Cittadini mediali per essere sempre più Aiart
Siamo cittadini mediali. L’assemblea straordinaria del 25 febbraio scorso ha formalizzato anni di confronto sul ruolo e sul posizionamento della nostra Associazione nell’attuale panorama mediale sempre più rimodulato dalle tecnologie digitali. Abbiamo scelto questo “sottotitolo” perché meglio rappresenta il nuovo ruolo dello spettatore, non più un esclusivo fruitore di contenuti proposti da altri, ma un attore protagonista e responsabile che, a sua volta, può essere creatore e generatore di storie e rappresentazioni. Questa nuova denominazione completa lo storico acronimo associativo ancora straordinariamente attuale nello scenario contemporaneo in cui la televisione crea opinione, costruisce cultura ma a volte può degenerare in ambiguità e proposte lesive della dignità della persona. L’Aiart prosegue nella sua storica funzione di sentinella e di tutela. Tra gli ultimi interventi pubblici quelli riguardanti il servizio del programma “Le Iene” sulla drammatica storia di Dj Fabo e la vicenda della trasmissione “Parliamone …sabato” chiusa dopo una discutibile puntata in cui si parlava in modo banale e sessista delle donne dell’est. La nostra associazione è intervenuta anche attraverso note stampa (riprese dai canali d’informazione cattolici e non) confermandosi un interlocutore all’interno del dibattito pubblico. Chiudere il programma condotto da Paola Perego, però, la consideriamo una vittoria a metà. Saremmo stati più soddisfatti se la Rai, ispirata dalla sua mission di servizio pubblico, avesse scelto di continuare affrontando argomenti significativi, di pubblica utilità e non solo temi trash piegati alla logica dell’audience. Ma a volte all’approfondimento si preferisce la censura e l’impegno è sostituito da una facile caccia al colpevole e da critiche fini a se stesse. L’Aiart vuole provare a superare questa logica accompagnando l’attività di tutela con un progetto integrato di formazione a una “medialità consapevole”, a un’espressione e a una narrazione sui media che rispetti la dignità della persona, esalti il bello, il vero, il giusto. La sfida è complessa (alcuni sostengono, forse a ragione, impossibile da vincere) ma noi vogliamo provarci. Anzitutto attraverso uno stile e un linguaggio inclini al confronto e poi mediante strumenti concreti. Queste pagine ne sono un esempio. “Il Telespettatore”, da qualche mese, cerca di essere ancora di più un piccolo luogo di confronto a 360°, sbilanciato sulle specificità di un’associazione di cittadini mediali. E ancora “La Parabola” fresca di stampa. L’abbiamo trasformata in una collana edita da un editore nazionale e il primo volume è ispirato ad un importante anniversario: i 50 anni del primo evento trasmesso in mondovisione. Abbiamo provato ad analizzare com’ è cambiata la visione in questi ultimi 5 decenni definendo il concetto di endovisione: ovvero il passaggio da una visione sempre meno mondiale e generalizzata a una dimensione sempre più personale e riflesso della nostra coscienza.
Poi ci sono i territori che lavorano alacremente: le Marche, San Dona di Piave, Pavia, Pistoia sono le sedi che, nell’ultimo periodo, hanno organizzato iniziative lodevoli. Esorto i nostri lettori/soci ad attivarsi sui territori anche attraverso piccole iniziative che possano, a vario titolo, promuovere l’Associazione. Il Presidente nazionale e i suoi collaboratori assicurano supporto e confronto.
Infine, non mi resta che dire il solito (ma mai scontato) GRAZIE a tutti coloro che collaborano perché l’associazione possa continuare nel suo piccolo grande lavoro.
Chiedo a tutti i soci di rinnovare le quote annuali (che sono vitali per la sopravvivenza dell’Aiart) e di destinare (e far destinare) il cinque per mille alla nostra associazione. Una firma è molto poco per voi ma è tantissimo per noi.
Ribadisco, infine, che abbiamo cambiato sede legale. Ci troviamo in Via Aurelia, 468 (00165 Roma) e il numero di telefono è 06 6604 8450. Per qualunque informazione non esitate a scrivere al Presidente alla mail presidente@aiart.org.
Scritto questo, vi saluto e vi auguro buona cittadinanza mediale.
Massimiliano Padula