COCO CHANEL, LA PRIMA CAPITANA D’INDUSTRIA
Il 2021 è l’anno di Mademoiselle Gabrielle Bonheur “Coco” Chanel, nata in un ospizio per poveri a Saumur, in Francia, il 19 agosto 1883, e morta da sola, a Parigi, il 10 gennaio 1971.
La sopravvissuta per eccellenza, che ha superato la Spagnola, la prima e la seconda guerra mondiale, e che ha vinto le sue battaglie interiori. A 50 anni dalla sua scomparsa, con le celebrazioni che andranno avanti per tutto l’anno, la stilista è il simbolo della rinascita.
Rivoluzionaria della moda femminile, ha creato dal nulla un impero. Ricordata per aver rivoluzionato la moda femminile e per aver contribuito a liberare il corpo delle donne da una silhouette prestabilita: “Basta con i corsetti che impediscono di respirare e di muoversi, basta chili di tessuto pesante addosso, basta ingombranti cappelli con enormi piume. Spazio ai pantaloni, una rivoluzione per l’epoca, li indossiamo ancora oggi grazie a lei. E tanto nero, che lei ha reso brillante, luminoso, e che è diventato la ‘coperta di Linus’ di molte di noi. Dal colore del lutto a quello che associamo a una cena, a una festa, ai momenti belli, che torneranno. E tra l’immancabile nero, accoppiato pure con il bianco in omaggio alle suore che l’hanno cresciuta, ci vuole qualche concessione al “colore del sangue” perché, diceva la stilista, siamo fatti di questo. Tra le sue ‘invenzioni’ ricordiamo anche il tailleur per le donne e l’innovativo jersey che, con lei, divenne la stoffa alla moda, morbida ed elastica, che permetteva abiti fluidi e movimenti leggeri. Il jersey ebbe successo anche grazie ai tempi: durante la Prima guerra mondiale, mentre scarseggiavano gli altri tessuti e la situazione economica era complicata, permetteva alle donne di vestirsi da sole senza ricorrere alle domestiche e garantiva loro libertà di movimento, proprio quando ne avevano più bisogno, dovendo sostituire al lavoro gli uomini andati al fronte.
Chanel aveva il culto dell’emancipazione e della bellezza. Ed è stata la prima donna che sui giornali dell’epoca era indicata con il suo nome e cognome, non citata come “moglie di”. La prima (e forse unica) a spingere le donne a creare uno stile proprio, invece di inseguire le mode.
Madre, donna e donna d’affari, personaggio ammirato e discusso. La sua vita è stata raccontata in tantissimi libri, film e spettacoli. Uno dei primi e più famosi è il musical Coco, del 1969, dov’è interpretata da Katharine Hepburn, con costumi di Cecil Beaton e musica di Andre Prévin. Tra gli altri film famosi ci sono Coco Chanel con Shirley MacLaine, uscito per la tv nel 2008, e Coco Before Chanel – L’amore prima del mito con Audrey Tautou, sempre del 2008, mentre nel 2009 uscì Coco Chanel & Igor Stravinsky, che racconta la sua storia con il musicista e fu presentato al festival di Cannes. Racconti positivi dell’immagine di una donna e anche importanti incentivi da seguire in favore di una cultura ed una narrazione che vada in questa direzione; sempre privilegiando l’essenza della donna, con l’obiettivo di far passare il messaggio che una donna può ‘far carriera’ senza dover rinunciare alla sua dimensione femminile. E i produttori, la tv, tutti i media hanno l’obbligo di colmare questo gap.
Quindi ricordiamo Coco Chanel come “il simbolo eterno di ciò che l’ambizione può raggiungere” secondo il New York Times. E in questo 2021 teniamo sempre con noi la sua classe, la sua forza, la sua indipendenza, la sua capacità di restare per sempre giovane, i suoi segreti. Ma soprattutto teniamo sempre ben presente che la moda passa… lo stile resta; e lo stile altro non è che amore e rispetto per sé stesse, sicurezza interiore, autostima.