Gli atti del corso nazionale di formazione di Pavia 24-25-26 ottobre 2013
Gli atti e le relazioni tenute al corso nazionale di formazione sul tema: “Come i media cambiano la vita” che si รจ svolto a Pavia nei giorni 24, 25 e 26 ottobre 2013.
Sarebbe arduo anche per un giornalista navigato trasmettere il valore e il calore del Corso Nazionale di Formazione, promosso dallโAIART, e svoltosi a Pavia con quattro sessioni di lavoro, saggiamente distribuite nei giorni 24-26 ottobre. Noi due, non giornalisti, ma soci fedeli dellโAIART di Como, che abbiamo accettato lโincarico di scrivere questa relazione, lo facciamo come ci riesce, ma con passione, dopo aver partecipato con entusiasmo ad un Corso, che consideriamo tra i migliori, se non il migliore, che lโAIART abbia organizzato negli ultimi anni. Rendiamo onore al Presidente nazionale, dott. Luca Borgomeo, ed al Presidente provinciale di Pavia, dott. Giancarlo Arbasini, ed ai loro collaboratori, per aver proposto argomenti di grande spessore culturale ed educativo, e di pressante attualitร . โCome i media cambiano la vitaโ: giร questo titolo generale meritava viva attenzione, e, a cose fatte, va detto che qualcuno potrebbe rammaricarsi di non aver approfittato di unโoccasione cosรฌ preziosa. I promotori del Corso [congiuntamente allโAIART, la Diocesi di Pavia e lโUfficio Comunicazioni Sociali della C.E.I.] vanno elogiati anche per le scelte logistiche, dallโalbergo โModernoโ in ottima posizione e con trattamento signorile, alla sede dei lavori, il โSeminario Vescovileโ, accogliente e ben dotato. (Di Edoarda e Abele DellโOrto).
Nei quattro capitoletti successivi riassumeremo i lavori delle intense giornate di Pavia, ma in premessa vogliamo sottolineare che anche i tradizionali saluti di benvenuto e gli auguri delle autoritร , di giovedรฌ 24 ottobre, nonchรฉ lโomelia del Vescovo alla Santa Messa di sabato mattina, hanno fornito interessanti contributi per la messa a fuoco degli argomenti al centro del dibattito del Corso. Dopo il saluto iniziale del dott. Giancarlo Arbasini, presidente dellโAIART di Pavia, che ha ricordato come, di fronte ad una TV dai mille canali, non si debbono ricercare avversari da respingere, ma occorre fare analisi serie e cercare proposte e soluzioni concrete, il sindaco di Pavia, dott. Alessandro Cattaneo, ha sottolineato che anche il legislatore ha la sua responsabilitร per definire norme che aiutino a minimizzare i rischi della realtร virtuale che puรฒ rendere schiavi, e a massimizzare le opportunitร , comprese quelle di lavoro, che i media offrono. A sua volta, il Presidente della Provincia di Pavia, dott. Daniele Bosone, riflettendo sulla molteplicitร dei media e su come si intrecciano o si mortificano le relazioni personali, ha auspicato che tutti, ma specialmente i ragazzi, acquistino consapevolezza nellโuso degli strumenti di comunicazione, reagendo al rischio della passivitร con spirito creativo e critico. Ancor piรน pregnanti le considerazioni del Vescovo di Pavia, Mons. Giovanni Giudici, il quale, premesso che noi esistiamo perchรฉ comunichiamo, e che la comunicazione di massa รจ un fatto antropologico, ha insistito sulla sfida da affrontare con i media, perchรฉ siano occasioni di dialogo e di crescita. Promuovere una vera comunicazione รจ una sfida โculturaleโ (riguarda il modo di rapportarsi con gli altri, ed anche di lavorare, nonchรฉ la responsabilitร di saper accendere e spegnere, di scegliere il bene e di rifiutare ciรฒ che รจ negativo), una sfida โreligiosaโ (i mass media fanno parte della creazione, come dono di Dio), e perfino una sfida โteologicaโ (la comunicazione รจ giร allโinterno della Trinitร , ed il Verbo ha comunicato attraverso la Parola, la Croce e la Resurrezione). Nellโomelia di sabato mattina, poi, Mons. Giudici ha rimarcato che i media dovrebbero tenere sempre al centro le persone, evitando lo scoop o la morbosa curiositร , soprattutto quando si parla di fatti drammatici, ed ha raccomandato a ciascuno di trafficare bene i propri talenti, esercitando una coscienza vigile, creativa, libera e critica.
Il vice presidente nazionale dellโAiart prof. Giovanni Baggio, il vescovo di Pavia mons. Giovanni Giudici, il presidente nazionale dellโAiart dott. Luca Borgomeo e il presidente dellโAiart di Pavia dott. Giancarlo Arbasini.
In prima fila il Segretario del Comitato di presidenza nazionale dellโAiart dott. Domenico Infante e il sindaco di Pavia dott. Alessandro Cattaneo. A sinistra in seconda fila il prof. Abele DellโOrto.
