scaturire, ad esempio, da una stretta collaborazione tra operatori e associazioni di categoria. È necessario che tutti ci sentiamo chiamati in causa, per non essere semplicemente degli “spettatori passivi”.
A Damosso è seguito l’intervento del prof. Salvatore Cacciola, docente di sociologia all’Università di Catania, il quale ha affrontato il tema “Media e Famiglia. Gli aspetti etici”. “I media” ha detto Cacciola “non si limitano a garantire la socialità, ma vi partecipano; non sono semplicemente uno strumento, ma producono la realtà sociale, i nostri pensieri ed il nostro agire. Il loro potere consiste nella capacità di proporre dei modelli che poi vengono acquisiti come reali, di orientare le scelte dello spettatore”. Secondo il sociologo siciliano, la Tv è diventata il luogo privilegiato della socializzazione e dell’apprendimento, ma è una forma sempre più irreale. “L’effetto della comunicazione è un apprendimento dei ruoli sociali sempre più orientati ai consumi: sei persona solo se sei consumatore”. Gli spot televisivi non fanno altro che condizionare i nostri comportamenti. A questo proposito una ricerca olandese ha confermato che la pubblicità promette la felicità, ma in realtà produce solo un effetto di appartenenza alla massa.
“E’ indispensabile” ha detto Cacciola “mettersi in gioco come educatori. Non basta allontanarsi dai media, piuttosto accettiamo la sfida, dando ai nostri ragazzi i giusti chiarimenti, senza sfuggire alle nostre responsabilità”.
Prof._Cacciola_-_Intervento_aiart_teramo
Nel pomeriggio, il dibattito è proseguito con l’intervento del dott. Domenico Infante, segretario del Comitato di Presidenza Aiart, intervenuto sul tema “Educazione e diseducazione nella rete”.
Nella rete Internet – ha detto Infante – si ragiona in maniera molto versatile. La chat, ad esempio, viene visto come un modo di socializzare, quando in realtà è solo un surrogato. I Blog, Second Life, You Tube, così come i videogiochi ed il telefono, sono forme di dipendenza. Dobbiamo diventare padroni dei media, tenendo conto che la loro presenza incide sulla cultura, sui modi di pensare e di agire. “È innegabile che Internet è il più grande strumento dei nostri tempi. Il problema sono gli uomini che lo usano”.
Riferisce che la grande “emergenza educativa”, a cui si riferisce il Papa, è quella per realizzare la quale i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative, non possono tirarsi indietro, devono avere alta la tensione a svolgere il loro ruolo, pur nelle difficoltà oggi presenti. “C’è bisogno dunque del contributo di ognuno di noi, di ogni persona, famiglia o gruppo sociale, perché la società diventi un ambiente più favorevole all’educazione”. Infante conclude auspicando un continuo ed intenso scambio di informazioni tra i vari attori della formazione, per aumentare la loro consapevolezza e l’efficacia educativa. Si deve incentivare il reciproco ruolo formativo fra gli educatori, potenziando le competenze degli insegnanti. Ritiene fondamentale spingere verso l’istituzione curricolare dell’insegnamento della Media Education. E’ anche molto utile fare rete con le associazioni che operano nel campo educativo, stabilendo rapporti proficui di collaborazione. In questo scenario non potrà mancare uno stretto rapporto operativo con le parrocchie.
Dott. Infante – Educazione e diseducazione nella rete Teramo
Intervengono poi, per le attività di laboratorio, le prof.sse Michela Di Fant e Tiziana Benedetti. Fanno parte del gruppo Teleforum dell’Arcidiocesi di Udine. E’ un gruppo molto affiatato che anima incontri di teleforum nelle parrocchie e nelle scuole, corsi di aggiornamento per docenti e genitori. Il teleforum consiste in un dibattito svolto su trasmissioni televisive, si mette un occhio critico sulla TV; il linguaggio televisivo è la chiave di lettura. Le due relatrici presentano alcune scene di reality show (Grande Fratello, Amici, X Factor) che, sottolineano, sono caratterizzati da un certo senso di spudoratezza, e che vengono mandati in onda, specialmente il G.F. che è in calo di ascolti, solo per riempire i palinsesti. Hanno poi mostrato e commentato alcune scene dei telefilm Dr. House, Beatiful e Centovetrine. Si chiedono, come devono fare i ragazzi che vedono queste trasmissioni e che non hanno alle spalle la presenza educante della famiglia? E’ in questo caso importante la rete sociale (famiglia, scuola, parrocchia, istituzioni).
