Chiesa e disabilità: nessuno escluso
Dalle barriere culturali che rendono invisibile l’altro, al pregiudizio sulla posizione marginale della Chiesa nel percorso di inclusione, al mondo della scuola e del lavoro, alle grandi sfide tecnologiche, fino ai progetti della Conferenza Episcopale Italiana per un cambio di paradigma e di visione. Suor Veronica Donatello – responsabile presso la Conferenza Episcopale Italiana del Servizio Nazionale per la pastorale delle persone con disabilità – delinea il cammino della Chiesa in Italia nel percorso di inclusione, disabilità e accessibilità.
Speciale disabilità e comunicazione, a cura di Maria Elisa Scarcello
Quante sono le persone con disabilità visiva e uditiva in Italia? Si può fare una stima?
Purtroppo non ci sono dati precisi in merito. Secondo la stima dell’Onu le persone con disabilità sono circa il 15% di ogni popolazione ma all’interno di questa percentuale bisogna distinguere tra le differenti disabilità: fisiche, sensoriali e psichiche. Inoltre, in base alla gravità esiste un’ulteriore suddivisione tra disabilità permanenti, transitorie e progressive. Motivo per cui non è possibile indicare una stima precisa e reale.
Esistono ancora molte barriere culturali che rendono invisibile l’altro. Quale la posizione della Chiesa?
La Chiesa fin dall’Antico Testamento ha cercato di superare alcuni pregiudizi sulla disabilità insiti nella cultura e che purtroppo ancora oggi permangono a volte in alcuni cristiani. Ma in ogni periodo storico c’è stata una risposta più o meno evidente: basta pensare al lavoro delle congregazioni religiose nell’educabilità̀ delle persone con disabilità attraverso, ad esempio, le scuole speciali. E in Italia negli ultimi cinquant’anni ricordo il grande impegno nella catechesi, a livello pastorale, delle scuole cattoliche e del mondo del lavoro. Abbiamo fatto dei passi in avanti e sono convinta che si possa fare ancora di più̀ soprattutto nella lotta contro stereotipi e pregiudizi. La Chiesa in Italia sta accompagnando le parrocchie a trasformare le indicazioni del magistero e la Parola di Dio in una prassi dell’ordinarietà̀.
‘Nessuno Escluso’ è uno dei suoi ultimi libri dedicati al tema della disabilità. Come e perché nasce l’idea di un volume fatto di documenti. L’insieme dei dati raccolti cosa permette di cogliere. Diamo qualche anticipazione a chi ancora non lo ha letto.
Questo volume rientra in un testo molto più ampio che è la mia tesi di dottorato. Il punto da cui son partita è il pregiudizio che a volte il cristiano stesso ha sulla posizione marginale della Chiesa rispetto al mondo della disabilità. Attraverso questo mio ultimo libro ho messo invece in evidenza il lavoro che viene realizzato a livello antropologico, teologico e soprattutto pedagogico e pastorale.
Partendo dal Concilio Vaticano II fino ad oggi ho dimostrato che esiste una sorta di profezia che traspare nei differenti documenti in cui si parla di persone con disabilità. Non come quota di partecipazione alla vita della Chiesa, ma come ‘coscientizzazione’ di appartenere al popolo di Dio.
Ad esempio, in un primo documento sulla catechesi del 1970 si parla già della presenza ordinaria delle persone con disabilità in parrocchia, del sostegno ai genitori, della formazione e di sussidi specifici. Inoltre, ricordo l’esortazione apostolica sull’amore nella famiglia in ‘Amoris Laetitia’; la chiamata alla santità̀ nel mondo contemporaneo in ‘Gaudete et Exsultate’. etc. La tesi poi studia la dimensione spirituale delle persone con disturbi del neurosviluppo e l’utilizzo dei cinque sensi nella pastorale.
L’intervista integrale è a disponibile integralmente sul Telespettatore, a questo link.
Per l’immagine di copertina: © Diocesi di Trieste