Nel pomeriggio di giovedรฌ 24 ottobre, la prima organica relazione, che porta il titolo del Corso stesso, โCome i media cambiano la vitaโ, viene svolta dal prof. Giovanni Baggio, vicepresidente nazionale dellโAIART, il quale, partendo dalla constatazione che ci sono diversi punti di vista per esaminare unโopera dโarte, ed anche per valutare i media, e dallโinterrogativo se lโinformatica abbia rappresentato uno spartiacque [prima dellโera digitale / dopo lโera digitale], concluderร con la necessitร di una seria e sana educazione allโuso dei media. Accattivante lโavvio con le immagini di due celebri quadri, โIl bacioโ di Klimt e โLa ragazza con lโorecchino di perlaโ di Vermeer, accompagnate da una serie di domande riguardanti le intenzioni degli autori e le nostre interpretazioni. Convincente il gioco di parole, che i media โฆ mediano tra la realtร e quello che noi vediamo, sentiamo, viviamo nella realtร . Interessante lโosservazione che anche nei grandi cambiamenti non viene mai cancellato del tutto il precedente. Innegabile la presa dโatto che il mondo digitale รจ per molte persone, e per certi versi, irriconoscibile rispetto al passato, ma che tutti siamo inevitabilmente immersi in questo mondo nuovo. Di comune dominio ormai la definizione di un mondo globalizzato, dilatato e liquido. Inevitabili le trasformazioni nelle idee, nei costumi, nel lavoro, nelle relazioni, nel tempo libero. Preoccupanti le dipendenze che possono crearsi, e che giร oggi sono diffuse soprattutto fra i giovani. Fondamentale, comunque, รจ distinguere lโusare dal sapere e capire che lโabilitร tecnica รจ altro rispetto al significato di ciรฒ che si fa. Ne consegue lโesigenza di una โMedia Educationโ, di unโeducazione che ci faccia capire dove stiamo andando, che ci accompagni ad esplorare la bellezza e le sfide del mondo virtuale, che ci renda consapevoli dei guadagni e delle perdite, che ci aiuti, insomma, a comprendere โcome, quanto e quando usare senza essere usatiโ.
La seconda relazione, svolta dal prof. Paolo Braga dellโUniversitร Cattolica di Milano, sostituisce la parola โTVโ alla parola โmediaโ: โCome la TV cambia la vitaโ: analoga รจ la prospettiva di ombre e di luci, ma cโรจ un riferimento piรน specifico al mezzo televisivo. I concetti vengono esposti in una successione ordinata di sette punti, che corrispondono ad altrettanti effetti, prodotti dalla TV, la quale si dimostra un mezzo molto potente, con i suoi 30 milioni di spettatori per sera a confronto dei 5 milioni di quotidiani venduti. Ecco gli effetti: I effetto: la TV ci spinge a desiderare cose, promovendo conoscenze ed idee. II: la TV con gli annunci pubblicitari ci rende piรน consumatori, il che puรฒ indurre al consumismo, ma muove lโeconomia, e questo รจ un bene. III: la TV pedagogica ci ha resi piรน colti come popolo italiano, anche grazie agli sceneggiati del passato. IV: la TV rende anche piรน ignoranti, complice un abbassamento qualitativo, chiaramente sensibile nellโarco di 10 anni. V: la TV, da una parte, risponde in modo gratuito e senza fatica al bisogno di โfamiliaritร โ, cioรจ di trovare persone vicine che diano sicurezza, ed a quello di โintimitร โ, con tante trasmissioni che trattano di problemi privati, sentimentali, ed erotici, ma dallโaltra ci ha allontanati dal cinema, dal teatro e dallโabitudine di uscire la sera. VI: La TV ha accelerato il cambiamento sociale, per lo piรน secondo il modo di pensare di quelle avanguardie dei pochi, che la fanno, i quali condizionano i milioni che la vedono. VII: La TV ci ha uniti, facendoci conoscere in modo uguale per tutti la storia della nostra Italia, anche se ora, con la moltiplicazione dei canali e la specializzazione su target specifici, mescola prodotti di qualitร con altri piรน scadenti, obbligando a scelte, a cui non tutti sono preparati allo stesso modo.
Nel dibattito, in cui si sono inseriti cinque interventi diversi, si รจ parlato della protezione di cui hanno diritto i minori, dellโazione educativa da svolgere nelle scuole e nelle parrocchie, dellโopera meritoria dei volontari che si impegnano in questo settore, del modo in cui vengono scelti coloro che fanno televisione, e della rimozione della memoria dovuta al fatto che si privilegiano lโattualitร ed il mondo giovanile. In particolare, si รจ sottolineato che, oltre a protestare per le trasmissioni indecorose, รจ importante riuscire ad intercettare chi produce televisione, e si รจ deplorato il fatto che il โComitato Media e Minoriโ, giร penalizzato dalla difficoltร di arrivare a sanzioni certe e significative, sia rimasto inattivo per piรน di un anno. Il presidente Borgomeo, a sua volta, ha ripercorso la vicenda che lo ha portato recentemente a dimettersi da Presidente eletto del Consiglio nazionale degli Utenti (CNU), per denunciare che lโAuthority โnon difende gli utenti, ma tutela le emittentiโ.
Il prof. Paolo Braga
La mattina del 26 ottobre tocca al moderatore, dott. Francesco Bellaroto, introdurre gli interventi del prof. Marcello Soprani e del dott. Domenico Infante, e la presentazione della relazione di mons. Domenico Pompili.
Il prof. Marcello Soprani, del Comitato scientifico dellโAIART, tratta il tema โMinori cybernauti e cyber bulliโ, partendo dallโanalisi della situazione โproblematicaโ dei ragazzi che navigano in Internet, con riferimento ai dati emersi da un test, cui sono stati sottoposi 2327 studenti della seconda classe delle superiori, pubblicati nel settembre 2013 dallโUniversitร Bicocca unitamente allโUniversitร Cattolica di Milano. Il test riguardava quattro tematiche: 1) dotazioni tecnologiche; 2) uso dei nuovi media; 3) competenze digitali; 4) livelli di apprendimento (considerate anche le prove Invalsi). Alcuni flash: il principe della โreteโ รจ Facebook (lโ82% degli studenti ha un profilo, ed il 57% lo tiene acceso anche mentre studia); i ragazzi dei Licei ed i genitori istruiti hanno un profilo piรน chiuso rispetto agli studenti di altre scuole ed ai genitori poco istruiti; il 32,7% conosce il funzionamento di Vikipedia; il 33% si rende conto dello scopo di lucro dei siti commerciali. Da tutto lโinsieme si possono dedurre tre considerazioni: i โnativi digitaliโ hanno bisogno di una guida per essere in grado di usare in modo responsabile e proficuo la rete; รจ necessario che la scuola faccia opera educativa in questo campo; una โdietaโ mediatica puรฒ essere di grande giovamento.
