Il pericolo di esaltare la violenza e la devianza

Il successo delle serie televisive Romanzo Criminale e Gomorra. Nel caso delle fiction italiane, i fenomeni criminali hanno cause e caratteristiche diverse da quelli descritte nelle opere americane. Quali gli effetti sui giovani di una rappresentazione romanzata, a volte romantica dellโ€™universo criminale? Di Gianluca Arnone

Il proliferare sulle reti televisive italiane, a pagamento e non, di fiction ambientate nel mondo della criminalitร  organizzata – Romanzo Criminale e Gomorra – La serie certo, ma ci sono stati anche prodotti meno eccellenti come Pupetta โ€“ Il coraggio e la passione โ€“ ha certificato il tentativo tardivo ma necessario del nostro sistema audiovisivo (grazie soprattutto allโ€™impulso delle pay) di recuperare terreno nei confronti dei grandi network americani, puntando su format, storie e linguaggi dal respiro internazionale.

In effetti dobbiamo riconoscere che uno svecchiamento cโ€™รจ stato. Nei codici espressivi, per lโ€™attenzione maggiore allโ€™uso retorico delle luci, una scrittura dei dialoghi piรน aderente alla realtร , unโ€™intensificazione della messa in scena, piรน in linea con la comunicazione sintetica, smaliziata e veloce di oggi. E nei modelli narrativi, dove si รจ puntato con decisione a una riqualificazione dei generi nel sistema audiovisivo italiano โ€“ la crime story รจ lโ€™esempio piรน lampante di un orizzonte sempre meno appiattito sul macro-filone familiare stile RAI, della commedia e della biografia โ€“ e una problematizzazione maggiore del dato di realtร : la crime story ha una cornice piรน tetra, unโ€™attrazione per le zone dโ€™ombra morali, unโ€™abitudine a umanizzare il negativo, il fuorilegge, il criminale.

Il tentativo nemmeno troppo nascosto รจ di stanare un target piรน giovane, messo un poโ€™ ai margini dalla tv generalista o comunque disinteressato alla loro offerta. Sul mercato il coinvolgimento dei giovani รจ piรน allettante di quello dei pensionati, per il semplice fatto che i primi consumano mediamente di piรน dei secondi. Eppure le storie che raccontano le serie tv del momento richiedono senza dubbio una partecipazione emotiva maggiore e, quindi, una maggiore attenzione a livello cognitivo per decifrare, anche dal punto di vista etico, il mondo offerto dalla rappresentazione.

Cโ€™รจ nei piรน giovani questa capacitร ? Sanno loro che non cโ€™รจ mai una rappresentazione ingenua, che la cosiddetta storia piรน vera del vero รจ solo un artificio piรน raffinato dellโ€™arte della simulazione? In fondo cosโ€™รจ Gomorra fuori dal circuito editoriale/cinematografico/televisivo? Esiste effettivamente lร  fuori, nel modo in cui abbiamo imparato a conoscerla attraverso lโ€™industria culturale? E qualora ci fosse qualcosa di molto vicino a quella cosa che chiamiamo โ€œGomorraโ€, quanto influenzerebbe il nostro status di lettori e spettatori sulla percezione del fenomeno? Le condizioni di fruizione, caratterizzate normalmente da una situazione di comfort e di assenza di pericolo, non alterano lโ€™oggetto di cui si fruisce? E per finire, lโ€™entusiasmo per una rinascita al momento solo auspicata di una serialitร  allโ€™italiana non rischia di mettere in secondo piano la questione educativa, ovvero il problema di quali siano gli effetti sui minori di una rappresentazione romanzata, a tratti addirittura romantica, dellโ€™universo criminale?

Nellโ€™inoltrarci in una discussione non certo nuova, occorre fare due premesse di carattere generale. La prima รจ che non esiste nรฉ รจ mai esistita alcuna corrispondenza comprovata tra modelli valoriali della finzione e modelli valoriali degli spettatori. Nessuna interferenza diretta sulle credenze e i comportamenti. Nessun riflesso condizionato, nessuno schema stimolo/risposta. Chi afferma il contrario mente sapendo di mentire. Tutta la seconda metร  del Novecento รจ stata segnata da diversi studi di carattere sociologico sui presunti effetti diretti dei media nellโ€™audience e oggi tutti tendono ad escludere dinamiche di imitazione cosรฌ rozze e potenti da immaginare un โ€œlavaggio del cervelloโ€ del pubblico. Continuare a sostenere il contrario significa demonizzare il mezzo, ovvero assumere una posizione a-scientifica, ideologica, dalle argomentazioni speciose.

