Azzardo senza regole, così la mafia fa affari
Giovanni Canzio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. «I gruppi mafiosi si sono progressivamente radicati nel tessuto economico e sociale dei centri urbani. Di Antonio Maria Mira dal sito di Avvenire del 3 febbraio 2016
L’azzardo si conferma uno dei maggiori affari della mafie che gestiscono sia il mercato illegale che quello legale. Lo denuncia la Dia nell’ultima Relazione semestrale nella quale lancia un preciso allarme su una situazione che sta favorendo i clan. «Il settore dei giochi e delle scommesse, specie online – denuncia la Direzione investigativa antimafia – , potrebbe continuare a rappresentare un centro di interessi per queste organizzazioni che, già in passato, hanno dimostrato di saper sfruttare il vuoto di una mancata armonizzazione normativa tra gli Stati».
La conferma del grande interesse delle mafie sull’affare delle scommesse sottolineato anche il primo presidente della Corte di cassazione, Giovanni Canzio in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. «I gruppi mafiosi si sono progressivamente radicati nel tessuto economico e sociale dei centri urbani ove, dedicandosi ad attività imprenditoriali apparentemente lecite, provvedono al riciclaggio di denaro proveniente dalle attività tradizionali come estorsioni, traffico illegale di droga, gioco d’azzardo e videogiochi, gestione delle sale scommesse». I numeri parlano chiaro. Basti pensare che nei primi dieci mesi del 2015 la Guardia di Finanza ha sequestrato ben 1.109 punti clandestini di raccolta scommesse, molti dei quali aperti proprio grazie ai vuoti normativi.
È proprio il settore delle scommesse a tornare più volte nella Relazione. Così gli investigatori scrivono che i clan camorristi «si siano rivelati pronti a sfruttare la permeabilità delle Istituzioni », in particolare «per il settore del gioco e delle scommesse, dove la camorra sembrerebbe aver riadattato le vecchie metodologie operative alle più complesse tecniche di gestione fraudolenta del gioco online». Infatti, prosegue la Dia citando i rapporti con altri Paesi, «la spiccata vocazione dei gruppi campani ad infiltrarsi, anche fuori regione ed all’estero, negli apparati economici e finanziari, potrebbe ragionevolmente portare alla scoperta di nuove realtà territoriali – allo stato apparentemente non compromesse – ritenute invece funzionali al reinvestimento dei capi- tali illeciti».
Si conferma così, sottolinea la Dia, «la capacità di modifica delle modalità operative delle organizzazioni camorristiche e la loro attitudine ad atteggiarsi a soggetto economico in grado di operare sul mercato legale per acquisire una posizione dominante, se non monopolistica, di attività economiche». Non meno coinvolti i clan pugliesi, forti di stabili rapporti con le mafie straniere. «Una particolare menzione – denuncia la Dia – merita la capacità di queste organizzazioni di avviare, su tutto il territorio nazionale ed all’estero, fiorenti attività di raccolta, anche online, di scommesse abusive e di distribuzione e imposizione di apparecchiature. I profitti verrebbero ulteriormente amplificati dall’alterazione dei software e delle schede elettroniche degli apparecchi ».
Non può mancare la ’ndrangheta, «protagonista di assoluto rilievo del narcotraffico internazionale, che – avverte la Dia – potrebbe accrescere ulteriormente i propri interessi, come già avvenuto in passato, sfruttando tutta una serie di ambiti a forte impatto sociale vitali per l’economia e la gestione amministrativa e finanziaria del Paese, quali ad esempio, per citare i più storicamente esposti, la gestione di congegni elettronici da intrattenimento e scommesse online».