Un problema dentro il problema รจ quello dei videogiochi. Apparsi per la prima volta negli anni โ50, sono aumentati a dismisura, ed ormai sono accessibili da tutte (o quasi) le borse. Secondo un dato del 2007 vi si dedicavano il 45% delle femmine ed il 55% dei maschi, ed il 40% li usava per 1-2 h. al giorno. Vi sono delle discrepanze tra gli studenti del Licei e quelli di altre scuole, e fra italiani ed immigrati, nel comprendere la natura e nel capire i rischi dei videogiochi che, in genere, i ragazzi fanno per il 40% da soli e per il 24% in compagnia di amici o compagni. Per quanto riguarda i genitori (sanno usare il PC il 23% delle madri ed il 40% dei padri), lโabilitร e le competenze digitali crescono in rapporto allโistruzione. Non cโรจ molto dialogo tra genitori e figli circa i contenuti dei videogiochi ed il tempo da dedicare ad essi.
Considerando rete (mediamente gli studenti vi stanno 3 h. al giorno, lโ88% con i social network, il 53% per informarsi) e videogiochi, in generale, ai fini della resa nello studio, รจ consigliabile un uso moderato, se รจ vero che piรน si รจ connessi e meno si studia; ma non si puรฒ neanche ignorare la rete, che fornisce molte informazioni non presenti sui libri.
Il rischio maggiore nellโuso dei media รจ il cyber bullismo. Eโ un fenomeno variegato, che si differenzia dal bullismo tradizionale per lโassenza di violenza fisica, ma diventa piรน grave, perchรฉ, per effetto anche dellโanonimato del molestatore, provoca un indebolimento dei vincoli etici, come se fosse permessa ogni libertร . Non va trascurato inoltre il fatto che, per lโassenza di limiti spazio-temporali, ciรฒ che รจ in rete puรฒ essere visto per parecchi anni, e dovunque, con conseguenze imprevedibili. Nel cyber bullismo ci si accanisce facilmente contro il โdiversoโ (per sesso, pelle, abiti) e contro i โdeboliโ, e gli spettatori sono piรน o meno neutrali nellโapprovare o contrastare il fenomeno, che puรฒ provocare gravi conseguenze psicologiche alle vittime, perchรฉ perdono lโautostima, incontrano maggiori difficoltร nella scuola e arrivano talora allโidea del suicidio.
Internet e Videogiochi sono volutamente costruiti per catturare lโattenzione e lโuso, ma questo puรฒ determinare il grave fenomeno della dipendenza. Puรฒ sembrare assurdo che un ragazzo dedichi la maggior parte del suo tempo ad Internet e ai videogiochi, e non riesca piรน a farne a meno, disinteressandosi di tante altre cose piรน importanti, ma puรฒ succedere ed รจ giร successo, come dimostrano i recenti episodi di un ricovero ospedaliero a Monza o di un arresto per rapina a Brindisi.
Che fare? Non bisogna stancarsi di far riflettere i ragazzi, per modificare almeno, se non si riesce ad eliminarle, le cattive abitudini. Eโ comprensibile che i ragazzi siano attratti dalla rete e desiderino sempre finire un gioco iniziato ed avviarne un altro con qualcosa di stimolante in piรน, e sappiamo benissimo che ci scontriamo anche con il business del digitale, dei videogiochi (e dei giochi dโazzardo), ma la sfida dellโeducazione non puรฒ arrendersiโฆ
Il prof. Marcello Soprani e il dott. Francesco Bellaroto
MINORI CYBERNAUTI Relazione Prof Marcello Soprani – Pavia 25-10-2013.pdf
Il dott. Domenico Infante, segretario del Comitato di Presidenza e curatore del sito AIART, allโinizio della sua relazione dal titolo โI nativi digitali nella societร che cambiaโ distingue i nativi digitali puri (nati dopo il 2000) dai nativi digitali spuri (nati tra il 1987 e il 1994) e dai Millenials (nati fra il 1994 ed il 2000). Secondo lo psichiatra Andreoli, tutti costoro sono โuomini nuovi in ambienti nuoviโ, senza perรฒ modificazioni genetiche di rilievo. Essi sono reattivi, propositivi, perfino presuntuosi, e sembrano piรน maturi della loro etร , ma non lo sono; si sentono intelligenti, sofisticati, capaci, ma non hanno la preparazione e le competenze per capire il significato e il valore del mondo virtuale in cui si muovono.
Il loro impatto con i media รจ travolgente, come si ricava anche dai risultati di un test fatto in Puglia, di cui ci bastano questi pochi dati: il 95% degli adolescenti tra i 12 ed i 15 anni usano Internet quotidianamente, e il 13% di essi per piรน di 4 ore al giorno; il 60% circa dei bambini che hanno meno di 12 anni dispone di uno smartphone. Come conseguenza inevitabile, cambia profondamente il modo dei giovani di relazionarsi. Internet, ed in particolare Facebook, รจ per loro una piazza, per incontrarsi e costruire โvetrineโ, in cui esporre sรฉ stessi e la propria vita.
Eโ significativo il seguente confronto tra il loro tempo libero di ieri e di oggi: da molto รจ diventato poco; dallโaperto si รจ trasferito in casa, o peggio, in camera; dai giochi รจ passato ai dispositivi digitali; si trovavano con i coetanei, ora stanno piรน da soli; cโera una continua interazione concreta, ora prevalgono spesso azioni virtuali. I giovani dโoggi vivono molto di immediatezza, cercando emozioni sempre piรน forti, che non producono quei sentimenti profondi che vengono dal cuore.
Leggono poco e male, โsaltellandoโ qua e lร , e da ciรฒ deriva una formazione frammentaria e superficiale, in cui manca il senso dellโunitarietร e della continuitร .