La dinamica degli effetti รจ invece molto piรน complessa, imprevedibile, condizionata da diversi fattori, di cui il contenuto del messaggio e lo stile comunicativo sono solo una parte, non per forza la piรน importante. La seconda premessa riguarda lโ€™intenzionalitร  dei messaggi: non necessariamente chi produce e veicola contenuti vuole inoculare qualcosa nella testa del pubblico.

Prendiamo il caso delle due serie tv di cui sopra, Romanzo criminale e Gomorra. Entrambe, piรน che preoccuparsi delle storie che veicolano (quelle dโ€™altra parte le hanno fornite i romanzi da cui sono tratte) si concentrano sul modo in cui veicolarle. Stefano Sollima, figlio del grande Sergio e regista di entrambe le operazioni, ha cercato soprattutto di adottare, piรน che adattare, archetipi e stilemi del gangster-movie americano. Puntando tutto sulla resa spettacolare piuttosto che su una vera contestualizzazione, sul ritmo invece della messa in questione di scelte di vita violenta, di confini morali labilissimi e di tutto quanto va a solleticare il tribunale della coscienza.

Questo puro e semplice prendere in prestito un modo di raccontare allโ€™americana, senza mediazioni nรฉ ripensamenti รจ il vero limite di Romanzo criminale e Gomorra. Piรน che considerarle pericolose andrebbero giudicate deficitarie: non basta lโ€™emulazione di una gloriosa tradizione narrativa a garantire la resa. Si percepisce la messa in moto di un meccanismo drammaturgico oleato ma non se ne vede nรฉ la testa nรฉ i piedi. In fondo lโ€™aspetto romanzato, quasi mitico, di vite votate allโ€™illegalitร  e allโ€™annichilimento proprio e altrui di cui vi รจ traccia tanto nella banda della Magliana raccontata da Romanzo criminale quanto nello Stato che vediamo allโ€™opera nella Napoli di Gomorra, รจ una ripresa delle grandi epopee criminali raccontate dal gangster-movie hollywoodiano, da Il padrino a Quei bravi ragazzi, da Scarface a Gli intoccabili, senza perรฒ la loro cornice originaria, il contesto storico e sociologico nel quale e grazie al quale queste vicende sanguinarie hanno assunto la forma mitica delle epopee. Non va dimenticato infatti che le comunitร  italoamericane subivano profondamente la fascinazione per determinati personaggi a motivo del loro essere un modello, sia pure discutibile, di riscatto sociale.

Da una condizione di marginalitร  sociale al successo in campo economico e al potere dโ€™influenza politica: il gangster italoamericano (o portoricano o irlandese, la dinamica รจ riscontrabile in molti altri gruppi etnici) finisce per incarnare il Sogno Americano sia pure nelle forme della devianza e della violenza. Non va dimenticato poi che il gangster-movie รจ unโ€™evoluzione urbana del western, il genere che prima di ogni altro ha mitizzato un mondo senza regole, violento e pericoloso, dove lo status di fuorilegge non รจ ancora aberrante e il suo significato non ha accezione negativa. Quante volte il pistolero senza nome (dunque, senza legge) รจ anche lโ€™eroe di queste storie, il cuore vivo e generoso di una comunitร  in costruzione? Peccato che tutto questo immaginario imbevuto di ragioni storiche e politiche, economiche e sociologiche, non valga nel caso italiano, dove i fenomeni criminali hanno cause e caratteristiche diverse. Sarebbe bello se i nostri film e le nostre serie televisive ne tenessero conto. Dimostrare di conoscere un poโ€™ di storia e scavare piรน a fondo nelle โ€œragioniโ€ della malavita organizzata in Italia restituirebbe a queste produzioni una funzione educativa che al momento non hanno senza togliere nulla al loro mandato spettacolare.