I bastardi di Pizzofalcone. Il modo “giusto” di rappresentare l’omosessualità?
«È ormai evidente che da un po’ di tempo a questa parte anche nelle fiction Rai il racconto è sempre condito da storie di personaggi omosessuali – dichiara ad Avvenire Massimiliano Padula, presidente nazionale AIART.
«Dopo Un posto al sole, Un medico in famiglia, È arrivata la felicità, succede anche in questa serie in onda in prima serata sulla prima rete del Servizio pubblico. Scelte narrative di questo tipo – spiega Padula – ingabbiano l’omosessualità in una sorta di “sottogenere obbligato” che invece di “normalizzare” la questione finisce per stereotiparla ulteriormente. Non a caso il personaggio dell’agente Di Nardo rimarca la figura di una donna significativamente maschilizzata sia nella professione che nella vita personale. Inoltre, nella serie diretta da Carlo Carlei c’è l’aggravante dell’ostentazione della sessualità in fascia protetta. E poco importa che si tratti di un rapporto lesbico o eterosessuale (che peraltro non manca). Quello che è discutibile – conclude il presidente dell’Aiart – è che la Rai viola le regole anzitutto del buon senso mancando di rispetto ai minori e a tutti coloro che credono ancora al prime time come quel tempo della visione da vivere in famiglia».
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