Eco dove e come i nativi digitali si trovano a loro agio: Il 79% si dedica ai social network; il 30% chatta; il 70% usa streaming; il 50% fa giochi di ruolo e dโazzardo; il 54% scarica foto e film: dove li mettiamo il gioco allโaperto, le belle chiacchierate, e le serate nei cortili o al cinema o allโoratorio?
Non cโรจ da stupirsi che i nativi digitali corrano molti rischi. Essi non hanno lunghi tempi di attenzione e sono insicuri. Sono esposti ad una massiccia violenza virtuale (nel videogioco โKillerโ ci sono 900 sagome da uccidere in tre minuti), che facilmente si interiorizza e puรฒ diventare violenza concreta. Altri rischi sono costituiti dalla pornografia on line, dal gioco dโazzardo (in veritร , intacca soprattutto gli adulti), e – cosa apparentemente banale, ma importantissima – dal navigare inutilmente.
Ci sono dei rimedi? Non esiste un rimedio unico nรฉ una ricetta sicura, ma alcune scelte vanno fatte e praticate: lโeducazione, innanzitutto, in casa, a scuola, in parrocchiaโฆ, la cura dellโintelligenza e della volontร , la ricerca della consapevolezza, lโesercizio del dialogo, la trasmissione di valori e di ideali, e infine – non ultimo per importanza โ un sano, periodico digiuno dai media.
Il dott. Domenico Infante e il dott. Francesco Bellaroto
Ora sarebbe il momento della lezione magistrale di mons. Domenico Pompili, vice segretario generale della CEI e Direttore dellโUfficio Nazionale delle Comunicazioni Sociali, il quale perรฒ รจ stato trattenuto a Roma da un improvviso impegno prioritario, ma ha trasmesso lโintera relazione, giร scritta dalla prima allโultima parola, dal titolo โVivere nel mondo dei media testimoniando la Parolaโ. Ne dร lettura, scandendola con passione, il presidente Borgomeo, e lโeffetto rimane quello di ascoltare una โsummaโ dei problemi della comunicazione con un taglio genuinamente cristiano. Il percorso della lezione, una volta assodato che il mondo โmistoโ dโoggi รจ fatto di materiale e di digitale, di atomi e di bit, รจ costituito da 4 momenti.
1) Rigenerare i concetti: la comunicazione non รจ prima di tutto trasmissione/enunciazione.
Due sono le parole chiave: incontro e silenzio.
Lโincontro. Nellโera televisiva si emettevano messaggi, si trasmettevano contenuti, si diceva qualcosa a qualcuno; oggi, nellโera digitale, comunicare รจ ridurre le distanze, allargare lo spazio comune, donare qualcosa di sรฉ agli altri, evangelicamente โfarsi prossimoโ. Come ci insegna con la sua catechesi non verbale papa Francesco, il primo messaggio รจ: โIo sono con teโ.
Il silenzio. Eโ una delle condizioni perchรฉ il โmiracoloโ della comunicazione si compia, รจ โuno spazio di ascolto reciprocoโ (Benedetto XVI). Il silenzio non รจ un vuoto, ma รจ attesa e disponibilitร a ricevere, e ci aiuta a recuperare la profonditร di parole e gesti che comunicano la veritร che li ispira. Si puรฒ concordare con Baudelaire, quando diceva: โChi non sa popolare la propria solitudine, nemmeno sa essere solo in mezzo alla folla affaccendata.โ
2) La fatica e lโimportanza del narrare nellโera dellโinformazione.
Lโarte di narrare รจ al tramonto, incalzata dalla velocitร di una informazione frammentata che diventa obsoleta nellโarco di un giorno. Eppure la narrazione รจ una โpalestra eticaโ, che ci obbliga a discernere tra cosa รจ importante e cosa no, a prendere posizione su cosa รจ bene e cosa รจ male. Essa รจ โpolifonicaโ, perchรฉ intreccia le voci e le vicende di tanti, e โpolicronicaโ, perchรฉ abbraccia passato, presente e futuro, vite individuali e storia collettiva.
La Chiesa si sa raccontare? Forse il processo di secolarizzazione ha luogo nella misura in cui la Chiesa non รจ capace di reagire nรฉ allโemergere di altre culture e di altri linguaggi, nรฉ di valorizzare appieno la propria ricchissima tradizione comunicativa. Il nuovo โcontesto esistenzialeโ della rete รจ uno dei luoghi in cui la Chiesa puรฒ riprendere oggi il filo della narrazione, per riportarsi al centro del โvillaggio globaleโ. E dovrebbero essere i cristiani a ricondurre, anche come testimoni digitali, la โconversazioneโ tra la Chiesa e la cultura entro i confini di un dialogo esigente e paziente. Tre, perรฒ, sono le condizioni: a) avere unโidea del mondo come luogo di ascolto e di incontro, dove sviluppare lโoriginalitร della nostra fede; b) avere una conoscenza del mondo con la testimonianza e lโesperienza; c) avere la dimensione dellโospitalitร , cosรฌ da farci ospitare dai lontani, per potere, a nostra volta, fare della cultura attuale la dimora del Vangelo di Gesรน Cristo.
3) Come leggere i segni dei tempi: cogliere la logica dellโera digitale.
Saper leggere i segni dei tempi per parlare il linguaggio comprensibile ad ogni generazione, non significa cercare di competere con i nativi digitali, ma cercare di familiarizzare almeno un poco con i nuovi ambienti, e soprattutto di capire la logica della rete. La โveritร โ della tecnologia รจ antropologica: essa ci parla delle meraviglie dellโingegno umano, fatto a immagine del suo Creatore. Inoltre la comunicazione in rete รจ prima di tutto incontro e scambio: โesserciโ e โcondividereโ e โvedere insiemeโ.
