Palinsesto e tutela minori: un legame da riesaminare

Una scrupolosa riflessione sulla pianificazione di una programmazione televisiva sempre meno rispettosa delle esigenze e dei diritti di bambini e adolescenti. (di Giuseppe Picciano)

Non è il caso di rimpiangere la paleotelevisione enunciata da Umberto Eco: i tempi sono cambiati, tuttavia sarebbe il caso di fare qualche seria riflessione su cosa sia diventata la strabordante neotelevisione, sempre per citare Eco, che scandisce i momenti della nostra quotidianità. Negli ultimi venti anni si è dilatata, oltre le effettive richieste, la giornata televisiva con un flusso continuo di programmi che coprono le 24 ore e che hanno stravolto il concetto originario di palinsesto. I tre generi della vecchia tv, cultura, informazione e divertimento, sono stati progressivamente compressi e poi fusi in un unico genere: l’infotainment, ovvero quel misto indiscriminato di informazione e di intrattenimento che spesso ha scarsa parentela con qualità e buona educazione. Il tutto si riverbera su bambini e adolescenti, la platea più fragile degli spettatori. L’aggregazione di interessi fatta di diritti televisivi e di sponsorizzazioni mirate ha sacrificato sull’altare dello share e dell’audience le sensibilità e le necessità di un pubblico ben lontano dall’essere formato come quelli dei ragazzi. Anche la prima serata ne ha pesantemente risentito. Nel giro di pochi anni l’inizio del programma clou è stato posticipato: dalle 20,30 alle 20,45; poi dalle 20,45 alle 21,15 fino, in talune circostanze, alle 21,30 con il risultato che la prima serata si chiude molto più tardi rispetto al momento in cui i ragazzi avrebbero il diritto-dovere di andare a riposare. Quasi mai la prima serata è rispettosa del pubblico dei minori (e qui andrebbero fatte altre valutazioni), ma alcune trasmissioni di eccellente livello, che meritano l’attenzione dei ragazzi, ottengono l’effetto paradossale di mandarli a letto a notte fonda. Nell’era dell’iperattività quotidiana togliere loro un’ora, o più, di riposo fisico e mentale è deleterio. La proposta operativa è di anticipare nuovamente l’inizio della prima serata: esperti, educatori, massmediologi, sponsor dovrebbero confrontarsi seriamente su questa ipotesi e interrogarsi sui rischi che la platea giovanile possa, pericolosamente, popolarsi di “homo videns” condannati all’atrofia culturale.

(Pubblicato su Il Telespettatore, n. 11/12, Novembre-Dicembre 2016, p.15)