Cari giornalisti, andare fuori tema è un errore da penna rossa

Grande occasione persa dalla maggior parte dei Tg di promuovere “un giornalismo che non bruci le notizie” specialmente quelle all’insegna della speranza, come l’evento di Dublino, l’ IX Incontro Mondiale delle Famiglie appena concluso su un tema di ampio respiro: “Il Vangelo della Famiglia: gioia per il mondo” con una risposta travolgente di migliaia di partecipanti da tutto il mondo. Nel riportare la notizia dell’evento, molti Tg sono andati palesemente “fuori tema”. Ai telespettatori, immersi da tempo in narrazioni mediali di situazioni di dolore, di prove di forza, di parole ostili, è stata negata l’occasione di riflettere sul valore della famiglia come realtà che fa notizia.

L’ AIART (Associazione cittadini mediali), pone alcune domande di senso che sono state sollecitate anche dalle riflessioni sulla famiglia negli interventi di Papa Francesco…

Perché togliere agli spettatori l’opportunità di un servizio di informazione all’interno del Tg in cui si parla di famiglia…
come progetto di una “grande avventura”?
come luogo dove va in scena il volersi bene dei congiunti – marito e moglie, genitori e figli, nonni e nipoti?
come palestra di resilienza di fronte alle difficoltà?
come “germe di unità e di pace a servizio di tutta la famiglia umana”?

Forse si è pensato che questi aspetti cardine dell’evento siano fuori luogo in un’informazione generalista, nonostante abbiano attirato così tante famiglie da ogni dove. Si è preferito lasciare la narrazione ai programmi di nicchia, con tutta la valenza che questa scelta sottende.
Così, nella maggior parte dei telegiornali, la doverosa parentesi aperta da Papa Francesco sul chiedere ancora una volta scusa per la dolorosa piaga della pedofilia, è diventata la notizia da mettere in primo piano, offuscando il tema centrale dell’evento.
Una decisione che sembra entrare in una visione di informazione che punta a dividere più che a unire, che si presta al gioco di chi alimenta paura e diffidenza; ma il contribuire a “rubare la speranza” è il più grande autogoal per l’umanità.
Nel documento “La verità vi farà liberi (Gv 8,32)”, in occasione della 52ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, c’è un invito a promuovere un giornalismo di pace: «Dai frutti possiamo distinguere la verità degli enunciati: se suscitano polemica, fomentano divisioni, infondono rassegnazione o se, invece, conducono ad una riflessione consapevole e matura, al dialogo costruttivo, a un’operosità proficua». L’Aiart si fa portavoce di questo invito rivolto ai “custodi delle notizie”. Essere giornalista, nel mondo contemporaneo, non è solo svolgere un mestiere, ma una vera e propria missione, sorretta dalla consapevolezza che, «nella frenesia delle notizie e nel vortice degli scoop, al centro della notizia non c’è l’impatto sull’audience, ma ci sono le persone». E l’evento di Dublino voleva proprio ricordare che ogni persona è buona notizia, poiché frutto di una famiglia che ha sognato, amato, lottato, compreso, arrancato, sbagliato, sofferto, perdonato, gioito, costruito sui valori o fallito. Al di fuori, ci vuole un villaggio: ogni soggetto – comunità, chiesa, società civile, Istituzioni, sistema di informazione e di comunicazione – opera le sue scelte (più o meno consapevolmente) a favore del sostegno o dell’abbandono di quei sogni, di quei valori e di quei progetti di vita che ogni singola famiglia può portare a compimento per il bene di tutti. Questa è la buona notizia. Occorrono più giornalisti disposti a diffondere anche quell’oceano di bene che può contrastare i mali della nostra fragile umanità.

Alcuni dati:
137.000 persone per il congresso pastorale
77.000 per il Festival delle famiglie
45.000 per la visita a Nostra Signora di Knock
500.000 per la messa di chiusura. Tra questi, circa 15.000 partecipanti internazionali

(foto da avvenire.it)