I nuovi media ci insegnano che il sapere รจ sempre piรน collaborativo ed aggiornabile attraverso una collaborazione partecipata. Lโapprendimento รจ un circuito di scambio e di partecipazione, una modalitร โgenerativaโ, che puรฒ diventare โcoeducazione nella reciprocitร โ: i giovani possiedono la competenza sui linguaggi, gli adulti possono fornire criteri di orientamento nella complessitร , con esperienze, testimonianze, narrazioni. Diventa possibile scambiarsi doni, compreso il dono di sรฉ, con la speranza di ricevere luce anche dallโaltro.
4) La convergenza rete/fede sulla scia dei papi Benedetto XVI e Francesco.
Abitare il web lasciando aperte le porte. La rete oggi รจ unโestensione del mondo, che ci rende piรน vicini. Papa Francesco nel primo Angelus ha detto: โEโ bello incontrarci e salutarci in una piazza che, grazie ai media, ha la dimensione del mondoโ. Papa Benedetto XVI ci ha offerto lโimmagine della โportaโ. I social network sono porte di veritร , ci dicono qualcosa dei bisogni autentici: incontro, relazione, vicinanza, condivisione, comunione. Anzi, possono diventare luoghi attraverso i quali si prosegue il cammino dellโevangelizzazione. Noi siamo gli stessi on-line ed off-line: gli spazi sono diversi, ma la vita รจ una sola, e perciรฒ le porte si devono lasciare aperte non solo verso il โfuoriโ, ma anche verso โlโaltoโ.
Non cโรจ incompatibilitร tra i nuovi linguaggi ed il messaggio, senza tempo e per tutti i tempi, della Chiesa. Anche il concetto di autoritร puรฒ essere opportunamente ripensato, e chiarito come autorevolezza credibile. Oggi la Chiesa puรฒ pronunciare la sua parola autorevole sullโuomo nel nuovo contesto, puรฒ โbucareโ la bidimensionalitร del web con la verticalitร dellโamore che salva. La vera sfida รจ oggi quella della trascendenza: essere nel web, ma non del web. Eโ la luce della fede che illumina anche il web, svelandone le potenzialitร umanizzanti.
Lasciarsi abitare, per diventare contagiosi: la testimonianza. Ecco le tre condizioni per poter vivere una presenza piena, relazioni autentiche e un cammino di fede. 1) lasciarsi abitare per poter abitare. Eโ la cosiddetta โbuona passivitร โ, che consiste nellโascoltare, nel coltivare il giusto silenzio, nella disponibilitร ad accogliere, nel fare spazio allโaltro, e alla Parola, che รจ via, veritร e vita. 2) mettersi in gioco per poter educare. Il Vangelo non รจ solo comunicazione di cose, ma รจ una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. 3) testimoniare per essere contagiosi. Eโ lo stile di papa Francesco: non dire ciรฒ che andrebbe fatto, ma indicare la via praticandola.
Non si deve aver paura della relazione, anche con chi la pensa diversamente: รจ il primo passo di quellโaccoglienza, senza la quale non puรฒ esserci dialogo e nemmeno educazione. Lโeducatore si distingue per lโautorevolezza, e la sua credibilitร รจ legata al fatto che viene percepito come un testimone. โLโuomo contemporaneo ascolta piรน volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri, lo fa perchรฉ sono dei testimoniโ (Paolo VI). Il testimone รจ credibile quando riesce a trasmettere il fatto che la veritร lo ha toccato e, insieme, il desiderio di fare dono agli altri di questa esperienza. Il modello, il medium per eccellenza, รจ sempre Gesรน, con il suo modo di rivolgersi allโaltro. Dobbiamo imparare ad imitarlo, anche nellโera digitale, senza essere paralizzati dalla paura di non capire il nuovo, perchรฉ โChi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perchรฉ viene da Cristo risorto, stella mattutina che non tramontaโ (โLumen Fidei, 1).
Nel pomeriggio di Venerdรฌ 25 ottobre, finalmente lโattesa tavola rotonda sul modo di comunicare di Papa Francesco. Un pomeriggio indimenticabile.
Dopo lโintroduzione del presidente Borgomeo, che funge da moderatore, prende la parola mons. Dario Viganรฒ, assistente spirituale dellโAIART, ma presente come responsabile del Centro di produzione televisiva vaticana (CTV), insomma, la persona piรน adatta ad illustrare lโargomento. La sua relazione, relativamente breve e semplice, proprio come lo stile del Papa (che lo chiama familiarmente Dario) รจ fatta con il cuore e con la passione di chi vuole rendere partecipi gli altri della sua esperienza diretta a contatto con papa Francesco. Quanti particolari inediti e illuminanti!
Eโ volontร del Papa non trasmettere la S. Messa mattutina celebrata in S. Marta; non รจ opportuno, infatti, che tutto quello che il Papa fa e dice venga ripreso, anche perchรฉ bisogna salvaguardare le persone che lo incontrano. Papa Francesco รจ un uomo che vive di incontri, ne parla volentieri, ed รจ disposto ad accogliere tutti, senza escludere nessuno, qualunque sia la sua provenienza, la sua religione, la sua idea politicaโฆ, ma privilegiando i deboli e i sofferenti. In tale senso va intesa la frase da lui detta โChi sono io per giudicare un omosessuale?โ.
Come Direttore del CTV, don Dario (come lo chiamiamo noi dellโAIART) ha scelto, tra lโaltro, di ricostruire il punto di vista del Papa rispetto alla gente in Piazza S. Pietro, ponendo una telecamera dietro il Papa, in modo da ottenere lโeffetto di un incontro con la folla ma anche con i singoli, che Egli sembra guardare e salutare ad uno ad uno. Anzi, per le prossime canonizzazioni di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, sarร impiegata una triplice regia.