Proff._sse_Di_Fant_e_Benedetti_-_Presentazione_Teleforum
Domenica 20 Aprile
La giornata conclusiva inizia con la Santa Messa concelebrata, nella bella cattedrale di Teramo, dal vescovo di Teramo-Atri S.E. mons. Michele Seccia e da Don Domenico Pompili. Dopo la messa, Don Domenico, nella sua qualità di Direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI, tiene un breve intervento partendo da alcuni passi della lettera del 21/1/2008 alle diocesi e alla città di Roma di Papa Benedetto XVI. Mette in evidenza che la frattura generazionale dipende dagli adulti che non sanno dialogare con i più piccoli. “Dobbiamo recuperare la capacità di dialogare – sostiene Don Domenico – per poter esercitare il ruolo di educatori”.
E’ poi intervenuto il dott. Piergiorgio Liverani, componente del Consiglio Nazionale Utenti ed ex direttore del quotidiano “Avvenire”, sul tema de “La formazioni dei minori tra media, scuola e famiglia”.
“I media sono tanti ed hanno preso il sopravvento” ha esordito Liverani “avviando una sottile opera di distruzione delle nostre convinzioni. Al centro dell’attenzione non c’è più la società, ma l’individuo. Le vecchie ideologie sono scomparse, lasciando un vuoto, che è stato colmato dalle nuove e tra queste, c’è sicuramente quella mediatica”. Secondo Liverani si è diffusa una nuova visione antropologica, caratterizzata dal pluralismo etico e dal relativismo, che portano l’uomo a stabilire da solo cosa è bene e cosa è male. Oggi l’uomo decide se deve nascere o no, chi deve nascere e chi deve morire e rivendica queste cose come diritti per sé e per gli altri. E questa questione antropologica ha investito inevitabilmente anche i mezzi di comunicazione. Oltre all’idea di uomo, è cambiato anche il concetto di famiglia, che ha modificato di conseguenza l’intero assetto sociale. I nuovi media, in tutto questo, anziché creare comunicazione, isolano. I giovani assorbono completamente il bombardamento mediatico, con i comportamenti che ne derivano. Il nostro compito, come educatori, è dare delle risposte serie e convincenti ai ragazzi, perché è proprio nella famiglia che si realizza la comunicazione più profonda”.
Dott. Liverani – La formazione dei minori tra media, scuola e famiglia – Aiart – Teramo
La tre giorni di formazione si è conclusa con la sintesi del prof. Baggio, secondo cui “ogni generazione, ogni epoca ha davanti a sé delle sfide ed è importante capire cosa possiamo fare. Il primo passo da compiere è quello di rompere il silenzio su questo tema, immaginare un progetto, un’idea, mettere in comune i nostri dubbi per far nascere una proposta seria e concreta. Dobbiamo metterci in gioco direttamente e avere la capacità di interfacciarci con i media sentendoci protagonisti e non solo spettatori”.
Il sassolino è stato lanciato. Il tema, molto sentito dai partecipanti, ha aperto nuovi orizzonti e lanciato interessanti spunti di riflessione. La sfida è aperta e, grazie a questo primo corso in terra abruzzese, è aumentato il numero di educatori e, soprattutto, cittadini, consapevoli del loro diritto di essere informati. Correttamente e in maniera attiva.
Il presidente dott. Borgomeo, S.E. mons. Seccia e il prof. Baggio
Il prof. Baggio
Il prof. Baggio e il dott. Damosso
Il prof. Cacciola
Il dott. Infante
Il prof. Baggio, la prof. Di Fant e la prof. Benedetti
Il dott. Liverani