Tv, Aiart su ‘ERA LA RAI. Alle Origini del Servizio Pubblico’: “Serve strategia della distinzione per il ritorno ad un’agenzia di senso da tanti compianta”

Il 21 novembre in occasione della Giornata mondiale della televisione l’Università Telematica Internazionale UNINETTUNO presenterà  a Roma il programma televisivo dal titolo “Era la Rai. Alle Origini del Servizio Pubblico”, curato e ideato da Lilli Fabiani e realizzato dall’Università UNINETTUNO.  L’evento si svolgerà giovedì 21, alle ore 12:00, presso la Sala Conferenze dell’Ateneo (Corso Vittorio Emanuele II, 39 – Roma).

Per l’Aiart, sarà un’occasione importante per riflettere  e interagire con  i protagonisti e i volti più noti della Televisione italiana (Piero Angela, Pippo Baudo, Gianni Bisiach, Enrica Bonaccorti, Fabiano Fabiani, Lorenza Foschini, Carlo Freccero, Angelo Guglielmi, Emmanuele Milano, Tito Stagno, Bruno Voglino, Roberto Zaccaria, Sergio Zavoli, Furio Colombo, Giovanni Minoli) sul ruolo che la Rai ha avuto nella crescita culturale del nostro Paese.

Un ritratto e una testimonianza  che l’Aiart  ha seguito fin dalla sua nascita – 1954 – e con ricognizione ravvicinata  attraverso le pagine de Il Telespettatore –  che inizia le prime pubblicazione negli anni del boom della televisione – dedicandosi  alla lettura critica della tv.

L’Aiart  seguirà con attenzione il programma, che verrà trasmesso lunedì 2 dicembre alle 21 sul canale digitale via satellite (812 di Sky e 701 di TivùSat)  nella consapevolezza dell’importanza  che la  Tv di Stato ha avuto e deve continuare ad avere nella crescita culturale  del Paese.

“Negli ultimi anni è caduto il rapporto di fiducia tra i cittadini-utenti e la Rai, rapporto che è la ragione d’essere di ogni servizio pubblico”: ad affermarlo è  Giovanni Baggio, presidente nazionale dell’Aiart, che lancia subito un appello ai vertici Rai.  

“Per recuperare il rapporto di fiducia con i cittadini – precisa Baggio – occorre una seria strategia della distinzione che si allontani dalla commercializzazione esasperata dei contenuti”.

“I termini qualità, diverti­mento, formazione e tutela dovrebbero integrarsi nel gioco televisivo”: solo così la Rai potrà ritornare ad essere quell’agenzia di senso da tanti compianta.