In un secondo breve intervento Mons. Viganรฒ puntualizza che la gente andava in piazza San Pietro per โvedereโ Giovanni Paolo II, per โascoltareโ Benedetto XVI, ed ora va per โincontrareโ papa Francesco. Racconta infine, commosso, quello a cui ha partecipato dopo lโelezione di papa Francesco, prima che si affacciasse alla Loggia di Piazza San Pietro. Il Papa, che era accompagnato da due cardinali, รจ entrato, guardando a terra, nella Cappella Paolina, si รจ seduto nellโultima panca raccogliendosi a pregare, quasi rapito; quando si รจ alzato era unโaltra persona, sorridente. La preghiera serve a custodirlo nella sua straordinaria relazione con Dio.
Il consulente ecclesiastico nazionale dellโAiart e direttore del Centro di produzione televisiva vaticana (CTV) mons. Dario Viganรฒ e il dott. Francesco Ognibene, caporedattore di โAvvenireโ.
Segue la relazione del Direttore di Rai Vaticano, dott. Massimo Milone, che ha preso servizio in quel ruolo in febbraio, proprio in coincidenza con la rinuncia di Benedetto XVI. Papa Francesco ha sorpreso tutti con quel โBuona seraโ iniziale pronunciato dalla loggia di San Pietro, ed ha sconvolto il modo di comunicare. Ha riconosciuto subito, nel primo incontro con i giornalisti, il valore ed il ruolo dei media e la loro grande responsabilitร , precisando che i comunicatori debbono prepararsi per essere in grado di comunicare bellezza, bontร e veritร . Da parte sua, caratterizza le sue omelie e i suoi discorsi, chiarissimi e sintetici, con la linearitร e la semplicitร del racconto. La sua รจ una comunicazione diretta, ed il linguaggio che usa รจ quello della misericordia, della testimonianza, dellโandare incontro. Il dialogo con il giornalista Scalfari non รจ solo con lui, ma con tutti quelli che, come lui, sono alla ricerca e si interrogano sul senso della vita. La sua strategia comunicativa รจ modernissima, e aiuta la chiesa a farsi parola, messaggio, colloquio. Allo stesso modo dovrebbero comportarsi i Cristiani: essere testimoni credibili, cosรฌ che con la vita e la parola sappiano divulgare il Vangelo.
Il Direttore di Rai Vaticano, dott. Massimo Milone
Quando la parola passa al dottor Marco Politi, giornalista de โIl Fatto Quotidianoโ, si avverte che alle spalle cโรจ unโesperienza di vaticanista. I confronti tra i diversi papi sono argomentati e puntuali. Giovanni Paolo II aveva una comunicativa naturale, poi divenuta strategia, con la sponda del portavoce, Navarro Valls, che prediligeva la TV americana rispetto ai giornali occidentali. Benedetto XVI, pensatore e predicatore, aveva scarso interesse per la comunicazione mediatica. Papa Francesco ha una spontaneitร immediata, che diventa un modo di intrecciare relazioni e di guardare avanti. La svolta forte da lui impressa si basa sullโanteporre e considerare piรน importante il rapporto con lโaltro rispetto alla trasmissione del messaggio. Eโ cambiato lo stile degli incontri e delle interviste, e lโuso di telefonate e di lettere รจ diventato una costante. Quella di Papa Francesco รจ anche una comunicazione fisica: abbracci, strette di mano, dialogo con i fedeli. Papa Francesco sembra un discepolo diretto degli Apostoli: entra sempre in contatto con la quotidianitร degli uomini. Se Pietro e gli Apostoli devono governare insieme, ecco che il Papa sceglie 8 cardinali come collaboratori. Anche le donne vanno meglio valorizzate, tanto da ricoprire ruoli alti. La sua attenzione a tutti nella loro umanitร , fa sรฌ che anche i non credenti e gli agnostici prestino attenzione ai suoi gesti, alle sue parole e ai suoi atti.
Il dottor Marco Politi, giornalista de โIl Fatto Quotidiano”e Il Direttore di Rai Vaticano, dott. Massimo Milone.
Nellโultimo intervento della giornata, il dott. Francesco Ognibene, caporedattore di โAvvenireโ, riprende spunti giร avviati, e li carica ulteriormente di una visuale interpretativa attenta alla dimensione spirituale e cristiana. I giornalisti non erano abituati al ritmo di papa Francesco: ne sono rimasti sorpresi, ma si sono anche, per cosรฌ dire, entusiasmati, e si appassionano ad inseguire il Papa, il quale peraltro, nonostante la bonomia, non fa sconti sulla sostanza della vita cristiana. Le sue omelie e i suoi discorsi, spesso a braccio, ma non per questo meno meditati, propongono una grande concretezza dโazione e di pratica di vita.
Ma chi รจ il Papa? Eโ una persona fuori dal comune, anche se non ha nulla di appariscente; bisogna seguirlo ed ascoltarlo, cercando di spogliarsi โ come ha detto Lui โ della โmondanitร spiritualeโ molto diffusa. I giornalisti hanno il dovere di interpretarlo bene e di riferirlo fedelmente; occorre avere lโumiltร di non sovrapporsi, ma di seguire il Papa, che sta costruendo la strada. Come andrร a finire? Non รจ lรฌ il problema principale, lโimportante รจ camminare.
E cosa deve fare la Chiesa, secondo il Papa? La Chiesa non รจ un negozio, nรฉ unโagenzia umanitaria, ma essa deve portare Gesรน, proprio come ha fatto Maria, ed avere la grazia della vergogna. Facciamoci lโesame di coscienza, soprattutto i giovani, e per aiutare i giovani; essi hanno un radicale pessimismo riguardo a sรฉ stessi, ma Gesรน รจ un โinfermiereโ che cura personalmente le ferite di ognuno di noi.
Il dibattito si sofferma su alcuni aspetti specifici: lโimportanza di capire lo stile personale, ben strutturato spiritualmente, di papa Francesco; le ambiguitร del caso Priebke; il dubbio che lโentusiasmo attuale si attenui quando il Papa si pronuncerร su temi etici; la constatazione che il piglio del governante non รจ uguale per tutti i Papi. Dulcis in fundo, la preghiera ad hoc del cardinal Martini: โFaโ, o Signore, che le antenne e i campanili sappiano dialogare tra loro, donaci persone capaci di unire nella loro vita lโantenna e il campanile, in grado di coniugare le due fedeltร con professionalitร ed amoreโ.
