Riflessione. Lorenzo Lattanzi (Presidente Aiart Marche): “Abbasso il dio-Google!”
Dal senso della domanda alla domanda di senso: riflessioni sul lavoro dei padri sinodali durante la VI e la VII Congregazione generale
di Lorenzo Lattanzi fonte emmetv.it
La Chiesa non si deve ridurre a un “dio-Google”» con questa suggestione Paolo Ruffini – prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede – ha aperto il consueto briefing con i giornalisti ai margini della VI e VII congregazione generale del Sinodo dei giovani. Non si tratta di una semplice provocazione ma di un’urgenza pastorale. Oggi le nuove generazioni sembrano assuefatte alla costante disponibilità di informazioni su qualsiasi argomento che la rete, specialmente attraverso i dispositivi mobili, mette a loro disposizione. Un’assuefazione che comporta non soltanto il rischio di “nomofobia” (paura da disconessione), ma soprattutto la difficoltà a percepire la verità – specialmente quella con la maiuscola – come qualcosa che necessita di una ricerca profonda, diversa da quella cliccabile su Google; una ricerca che richiede un cammino interiore «per risvegliare i cuori, non i muscoli». Infatti «Dio non è un calmante. E la Chiesa deve essere un luogo dove regna l’inquietudine».
Non bisogna avere paura di proporre ai giovani esperienze mistiche come l’Adorazione Eucaristica. Spesso invece si pensa che i giovani debbano essere coinvolti in attività accattivanti, in cui una pastorale giovanile in affanno sembra condannata a rincorrere maldestramente il modello di certi animatori di villaggi turistici. C’è invece bisogno di una Chiesa coraggiosa “in uscita”, che non si metta in competizione con le agenzie del divertimento o dell’intrattenimento, ma che sia capace di proporre esperienze di incontro autentico con il Signore. La fede non passa nel mero attivismo di amici che stanno bene insieme in parrocchia, come in qualsiasi altro luogo di aggregazione. Bisogna avere il coraggio di proporre una pastorale giovanile in grado di accompagnare e formare i giovani a quella che don Tonino Bello definiva “contempl-attività”: una vita contemplativa pronta all’impegno e alla mobilitazione.
La Chiesa può e deve aiutare i ragazzi a incrociare lo sguardo con l’altro oltre il display, per riscoprire insieme la bellezza della differenza tra impegno concreto e semplice indignazione, tra contatto e relazione, tra amicizia e comunione. Se social e motori di ricerca sono programmati per dare in qualsiasi momento la risposta giusta e “su misura” ad ogni utente, riconoscendone gusti e interessi, riversando su ognuno notizie e contenuti a propria immagine e somiglianza; è giunto il momento di aprire le nostre comunità all’esperienza del dialogo e del confronto tra punti di vista diversi, ma capaci di confluire in percorsi ed esperienze convergenti, cercando – prima delle risposte – le domande giuste a cui Google non potrà mai rispondere.