Capodanno Tv, lo sdegno a fasi alterne

Quella bestemmia e il tonfo del capodanno Rai: tutti urlano allo scandalo, ma purtroppo si son svegliati tardi. I problemi della Tv. Di don Giusto Truglia dal sito di Famiglia Cristiana del 4 gennaio 2016

Le cadute di stile della Rai nella trasmissione di Capodanno da Matera hanno dato la stura a fiumi di inchiostro sulla stampa e sui social, denunciando la volgarità di alcuni messaggini apparsi sugli schermi di Rai Uno e il presunto trucchetto di anticipare il conto alla rovescia per ragioni di audience, come insinuano alcuni.

Lasciamo ai tecnici stabilire se di guasto o di trucco si trattasse nel visualizzare i secondi che ci separavano dalla mezzanotte. Quello su cui vorremmo si riflettesse è lo stracciarsi di vesti cui si è assistito per le bestemmie andate in onda, senza che alcuno facesse un controllo preventivo degli sms inviati dai telespettatori (tra l’altro a pagamento).

Se, infatti, il problema fosse isolato e riguardasse soltanto il 31 dicembre 2015-1° gennaio 2016, di quel solo canale Rai e di quel solo programma, anche noi indulgeremmo alla svista e diremmo di non esagerare nelle proteste. Il guaio è, invece, che non solo quel programma e non solo quel canale Rai hanno problemi di linguaggio e di contenuti.

Basta, infatti, praticare una qualsiasi giornata di zapping su tutte le reti e su tutti i programmi, dalla radio alla televisione, a tutte le ore (anche quelle cosiddette in “fascia protetta”) per verificare che non ci sono freni e inibizioni: sotto l’egida della libertà di espressione non si arrossisce davanti a nessuna parola volgare o bestemmia, anzi più si esagera e più partono i battimani di spettatori imbeccati ad arte.

Chi scrive, ha condotto una Tv locale che produceva un programma settimanale di cabaret, con comici e artisti di grande livello che inevitabilmente poi finivano cooptati dalle emittenti nazionali. Ricordo che nella prima riunione con i comici, li avevo sfidati a dimostrare di essere artisti che non hanno bisogno della scorciatoia della battuta volgare per far ridere. E la cosa ha funzionato talmente che quando uno di loro è deceduto, il parroco lo ha ricordato citando un dialogo che aveva avuto con lui: “Don, io lavoro per una Tv cattolica e lì ho capito che si può far ridere anche senza volgarità”.

Stupisce, pertanto, che lo sdegno e il soprassalto di orgoglio intervenga soltanto per una trasmissione, quando sono tutte le trasmissioni che avrebbero bisogno di una regolata, non tanto morale o moralistica, ma di rispetto verso tutto e tutti. Altrimenti si finisce per fare i farisei della situazione, che si strappano le vesti a fasi alterne, o soltanto quando conviene, o addirittura quando dall’altra parte non c’è reazione violenta ma tolleranza. Un autore americano scriveva che se critichi gli omosessuali sei tacciato di omofobia, se critichi gli ebrei di antisemitismo, se critichi le donne di maschilismo, se critichi i musulmani ti becchi una fatwa, ma puoi criticare tranquillamente i cattolici.