La giornata avrร un finale delizioso, con il concerto serale nella basilica di S. Pietro in Ciel dโOro (chiesa romanica che custodisce lโurna di S. Agostino e, nella cripta, il sarcofago di Severino Boezio), dove il quintetto di trombe dei โFive Brassโ eseguirร brani di autori minori del โ600 e del โ700, di Mozart e di Haendel, nonchรฉ la โmarcia trionfaleโ dellโโAidaโ di Verdi.
Il consulente ecclesiastico nazionale dellโAiart e direttore del Centro di produzione televisiva vaticana (CTV) mons. Dario Viganรฒ e il dott. Francesco Ognibene, caporedattore di โAvvenireโ.
Sabato 26 ottobre, dopo la S. Messa, celebrata dal vescovo di Pavia, mons. Giovanni Giudici, inizia il convegno su โBioetica e Mediaโ: tre ore intense, senza interruzione, con relazioni, valutazioni ed approfondimenti di notevole spessore e interesse. โBioetica e Mediaโ sono lโargomento ed il titolo di una ricerca commissionata dal Comitato di presidenza dellโAIART al prof. Stefano Colloca, aggregato di Etica della Comunicazione presso lโUniversitร di Pavia.
Moderatore del Convegno รจ il prof. Giampaolo Azzoni, ordinario di Filosofia del Diritto presso lโUniversitร di Pavia.
Eโ lo stesso prof. Stefano Colloca ad illustrare il progetto, pur rimandando, per i particolari, al testo che รจ stato pubblicato. Il professore precisa subito che ha scelto, per vedere come trattano la Bioetica, soltanto i programmi televisivi di informazione (non, ad es., le fiction), e quelle trasmissioni di intrattenimento, in cui sono presenti anche personaggi noti che esprimono il loro parere o narrano le loro esperienze.
Per non creare confusioni, vanno distinti il campo fattuale (le questioni scientifiche) e la dimensione assiologica (le questioni morali, giuridiche, religiose, politiche). Il giornalista che va alla ricerca della notizia di bioetica, non deve essere per forza uno scienziato, anzi รจ meglio che non lo sia, ma รจ necessario che conosca il metodo usato per formulare una teoria scientifica, e che sia consapevole dei problemi epistemologici.
Il giornalista scientifico prima accerta i fatti e poi li valuta, tenendo la dovuta equidistanza tra veritร scientifica (e anche storica), e teorie โcomplottisteโ, che non siano sostenute da prove, e rimangano quindi improbabili. Tali, ad esempio, sono state alcune teorie che si diffusero dopo lโ11 settembre 2001, oppure, in Italia, il metodo Di Bella (1997) e, recentemente, il metodo โStaminaโ (2013). Altro รจ Textbook science, cioรจ le teorie giudicate scientifiche da anni e non falsificate da prove, e altro Frontier science, cioรจ le ipotesi di laboratorio. E ancora, non sono da confondere equilibrio ed equidistanza.
Sui giornali, e nei telegiornali, ci sono talvolta titolo entusiasti, che non rispecchiano perรฒ il contenuto degli articoli e dei servizi, ingannando chi, magari ammalato, leggendoli, o ascoltandoli, si illude. Lโinformazione scientifica puรฒ essere un argine al potere, ma puรฒ diventare un potere essa stessa; deve essere indipendente, ma deve anche autocontrollarsi. Indipendenza, inoltre, non deve voler dire neutralitร : il giornalista scientifico deve saper prendere posizione. Una competizione (da โcum petereโ = cercare insieme) delle varie posizioni giornalistiche รจ da favorire. Va sempre rispettata, poi, la dimensione assiologica, anche quando si va alla ricerca della specificitร di un caso o si fanno sondaggi e rilevazioni demoscopiche.
Una griglia di analisi, utile per indagini che descrivano come il giornalismo tratta la bioetica (ma anche altre materie) puรฒ contenere diverse possibili combinazioni tra i seguenti cinque elementi: presenza (o assenza) 1) del racconto dei fatti; 2) del racconto delle principali opzioni assiologiche (valoriali); 3) di soltanto una o alcune delle principali opzioni assiologiche; 4) di una presa di posizione riconoscibile; 5) di una presa di posizione non riconoscibile. La regola dโoro della notizia di bioetica รจ proprio il dire (o rendere riconoscibile) ciรฒ che si sta facendo.
Interviene il prof. Giampaolo Azzoni, moderatore del Convegno, che sottolinea come anche lโapproccio scientifico piรน corretto possa correre il pericolo di sottostare allโimperativo della tecnica, come se tutto ciรฒ che รจ possibile fosse un bene per lโuomo. La bioetica comincia quando cโรจ una riflessione critica, quando, ad esempio, sui valuta se lโeutanasia possa, o no, essere un bene per lโuomo. Nei media si riscontra spesso una forte contrapposizione fra la bioetica laica e la bioetica cattolica. In realtร , se le argomentazioni sono di ordine razionale, e non ideologico, su molte questioni cโรจ una significativa ed ampia convergenza.
Interessante lโintervento della professoressa Marianna Gensabella, docente di Deontologia dellโinformazione presso lโUniversitร di Messina, membro del Comitato nazionale di Bioetica, e dirigente dellโassociazione โScienza e Vitaโ. โBioetica e mediaโ รจ un tema nuovo, nel quale si intrecciano la rivoluzione dei media, che sono nelle mani di tutti, e le problematiche impreviste ed imprevedibili per il futuro che interessano allโetica.Il primo compito deontologico dei media รจ informare bene, perchรฉ gli uomini possano scegliere.
