Dj Fabo. Il Presidente Padula: “Evitare cortocircuito informativo che strumentalizzi il dolore”.
«Saremmo voluti intervenire dopo il servizio de Le Iene del 22 febbraio che ha raccontato la sua storia, ma abbiamo preferito il silenzio per rispettare la vicenda personale che trascende ogni singolo giudizio. Dopo la morte di Fabo, però, sentiamo di sottolineare il rischio di un cortocircuito informativo che strumentalizzi il dolore immenso di questo giovane, per farne una battaglia politica e ideologica».
A sostenerlo è Massimiliano Padula, presidente dell’Aiart, l’associazione degli spettatori e dei cittadini mediali in merito alla vicenda di Fabiano Antoniani, 40 anni compiuti il 9 febbraio scorso, dj cieco e tetraplegico a causa di un incidente stradale, scomparso per eutanasia in Svizzera.
«Come realtà associativa che si occupa di media, non vogliamo entrare nei dettagli del caso specifico, ma avvertiamo l’urgenza – sottolinea Padula – di stigmatizzare una televisione e un giornalismo che destrutturano il senso autentico della vita servendosi di sofferenze estreme. Puntare esclusivamente sull’emozione non aiuta lo spettatore a discernere e rischia di creare comprensioni alterate e parziali di situazioni che meriterebbero invece ben altri approfondimenti. Per questo motivo – conclude il Presidente – chiediamo alle emittenti (e ai media in generale) di costruire spazi di programmazione e di riflessione che possano trattare il tema del fine vita in modo plurale, attraverso una narrazione rispettosa e fedele di tutte le storie».