Alcune ricerche, invece, sono inutili, perchรฉ sono fatte per conto di chi ha degli interessi, come possono essere, ad esempio, quelli delle industrie farmaceutiche. La luce del sospetto (la verifica delle fonti), che รจ tipica dello scienziato, deve essere usata anche dagli informatori. La correttezza del dato scientifico, poi, rende piรน autorevole il giudizio morale. Il giornalista ha il dovere di formarsi unโidea per poter scegliere, o almeno rendere conto delle diverse opzioni, senza perรฒ confondere tutto.
Quanto alla bioetica ambientale, non ci sono grandi conflitti di idee, ma cโรจ una grande urgenza di prendere i provvedimenti necessari.
Per quanto riguarda gli uomini, le storie individuali di grande sofferenza tengono campo facilmente, ma bisogna stare attenti a non cadere in una sorta di individualismo, che non tenga piรน conto dei principi e dei valori.
La Bioetica chiama in causa la nostra coscienza: non si puรฒ dare indiscriminatamente potere ad una scienza e ad una tecnica, le cui conseguenze ricadranno sulle generazioni future. Vi sono anche delle questioni di bioetica quotidiana e sociale, come quelle dei soggetti deboli che chiedono di essere aiutati a โvivereโ nelle loro case: sono campi in cui sono chiamate in causa la responsabilitร della politica e la solidarietร di ciascuno di noi.
Tocca poi al dott. Stefano Mosti, presidente dellโOsservatorio di Pavia (lโunico in Italia) sulla comunicazione radiotelevisiva, presentare i risultati di un recente monitoraggio su sette telegiornali italiani di prima serata. La politica mantiene sempre il primo posto, passando anzi, rispetto al 2012, dal 20% al 30%. Seguono economia e lavoro (13%), cultura e spettacolo (10%), criminalitร (10%); per citarne altre, la cronaca di incidenti รจ al 7,5%, la politica estera al 4,4%, mentre la salute si ferma allโ1,5% . Nellโambito della salute, le voci dei rischi, delle patologie, e anche della salute dei Vip, precedono la bioetica. Riguardo a questa, ultimamente hanno fatto la parte del leone le cellule staminali, ma spesso sono i casi umani ad aver risalto; quanto alle emittenti, stranamente โLa7โ non ha nessuna notizia di bioetica. Il dott. Mosti non manca di sottolineare altre tendenze: la narrazione di tipo emotivo, la personalizzazione delle vicende, i malati che diventano simboli, gli appelli al pathos, il ricorso ai testimonial, oltre alla semplificazione delle notizie.
Nellโultimo intervento del Convegno la dott.ssa Rossella Sobrero, esperta di comunicazione ambientale, e presidente di unโassociazione, Koinetica, che si occupa di etica e media, si concentra su tre parole. Superficialitร : si sta abbassando il livello critico, anche perchรฉ le redazioni dei giornali sono ridotte allโosso. La civiltร dellโimmagine ci fa accumulare frammenti a discapito dellโunitarietร dei problemi. Per opporci alla superficialitร , dovremmo โarrabbiarciโ e agire. Cambiamento: รจ sotto gli occhi di tutti che con il web cambia il modo di fare e di ricevere comunicazione, e che le innovazioni tecnologiche aumentano il gap tra i โpoveriโ culturalmente e chi ha accesso a tutti i media. Quanto allโAuditel, di cui si รจ molto scontenti, la dottoressa, rispondendo ad una domanda, proclamerร , tra gli applausi : โlโAuditel morirร โ. Responsabilitร : una maggiore responsabilitร dovrebbe essere sentita dai giornalisti e dai pubblicitari, evitando campagne subdole e disoneste a vantaggio, ad esempio, di un certo prodotto farmaceutico. Si gioca troppo sulle emozioni per raccogliere fondi. Ma cโรจ soprattutto una responsabilitร individuale: ciascuno รจ chiamato alla solidarietร , allโascolto, alla collaborazione.
Nel corso del dibattito si ribadisce, tra lโaltro, che anche la scienza fatta bene non risolve i problemi etici, e che quindi cโรจ da fare per tutti, ma รจ giunto il momento di concludere i lavori delle tre giornate di Pavia. Il presidente Luca Borgomeo ringrazia tutti, commosso, eโฆarrivederci al prossimo Corso dellโAIART.
Mosti – Bioteca e Media Mosti – Bioteca e Media
Il prof. Stefano Colloca, la professoressa Marianna Gensabella, il prof. Giampaolo Azzoni, il presidente Luca Borgomeo e la dott.ssa Rossella Sobrero.
Bibliografia essenziale (alcuni testi suggeriti durante il Corso)
โInter mirificaโ: documento conciliare sulla comunicazione sociale, 4 dicembre 1963
Card. Carlo Maria Martini, โIl lembo del mantelloโ, Lettera pastorale 1991-2
Serena Dinelli, โLa macchina degli affettiโ, Franco Angeli, 1999
Walter Benjamin, โAngelus Novusโ, Einaudi, 2006
Norman Doidge, โIl cervello infinitoโ, Ponte alle grazie, 2007
Cristoph Theobald, โTrasmettere un Vangelo di libertร โ, EDB, 2010
Jonah Lynch, โIl profumo dei limoniโ, Lindau, 2011
Chiara Giaccardi (a cura di), โAbitanti della reteโ, Vita e Pensiero 2011
Nicholas Carr, โInternet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervelloโ, Cortina Raffaello, 2011
Antonio Spadaro, Cyberteologiaโ, Vita e Pensiero, 2012
Charles Duhigg, โLa dittatura delle abitudiniโ, Corbaccio, 2012
Giovanni Baggio, โDal papiro al silicio. Percorsi e ambiti della Media Educationโ, Paoline, 2012
Valentina Furlanetto, โLโindustria della caritร โ, Chiarelettere, 2013
Stefano Colloca (una ricerca a cura di), โBioetica e Mediaโ, AIART, 2013
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